Alfonso Guida, poesie

Alfonso Guida/credits photo Andrea Semplici

Pubblichiamo sei poesie inedite di Alfonso Guida tratte dalla sua raccolta inedita dal titolo “Carcere e ascesi”.

 

I muri. I muri tengono
tutto di me. E del battito.

Scompare a poco a poco
l’ indovinello, non importa, il mistero,
se può sbiadire. Il nero.

Poi mi sento cadere.
Ma resto, resto qui, su questa sedia,
questa storia. L’ infelicità, un colpo
d’ accetta. Ora la logica.

Frammenti, recinti, ettari.
Non oltre la misura.
S’inguscia il tempo. Arsura.

**

Volevo andare in alto.
Nel deserto, il colore,
metafora dei saggi.
Piangere e ridere, ora-

non riesco a prevedere.
Cose che sono ovunque,
disgiunte, inosservate.

Sensibilmente- scrivere,
parola per parola,
passo dopo passo, anche
questa morte. E finirla
con la madre. Qui, solo,
tentare, morire, essere.
Come uno può, inanellato, cortese.

 

LETTERA

Stamattina una mitraglia di piume.
Cieli abitati, piste
da corsa, andirivieni, fughe. Fretta
di cieli azzurri. Cornacchie a soggolo
grigio, taccole, in lutto completo. Qui
morire eterno, morire ordinario.
Finire. Punto e a capo. Ancora. Annuncio
di ogni slancio contrariato, un cantare
basso metà inno solenne metà
triviale. Nascondo al male il corpo,
la mente. Il vento snida il suo pretesto
di ocra dal grigio tortora, dal verde
petrolio. Immerge a compieta il crepaccio
tra le ombre e il fumo del fieno maggengo.

 

PASTORI DEL MATTINO ALL’ AMERICAN BAR

Parlano di mungitura meccanica,
del nutritore di metallo, nuovo
sostituto del vecchio poppatoio
di gomma. Valutando carne e latte,
parlano con labbra gonfie di sangue
come se il cuore gli pompasse in bocca.
Nero di mora e ginepro colora
le guance, il mento, la barba biondastra.
Corpi magri, scattanti, culi sodi,
stretti, un piglio dolce e violento, gli omeri
schiariti dal sole bronzeo dei campi.

Ogni maschio sfrigola nel profumo
primaverile della biada, assorbe
la forza lunare dell’ acqua e i palmi
colano scremature di latte, orde
bianche e fresche di pasture e ontanete
dal fogliame opalino nei capelli
che ingrassano, ricci, i colletti, macchie
di erbe aguzze, tarassaco, soffioni.

Vestono imbottiti, impataccati, k-way
spiumato, cinghia el charro, rubata
dal catalogo di moda di un vecchio
guardaroba appartenuto ai nipoti.
La voce buona, semplice, sottile.
Si toccano con lo sguardo incantato.
Con puntigliosa ostinazione, il polso
ruota a picco tra le gambe robuste,
le cosce muscolose, il membro enorme.
Sono coraggiosi. Affrontano il buio
mischiando il proprio sangue al sangue lucido
delle bestie nei muti sacrifici
dei templi, nei rituali antelucani.
Col manto irto di spine,
col peso del sogno di un gregge intero,
volano in groppa ai bucrani, cavalcano
le travi, lottano come profeti.


DIMENTICARE

Ma vedere si estingue, ogni vedere.

Ci sono poeti per cui il tempo è assente.
Lapidi, pietre incise, appena un nome.
Sofferenza commossa dal tacere.
Eco morta nella voce da cui esce.
Persone non riconosciute, astratte,
come astratte dal commercio terrestre.
Lampare tra le pergole, lampyridae
nell’ erba.
Il sole muore di se stesso.

 

LA FONTE SA DI DOVER MORIRE

Veglia, fare fatica.
L’uomo ha una sola terra.
E la terra ha un solo uomo.
Francesco, Marco, Stefano,
Domenico, se esisto
su una punta di penna.
Ma io cado, non ho peso
che per morirmi dentro,
nel peccato di perdere
lo sguardo. E nel dipendere
stramazzo, preda o lupo.
Nel tanfo di sudore
notturno c’è di tutto:
treni, orinatoi, portici,
c’ è la polvere e il dedalo
delle formiche di Aldo
Braibanti. E qui digrado
come le croci nere
dei pescatori ai muri
di Procida, tra le ancore
svelte a scarnirmi, a trarmi
fuori dal mare folle,
quando, inverno su inverno,
mi addormento a strapiombo.

Sto fermo, più che fermo,
fermato, più che vuoto,
svuotato, ma le vecchie
la chiamano “ vivenza”
la vita che si passa
dentro una casa, intera.
I libri mi allontanano.
L’ inchiostro dei quaderni
macchia i campi di grano Continua a leggere

Alfonso Guida, da “Conversari”

Alfonso Guida

Notti gelide. Albe mute.
La breve confessione dell’oscurità, una pietra.
L’istante mostrato. La parola avanza: uomo, arc-en-ciel.
Il fumo si raduna intorno al tavolo. Che mi ripete a un’idea non veritiera di lutto. Accucciato nel nome. Il gelo. L’urgenza. Le ombrelle scurite del sambuco. Ai piedi un disordine bianco, lo spigolo, dei fotogrammi. Nel dettaglio di un eccidio, ha i sassi della tregua.

***

Qui, a novembre. Nel tuo volto gelato.
Nel colmo di un’estate. Il muratore
cerca la prima fonte, tra le grida.
Varcavo la durezza
dell’erba. Il tuo sguardo si è fatto opaco.
Trema una luce. L’infanzia sfregiata.
La stagione che vedo
nei tuoi occhi ha dispensato
una disputa di corvi, un giocarsi
l’autunno e l’inverno. Anche l’ombra pesa.

***

È crudele quest’autunno
perché allunga le agonie e tarda il sonno.
E sale dal muro l’odore viola
di vernaccia e il guizzo di un controluce
come fosse Pasqua e si festeggiassero
le capanne. I passeri beccano briciole.
I primi colori di ottobre sono
di un Corot che annuncia burrasca. Per noi
si tratta di passaggi
nel pensiero e nel sottostante. Lasci
che il muro sia il taglio e io il maestro di bricolage,
la civetta sapiente
di Minerva, il resto lo decide il porco mutare
dell’aria all’equinozio. C’è chi tace
restando inascoltato. Perché trovate ineducato
aprire la porta di un paese sconosciuto e sedersi
a mangiare con l’estraneo?

Alfonso Guida, tre poesie da Conversari (round midnight edizioni, 2021)

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Quadernario, ventisette poeti d'oggi


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Letture

E’ in libreria il “Quadernario” Ventisette poeti d’oggi e un omaggio a Giuseppe Piccoli, a cura di Maurizio Cucchi (Almanacco di Poesia) LietoColle 2013 (euro 20,00).

“Indifferente alla poca attenzione dei media e al trionfo dei surrogati, la poesia continua imperterrita, fortunatamente, a dare i suoi frutti, che anche oggi si impongono come il momento più alto della ricerca letteraria. Questo sguardo sui lavori in corso, e dunque su quanto è in atto, nell’opera di autori già ben noti e apprezzati, alcuni dei quali compresi nella seconda sezione di questo almanacco) e nelle proposte più interessanti dei giovani, a cui va il merito di alimentare in modo consistente il presente della nostra poesia, gettando già un ponte di sicurezza sul futuro. ”
Dalla Prefazione di Maurizio Cucchi Continua a leggere