Addio a Joëlle Gardes

Joëlle Gardes / Credits ph. Adrienne Arth

di Luigia Sorrentino

Lunedi 11 settembre a causa di una crisi cardiaca, si è spenta a Marsiglia Joëlle Gardes, scrittrice, poetessa e traduttrice francese.

Joëlle Gardes, nata a Marsiglia nel 1945, viveva a Cassis. Joëlle è stata  un’amica carissima con la quale ho avuto un rapporto costante, fino al giorno del suo ricovero in ospedale, ed è per questo che oggi voglio ricordarla in maniera “affettiva” riprendendo  l’ultimo lavoro che avevamo fatto insieme tra luglio e agosto 2017, e cioè la traduzione di alcune poesie di Louise ColetContinuerò ad amare Joëlle Gardes, per questo la ricorderò spesso, riproponendo le sue poesie, le sue traduzioni, i suoi saggi, perché credo sia il tributo più grande che si possa offrire a una donna e a una scrittrice straordinaria che ha dedicato tutta la sua vita alla letteratura, con una particolare attenzione a quella delle donne.

« Il soffio della sventura », Penserosa

La sventura ha gettato l’arido soffio,
Prosciugata è la fonte dei dolci sentimenti,
Incompresa l’anima mia appassita
perdendo la speranza perde il pensiero toccante.

Gli occhi non hanno più lacrime, né canto la voce,
Il cuore disincantato non ha più sogni;
Per tutto ciò che amavo con passione,
Non resta più amore, né inclinazione.

Un arido dolore rode e brucia la mia anima,
Non c’è niente che voglio, e niente ch’io domando,
Il mio futuro è morto, e ho nel cuore il vuoto.

All’occhio che mi vede, offro un corpo senza idee;
Senza divinità resta qualche antico tempio,
Dopo la festa la coppa è senza vino.

 

« Le souffle du malheur », Penserosa

Le malheur m’a jeté son souffle desséchant :
De mes doux sentiments la source s’est tarie,
Et mon âme incomprise, avant l’heure flétrie,
En perdant tout espoir perd tout penser touchant.

Mes yeux n’ont plus de pleurs, ma voix n’a plus de chant ;
Mon coeur désenchanté n’a plus de rêverie ;
Pour tout ce que j’aimais avec idolâtrie,
Il ne me reste plus d’amour ni de penchant.

Une aride douleur ronge et brûle mon âme,
Il n’est rien que j’envie et rien que je réclame,
Mon avenir est mort, le vide est dans mon coeur.

J’offre un corps sans pensée à l’oeil qui me contemple ;
Tel sans divinité reste quelque vieux temple,
Telle après le banquet la coupe est sans liqueur.

Continua a leggere