Centenario della nascita di Dino Formaggio

Dino Formaggio a[1]È  stato pubblicato in questi giorni il quarantaseiesimo numero (n. 45, Giugno 2014), della rivista  di poesia e filosofia Kamen con le sezioni di Filosofia / Formaggio, di Poesia e Materiali / Abbozzo, a ricordare il centenario della nascita di Dino Formaggio, l’ottantesimo della nascita di Giuseppe Pontiggia e il decennale della morte di Edgardo Abbozzo.
Nella sezione dedicata a Dino Formaggio i (nell’immagine) saggi su Michelangelo e Botticelli.
Dino Formaggio (Milano 1914 – Illasi 2008)   si è formato alla scuola di Antonio Banfi. Fra i maggiori studiosi europei novecenteschi di estetica, è stato anche critico d’arte e sperimentatore in proprio di numerose tecniche artistiche favorite dalla assidua frequentazione di molti amici artisti e dal fascino del sensibile e delle materie. Ha insegnato nelle Università di Pavia, Padova e Milano.
Numerosi  i suoi volumi di Filosofia dell’Arte  e le monografie su movimenti ed artisti, tradotti in molte lingue, tra cui ricordiamo: Goya (1951, 1979); Tintoretto (1951), Van Gogh (1952), Fenomenologia della tecnica artistica (1953, 1978); Piero della Francesca (1957); Il Barocco in Italia (1960); L’idea di artisticità (1962); Studi di Estetica (1962); Arte (1973, III ed. 1981); Trattato di Estetica (con Mikel Dufrenne, 1981); La «morte dell’arte e l’Estetica» (1983); Van Gogh in cammino (1986); Problemi di Estetica (1991); I giorni dell’arte (1991);  Separatezza e dominio (1994); Filosofi dell’arte del Novecento (1996); Variazione su l’idea di artisticità (2000); Riflessioni strada facendo (2003). Nel 1996 gli è stato conferito nell’arena romana di Nîmes il “Lions d’Or International”, alto riconoscimento della sua vita di lavoro, di impegno civile e di pubblicazioni largamente discusse nella cultura europea.
Pontiggia[1]La sezione di Poesia, a cura di Daniela Marcheschi,  è dedicata a Giuseppe Pontiggia e al suo rapporto con questa arte. Di Pontiggia si pubblica: Sacer Sanctus, «L’ultimo Sinisgalli», la prefazione ad Infinitesimi di Leonardo Sinisgalli. La sezione è chiusa dal saggio di Daniela Marcheschi. Giuseppe Pontiggia e la poesia.
Giuseppe Pontiggia è nato a Como, nel 1934, da famiglia residente a Erba; ed è morto a Milano, dove ha vissuto gran parte della vita, nel 2003. Fra impieghi in banca e insegnamento presso Istituti Tecnici e scuole serali, ha avuto un ruolo importante nella redazione del «Verri» e ha svolto a lungo l’attività di consulente editoriale per Adelphi e Mondadori. Dalla metà degli anni Ottanta ha tenuto corsi di scrittura creativa in Italia e all’Estero. Ha pubblicato le seguenti opere: La morte in banca (Quaderni del Verri, 1959, III ediz. riveduta e ampliata, Mondadori, 1991), L’arte della fuga (Adelphi, 1968, II ediz. riveduta e ampliata Adelphi, 1990), Il giocatore invisibile (Mondadori, 1978, II ediz. Mondadori, 1989), Il raggio d’ombra (Mondadori, 1983, II ediz. riveduta e ampliata, Mondadori, 1988), Il giardino delle Esperidi (Adelphi, 1984), La grande sera (Mondadori, 1989, Premio Strega 1989, II ediz. riveduta e ampliata, Mondadori, 1995), Le sabbie immobili (Il Mulino, 1991, Premio Satira Politica Forte dei Marmi1992), Vite di uomini non illustri (Mondadori, 1993, Premio Super Flaiano 1994), L’isola volante (Mondadori, 1996, Premio Palazzo al Bosco 1997), I contemporanei del futuro (Mondadori, 1998, Premio Brancati e Premio  Rhegium Julii 1999), Nati due volte (Mondadori, 2000, Premio Super Campiello, Premio Società dei Lettori, ecc.), Prima  persona (Mondadori, 2002). Nel 2002 è stato insignito del Premio Nietzsche. Postumi sono apparsi Il residence delle ombre cinesi,  Mondadori, 2004, e, nello stesso anno, il meridiano Mondadori delle Opere, a cura di Daniela Marcheschi.
