Gli occhi di Valerio Magrelli

Valerio Magrelli

 Ho spesso immaginato che gli sguardi
 sopravvivano all’atto del vedere
 come fossero aste,
 tragitti misurati, lance
 in una battaglia.
 Allora penso che dentro una stanza
 appena abbandonata
 simili tratti debbano restare
 qualche tempo sospesi ed incrociati
 nell’equilibrio del loro disegno
 intatti e sovrapposti come i legni
 dello shangai.

 

 

E la crepa nella tazza apre
 un sentiero alla terra dei morti”
 (W.H.Auden)

...come quando una crepa
  attraversa una tazza
 (R.M.Rilke)

 

 Ricevo da te una tazza
 rossa per bere ai miei giorni
 uno ad uno
 nelle mattine pallide, le perle
 della lunga collana della sete.
 E se cadrà rompendosi, distrutto,
 io, dalla compasione,
 penserò a ripararla,
 per proseguire i baci ininterrotti.
 E ogni volta che il manico
 o l’orlo s’incrineranno
 tornerò a incollarli
 finché il mio amore
 non avrà compiuto
 l’oper dura e lenta del mosaico.

 ***

 Scende lungo il declivio
 candido della tazza
 lungo l’interno concavo
 e luccicante, simile alla folgore,
 la crepa,
 nera, fissa,
 segno di un temporale
 che continua a tuonare
 sopra il passaggio sonoro,
 di smalto.

 Da: Valerio Magrelli, Nature e venature, Mondadori, 1987

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“Qualcuno tocchi Caino”

Copertina: elaborazione grafica di Leonardo Magrelli

Giustizia in versi

Un libro che attraverso una fenomenologia del reato, induce il lettore a interrogarsi sul significato più profondo della parola “Giustizia”.

Il commissario Magrelli liberatosi dagli ideologismi, concentra la propria commossa attenzione di investigatore sugli oppressi – dimenticati da coloro che dovrebbero applicare la legge –  e afferma  l’esigenza di istituire il principio legale (e sociale) di “giustizia” intesa come prioritaria necessità di “tutela della vittima”. Magrelli, individua quindi, tre categorie di soggetti che più di altri possono diventare vittima: donne, paesaggio e infanzia, “perché tutto ciò che è indifeso, vulnerabile,/ deve restare intatto,/ tabù,/ SACRO.” Partendo da questa condizione, il poeta si lancia in un’invettiva contro un’ idea di giustizia asimmetrica che  troppo spesso dimentica la vittima sottraendole il diritto al giusto risarcimento. Di qui l’invocazione (o grido) che è il fil rouge del libro: “Qualcuno tocchi Caino”.

ESTRATTI

L’acido, poi
che cosa si può dire?
Chi arriva a cancellare un volto umano,
va solo cancellato dall’Umano,
messo da parte.
Senza violenza alcuna, ultimo dono
offerto dagli umani a chi umano non è.
L’irrimediabile esige simmetria.
In una cella aerata, con buon cibo e wc,
ma scisso, se-pa-ra-to.
Avere un volto, implica degli obblighi.
Sfregiare il volto significa firmare
un’eterna rinuncia alla comunità. Continua a leggere