Mario Benedetti, un incontro mancato

Mario Benedetti, poeta italiano

di Valerio Magrelli

In tanti anni di letture pubbliche, convegni, dibattiti e incontri vari, mi è capitato di incontrare centinaia di poeti. Ma in una situazione così variegata, ciò che più mi ha colpito, arriverei a dire, sono stati gli incontri mancati. Tra questi, purtroppo, devo includere quello con Mario Benedetti.

Penso che ci vedemmo solo una volta, di sfuggita, nulla più di un saluto, di una stretta di mano, anche se questa, ci ricorda Paul Celan, rappresenta in ultimo l’essenza della poesia, l’atto che traccia il suo stesso meridiano.

Certo, ho conosciuto bene Donata Feroldi, compagna di un tempo, e posso dire di aver appreso qualcosa della scrittura di Mario anche dai lunghi discorsi che facevo con lei, magari partendo dalla problema della traduzione che tanto ci univa, per poi proseguire parlando di versi. E io ritrovavo Celan, in tanto dolore, in tanta compostezza, in quella che mi è sempre parsa una sofferenza addirittura eroica: “Mondo non mondo, mio mondo nero”. Per questo, non potendo ricordarlo come uomo, voglio almeno salutare le sue parole incise nelle ossa (“Mandami le ossa”), in una esistenza tanto atroce quanto intensa, come l’oliva che dà il suo dono solo sotto il torchio.

Mandami le ossa, mandami il cranio senza gli occhi,
la mascella aperta, spalancata, fissa nei denti,
e i calzini sotto la tuta, eri rigido, eri rigido, eri una cosa
come un’altra, senza la forma che hanno i tavoli,
morso dallo stento del vivere, una cosa inservibile,
indecisa, un terriccio che non si nota, un pezzo di asfalto
di una strada anonima, eri tu, quella cosa, eri tu,
quella cosa, eri uno che è morto. Così fragile il tuo sorriso,
lo sguardo blu e gli zigomi, il metro e settantacinque
portato come un uomo che piace, che vive per sempre,
per sempre dentro una vita che per poter essere
vissuta deve sembrare una vita per sempre, mentre eri
della carne, quello che io sono uno per sempre ancora.

Mario Benedetti da Tutte le poesie (Garzanti, 2017)

2 pensieri su “Mario Benedetti, un incontro mancato

  1. Gentile Luigia Sorrentino, seguo la Sua rubrica da molti anni e non ricordo di aver mai trovato una così copiosa presenza di omaggi in morte di un poeta, come questi che si susseguono ogni giorno per il compianto Mario Benedetti. È evidente che questo nostro grande poeta italiano deve aver lasciato qualcosa che è più di un “semplice” vuoto fisico, qualcosa che forse sfugge anche, e proprio per questo suo sfuggire la si cerca di afferrare per poterla lasciare impressa, con maggior forza, nella memoria collettiva di quanti amano la poesia, anche oltre quella che Mario Benedetti ci ha lasciato. Personalmente, Le dico grazie, gentile Luigia, per tutti questi omaggi davvero illuminanti.
    Cordialmente.
    Michele Toriaco. Giornalista
    Torremaggiore (Foggia)

    • Gentile Michele,
      La ringrazio del commento.
      Lei ha capito benissimo che postando ogni giorno un ricordo o una recensione su Mario Benedetti poeta italiano, recentemente scomparso, intendiamo orientare il lettore su poeti che sicuramente hanno lasciato un segno indelebile nel nostro tempo.

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