Abbozzo foto[1]La rivista si chiude con la sezione dedicata ad Edgardo Abbozzo a cura di Amedeo Anelli. I saggi di Abbozzo, Nel campo della comunicazione, Pensando al mito, Ricordo di Giovanni Bellinzoni gallerista in Lodi  sono accompagnati da quelli di Anelli Amedeo, Aldo Caserini e dai ricordi e dagli auspici di Adriano Primo Baldi, Staffan Nihlèn, Guido Oldani, Gianfranco Tomassini.
 Edgardo Abbozzo è nato a Perugia il  25 febbraio 1937. Fra i maggiori artisti europei ad occuparsi del rapporto arte-alchimia, ha partecipato nel 1986 all’omonima Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (XLII) nella sezione curata da Arturo Schwarz e ha esposto in personali e collettive nei maggiori centri d’Europa, d’America e del Giappone. Formatosi nel contatto e nell’amicizia con esponenti del mondo artistico romano, quali Roberto Melli e Corrado Cagli, e di quello perugino quali il futurista Gerardo Dottori e Dante Filippucci, negli anni ’50 Abbozzo ebbe amore per  la lezione di Paul Klee, di Picasso, di Capogrossi, di Jackson Pollock e per il clima informale. Tutto ciò influenza la sua prima formazione, accanto alla curiosità per le tecniche artigianali e per la ceramica mai abbandonata. Nel ’62 assume a soli venticinque anni la direzione dell’Istituto d’Arte di Deruta; dirigerà poi l’Istituto d’Arte e il corso superiore di Disegno Industriale di Firenze, quindi l’Accademia di Belle Arti di Carrara, infine  quella di Perugia. Dal 1976 al 1985 è anche  Consigliere Nazionale al Ministero della Pubblica Istruzione. Sempre negli  anni ’60  Abbozzo entra in contatto con Martin Krampen e con esponenti della scuola di Ulm. Nello stesso periodo partecipa alla Triennale di Milano, espone a Buenos Aires e a Berlino ed entra in relazione con Lucio Fontana, Osvaldo Calò, Edgardo Mannucci, con  critici come  Carlo Giulio Argan, Italo Tomassoni, Nello Ponente, Giuseppe Gatt, Giancarlo Politi, presenze che suscitano la puntuale riflessione sulla propria posizione e sulle tensioni in atto. L’opera indaga in quegli anni la tematica delle forze elementari e totemiche e del segno. Nel ’70 compaiono precise citazioni del patrimonio iconografico dell’alchimia e un fruttuoso dialogo con le tecniche industriali. Della metà di quegli anni sono i primi marmi e la collaborazione in campo didattico, fra gli altri, con Munari, Umbro Apollonio, Coppola e Fabro affiancati da Antonio Calderara e Getullio Alviani. Nel frattempo si fanno dominanti le ricerche sui temi della luce e dell’ombra, della temporalità, dell’allegoria, della prospettiva, della  scrittura e del disegno di luce. Dalla fine degli anni ’80, dopo i lavori sulle pietre monocrome, sono gli acquerelli a luce Wood, le Macchine e le Bilance,  le sculture con i laser. Intanto si intensifica l’amicizia con Vittorio Fagone e si approfondisce l’indagine sul rapporto Arte e Scienza che gli permetterà il ritorno negli anni ’90 ai temi della figura, della prospettiva, della geometria. Ma come scrive Giovanni Venturini nella sua “Scheda Biografica” stampata  negli ultimi cataloghi di Abbozzo,  è alla fine degli anni ’80 «l’incontro con due figure di intellettuali quali Amedeo Anelli e Franco Federici, a favorire in Edgardo Abbozzo un ulteriore approfondimento e verifica della sua poetica». Negli anni ’90 parallelamente elabora una intensa attività riflessiva che sfocia in una mirata produzione letteraria di Aforismi (pubblicati in «Kamen’» , «Concertino», in cataloghi e altre riviste). Frequente l’attività espositiva e didattica che lo ha portato in Francia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Cina. Numerose le pubblicazioni di cataloghi, libri d’arte e d’artista. Edgardo Abbozzo muore improvvisamente il 20 luglio 2004, a Perugia,  in seguito ad aneurisma.
Kamen’ n. 45 – Giugno 2014
pp. 112 – € 10,00
Editrice Vicolo del Pavone
 
 
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *