In memoria di te, Pier Paolo Pasolini

In memoria di te: Pier Paolo Pasolini
a cura di Luigia Sorrentino


Il 5 marzo del 1922 nasceva un grande intellettuale italiano, un uomo in grado di comprendere in profondità come pochi altri il nostro Paese, delinearne i caratteri e anticiparne le trasformazioni, nel bene e nel male. Pier Paolo Pasolini quella capacità, insieme al suo impegno e al suo parlar chiaro, l’ha pagata con la vita. i suoi libri, le sue poesie, il film e le interviste quasi come lucide rivelazioni, si schiudono davanti a noi un presente descritto in maniera impressionante e un futuro certamente da rivoluzionare. Le migrazioni sulle nostre coste, le battaglie democratiche, il potere della televisione: quasi quarant’anni fa Pasolini delineava perfettamente i caratteri del presente che stiamo vivendo, con tinte anche fosche. Ma analizzandole con attenzione, le profezie di Pasolini ci offrono soprattutto un messaggio positivo, un monito a rintracciare nella nostra società gli anticorpi per reagire e migliorarsi.

Proprio questo spirito vitale e luminoso è alla base della seconda edizione del “Premio Monteverde Pasolini”, che si svolge oggi, 5 marzo 2012, a Roma, al teatro Vascello, quest’anno ancora più ricca proprio perché in concomitanza con il novantesimo della nascita del grande scrittore, giornalista e regista.

Quello che ho voluto realizzare insieme a SAFADOFILM, con la regia di Andrea Rusich e il coordinamento di a Gianni Borgna, già assessore alla Cultura di Roma e oggi presidente del Comitato scientifico del Premio, e con la collaborazione del Teatro Vascello è un riconoscimento rivolto a chi quotidianamente combatte le ingiustizie sociali attraverso buone pratiche di cittadinanza, di cultura, di impegno civile e di memoria, dando di fatto forma e sostanza al pensiero pasoliniano. Impegno sociale, solidarietà, periferie, diritti, scuola, cinema, teatro, musica, radio, arte, sport, informazione: numerosi sono i premi ispirati alle realtà sociali e culturali che Pasolini ha raccontato, e assegnati a personaggi e progetti capaci di interpretarne e attualizzarne le visioni.

Accompagnato da letture e musica, il “Premio Monteverde Pasolini” è gratuito e aperto a tutti e andrà in scena lunedì 5 marzo alle 20.45 sul palco del Teatro Vascello (via Giacinto Carini, 78 a Monteverde). Tanti gli ospiti, tra questi l’attore e autore teatrale Ascanio Celestini, il giornalista precario Giovanni Tizian, oggi sotto scorta per aver scritto delle mafie nel nord Italia, Don Aniello Manganiello, per 17 anni parroco di Scampia; il giornalista Rai Giovanni Aversa, gli attori Francesco Montanari e Riccardo De Filippis; i giornalisti Claudio Marincola, che per il Messaggero ha scritto nuove pagine sul caso Pasolini, e Furio Colombo, autore della sua ultima intervista; Valerio Piccioni, organizzatore della celebre “Corsa di Miguel”, presidente di Libera Informazione Santo Della Volpe, e molti altri ancora.

Per amare la cultura occorre una forte vitalità, diceva Pasolini. Quella stessa vitalità della quale vogliamo arricchire il Premio Monteverde Pasolini e che dobbiamo coltivare come la più grande delle eredità: per riuscire a comprendere noi stessi, per tornare a guardare avanti e, come Pasolini, continuare a sognare il futuro.

L’organizzazione è in pieno lavoro, per notizie e aggiornamenti sui premi e nomi seguiteci su Facebook, chiedendo l’amicizia alla pagina monteverdepasolini e cliccando “mi piace” sulla pagina premiomonteverdepasolini. Inoltre vi segnalo che l’intera serata sarà trasmessa in diretta su Radio Città Futura, media partner del Premio Monteverde Pasolini, sugli FM 97,7 e in streaming su radiocittafutura.it.

Nel video qui sotto Luigia Sorrentino legge la poesia Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere di Pier Paolo Pasolini tratta da Le ceneri di Gramsci,  apparso per la prima volta in Nuovi Argomenti  (novembre 1955 – febbraio 1956).

