Mario Santagostini, "Felicità senza soggetto"

 
felicita-senza-soggetto_originalE’ in libreria l’ultimo libro di poesie di Mario Santagostini, “Felicità senza soggetto“, pubblicato da Mondadori nel 2014 nella collana dello Specchio, I Poeti del nostro Tempo. 
Dal risvolto di copertina
Vivendo il presente come coinvolto in una sorta di sinistra mutazione antropologica, il poeta fa i conti con il passato: con quello vissuto in prima persona e con l’ampio territorio d’un Novecento quanto mai remoto, dal quale affiorano le residuali tracce mnestiche di una realtà perduta, immersa nell’ideologia, nell’utopia di certezze ormai irreversibilmente dissolte. Mario Santagostini ripercorre, liberamente e per frammenti, il tempo della sua formazione, rispetto alla quale continua insistente ad agire la misteriosa forza della materia che lo attrae, il suo amore inquieto per la vita e per gli stessi forse squallidi dettagli di una periferia urbana, milanese, rappresentata come in un sogno di Sironi. Una periferia rivissuta, metaforicamente, sempre «oltre il capolinea», tra odori d’acqua oleosa di benzina, o girovagando tra fossi, cortili, sottopassi.
In un tempo di illusioni perdute e già consegnato alla storia, un tempo in cui volavano «sassi, molotov, sampietrini». Ma l’idea del passato va ben oltre la storia stessa e in questa strana, vibrante Felicità senza soggetto, Santagostini mescola, nell’impeccabile eleganza della sua scrittura, nella sensibile sottigliezza della sua testimonianza lirica, numerose grandi figure della poesia e dell’arte, come Petrarca, Manzoni, Pascoli, Sereni, Van Gogh (con i suoi mangiatori di patate senza volto, con l’urlo e la presenza mimetica dei fiori), Sironi, appunto, e Hopper. Ma anche la luce e il fulmine di un prodigioso scienziato come Nikola Tesla.
Una meditazione lirica accanita e spesso dolente, quella che ci insegna l’autore in questo libro toccante e acutissimo, eppure sempre persuasa, senza retorica, del valore dell’esserci che coinvolge il passato – senza nostalgia alcuna – nelle visioni di un presente ambiguo e in parte ancora indecifrabile, popolato da una nuova folla di «post-creature».

L’ex comunista
Sono tornato a Cinisello,
una domenica afosa.
Un motocarro scoperto portava via un cane.
Questa è stata zona operaia.
E io ero, come tanti, comunista.
E pensavo a un avvenire
senza il lavoro, a quando i corpi
ci sarebbero serviti a poco,
quasi a niente. Sono
arrivato a chiedermi di cosa è fatto
un corpo, se merita
soltanto la vita, o già altro.
(io)
Queste erano le mie zone
di allora: viale Sarca, le strade
vicino alla Pirelli, Sesto San Giovanni.
Mi chiedo se nei cortili
c’è sempre uno straccio di bandiera,
o almeno un megafono.
E ancora tanti, i segni d’un quarto stato
che saliva al potere.
E cadevano brecce, e
non si vedeva dove. In aria, forse.
Le notizie da un’altra periferia
dicevano: – qui volano
sassi, molotov, sanpietrini.
C’è un gran casino, compagni.
mario_santagostiniMario Santagostini (nella foto di Dino Ignani)  è nato a Milano, dove ha sempre vissuto, nel 1951.
Fra le sue raccolte di poesie ricordiamo: Uscire di Città (1972, 2012) Come rosata linea (1981), L’Olimpiade del ’40 (1994), L’idea del bene (2001), Versi del malanimo (2007). Ha inoltre scritto il saggio Manuale del poeta (1988).
Ha tradotto dal latino e dal tedesco. Ha collaborato e collabora alle pagine letterarie e artistiche di vari quotidiani e periodici.

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