Nicola Vitale, La «Solarità» nella pittura

nicola_vitale_mimesis                                       Dalla Prefazione di Elio Franzini

Non è certo possibile compiere una “storia” della pittura in Occidente. Tantomeno comprendere un modo pittorico assoluto di guardare il mondo e le cose.(…) Ebbene, di fronte a tale varietà, ciascuna delle quali mira comunque a dire una “verità”, sia pure parziale, sulla realtà dell’opera in quanto evento, in quanto differenza – enti diversi all’interno di una generica ontologia regionale – è forse lecita la domanda: questi enti hanno qualcosa in comune? (…) Per cercare di rispondere a questa domanda, ci viene in aiuto l’intelligente e provocatorio volume di Nicola Vitale. Vitale infatti ben sa che, nelle sue giravolte, l’arte visiva si trova oggi di fronte a un vuoto, avendo esaurito, come scrive, in una temporalità estenuata, il proprio percorso analitico. Non è più il tempo, anche per l’estetica e la filosofia, di limitarsi a pur dotte considerazioni sull’immagine cercando di risolvere le differenze in un quadro definitorio soddisfacente e ben orientato.

Le opere d’arte, già lo insegnava Merleau-Ponty, non sono soltanto una questione di cultura e, a rigore, neppure di percezione. Di fronte a ciascuna opera si verifica comunque, come nel finale dell’Andrei Roublev di Tarkovski, un passaggio dal bianco e nero al colore: di fronte ad essa si rimane muti perché è apparso, alla nostra vista, al nostro tatto, alla nostra sintesi corporea, un evento che, pur nella sua visibilità, non si esaurisce in essa e non può venire riportato alla chiarezza e alla distinzione della parola. (…) In questo orizzonte di “differenza”, rimanere muti non è né segno di misticismo né quello del malefizio del silenzio che accompagnava le streghe: non è né fede né demonica magia bensì, per dirla con il Teste di Valéry, un “misticismo senza Dio”, in cui il mutismo è interrogazione sul senso, dove cioè il guardare è anche volontà di afferrare ciò che non si esaurisce nell’immagine visibile: è la capacità dell’opera di oltrepassare i limiti illusionistici dell’immagine verso ciò che la tradizione del discorso filosofico sulla pittura a partire dal secondo Concilio di Nicea chiama “l’invisibile”.*

In questa interrogazione, scegliendo una via pittorica di grande originalità, il percorso di Vitale porta verso un modo “nuovo” di concepire e fare arte, che cerca appunto l’essenza della pittura: un modo, come osserva, che si allontana da ogni stilizzazione ideologica (moderna o postmoderna) per recuperare una sensibilità “antica”, dove l’immagine pittorica non riflette una dimensione manieristica, bensì va alla ricerca della sua vitalità figurativa. In questo percorso, gli artisti che sono al centro del lavoro di Vitale fanno parte del “Novecento”, ma al tempo stesso non cedono alle sue ideologie o lusinghe, privi come sono della vergogna di mischiare tra loro elementi differenti, che vanno dalla cultura popolare alla fiaba. Il loro fine è generare una dimensione “solare”, che costruisca progressivamente una sua propria sacralità.
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Nicola Vitale
, La «Solarità» nella pittura, Da Hopper alle nuove generazioni, Mimesis, 2016 (Euro 20,00)

Osservazioni sulle opere di: Hopper, Balthus, Hockney, Ontani, Salvo, Knap, Kunc, Angermann, Bowes, Friðjónsson, Bonechi, Abate e altri


ESTRATTO

Come è nato questo libro
di Nicola Vitale

Questo libro nasce da un altro libro: Figura solare – Un rinnovamento radicale dell’arte, inizio di un’epoca dell’essere, pubblicato in Italia dall’editore Marietti, nel novembre del 2011. Come si
intuisce dal titolo è un saggio che ipotizza una svolta dell’arte in atto, concentrando l’attenzione sulla pittura. Alcuni pittori già dagli anni ottanta avrebbero fatto questo passo spontaneamente, superando le fasi analitiche e decadenti della contemporaneità. Non si tratta di un semplice cambio di stile che qui si vuole proporre e teorizzare, piuttosto si tratta di un rinnovamento legato a un istinto espressivo.

Rinnovamento difficile da afferrare perché, come osserveremo, in tutti i passaggi d’epoca si capovolgono i criteri estetici, che si devono necessariamente rifondare su elementi universalmente validi che abbiano un’origine, in un certo senso, “fisiologica”. Infatti negli ultimi decenni questi artisti, pur avendo riscosso un certo successo, sono stati compresi solo in parte in quanto la loro opera è stata interpretata con criteri attuali, mancando l’abitudine a cogliere certi aspetti che si vuole qui mettere in evidenza e valorizzare. Questo secondo libro, oltre a fare un sunto facile del primo, e chiarire questioni nate da una sua prima lettura, si sofferma nell’osservazione accurata dei dipinti, cercando di farne emergere le qualità estetiche, punto fondamentale per comprendere il cambiamento, offrendo lo spunto per una nuova direzione di ricerca.

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Nicola Vitale (Milano, 1956) è poeta, pittore e saggista. Dal 1987 espone i suoi dipinti in mostre
personali e collettive, in gallerie private e in spazi pubblici, in Italia e all’estero. Presente alla 54° edizione della Biennale di Venezia (Padiglione Italia). Raccolte di poesia: La città interna, Primo quaderno Italiano, Poesia contemporanea, Guerini e Ass.1991; Progresso nelle nostre voci, Mondadori 1998; La forma innocente, Stampa 2001; Condominio delle sorprese, Mondadori 2008 (Premio Rhegium Julii, Premio Laurentum). È presente nell’antologia
Poeti italiani del secondo Novecento, a cura di M. Cucchi e S. Giovanardi, Mondadori 1996-2004. È tradotto in albanese e in spagnolo. Narrativa: Il dodicesimo mese, Moretti e Vitali 2016. Saggi: Figura Solare. Un rinnovamento radicale dell’arte, inizio di un’epoca dell’essere Marietti 2011; Arte come rimedio. L’armonizzazione delle facoltà umane nei processi espressivi, Moretti e Vitali 2013.

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