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/03/le-ceneri-di-pasolini-luigia.mp4[/flv]

3 pensieri su “In memoria di te, Pier Paolo Pasolini

  1. Per ricordare un grande poeta e una poesia illuminante.
    Da leggere con attenzione!

    PROFEZIA

    Era nel mondo un figlio
    e un giorno andò in Calabria:
    era estate, ed erano vuote le casupole,
    nuove, a pandizucchero,
    da fiabe di fate color della fame.
    Vuote.
    Come porcili senza porci, nel centro di orti senza insalata,
    di campi senza terra, di greti senza acqua.
    Coltivate dalla luna, le campagne.
    Le spighe cresciute per bocche di scheletri.
    Il vento dallo Jonio scuoteva paglia nera
    come nei sogni profetici:
    e la luna color della fame
    coltivava terreni
    che mai l’estate amò.
    Ed era nei tempi del figlio
    che questo amore poteva
    cominciare, e non cominciò.
    Il figlio aveva degli occhi di paglia bruciata,
    Occhi senza paura, e vide tutto ciò che era male:
    Nulla sapeva dell’agricoltura,
    delle riforme, della lotta sindacale,
    degli Enti Benefattori, lui,
    ma aveva quegli occhi.
    Ogni oscuro contadino
    aveva abbandonato
    quelle sue casupole nuove
    come porcili senza porci,
    su radure color della fame,
    sotto montagnole rotonde
    vista dello Jonio profetico.
    Tre millenni passarono
    non tre secoli, non tre anni,
    e si sentiva di nuovo nell’aria malarica
    l’attesa dei coloni greci.
    Ah, per quanto ancora, operaio di Milano,
    lotterai solo per il salario?
    Non lo vedi come questi qui ti venerano?
    Quasi come un padrone.
    Ti porterebbero su
    loro antica regione,
    frutti e animali,
    i loro feticci oscuri,
    a deporli con l’orgoglio del rito
    nelle tue stanzette novecento,
    tra frigorifero e televisione,
    attratti dalla tua divinità,
    Tu, delle Commissioni Interne,
    tu della CGIL, Divinità alleata,
    nel sicuro sole del Nord.
    Nella loro Terra di razze diverse,
    la luna coltiva una campagna
    che tu gli hai procurata inutilmente.
    Nella loro Terra di Bestie Famigliari,
    la luna è maestra d’anime
    che tu hai modernizzato inutilmente.
    Ah, ma il figlio sa: la grazia del sapere
    è un vento che cambia corso, nel cielo.
    Soffia ora forse dall’Africa
    e tu ascolta ciò che per grazia il figlio sa.
    Se egli poi non sorride
    è perchè la speranza per lui
    non fu luce ma razionalità.
    E la luce del sentimento dell’Africa,
    che d’improvviso spazza le Calabrie,
    sia un segno senza significato,
    Valevole per i tempi futuri!
    Ecco: tu smetterai di lottare per il salario
    e armerai la mano dei Calabresi.
    Alì dagli Occhi Azzurri
    uno dei tanti figli di figli,
    da Algeri, su navi a vela e a remi.
    Saranno con lui migliaia di uomini
    coi corpicini e gli occhi
    di poveri cani dei padri
    sulle barche varate nei Regni della Fame.
    Porteranno con sè i bambini,
    e il pane e il formaggio,
    nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
    Porteranno le nonne e gli asini,
    sulle triremi rubate ai porti coloniali.
    Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
    a milioni, vestiti di stracci asiatici, e di camicie americane.
    Subito i Calabresi diranno,
    come da malandrini a malandrini:
    «Ecco i vecchi fratelli, coi figli e il pane e formaggio!»
    Da Crotone o Palmi saliranno a Napoli,
    e da lì a Barcellona, a Salonicco e a Marsiglia,
    nelle Città della Malavita.
    Anime e angeli, topi e pidocchi,
    col germe della Storia Antica
    voleranno davanti alle willaye.
    Essi sempre umili
    Essi sempre deboli
    essi sempre timidi
    essi sempre infimi
    essi sempre colpevoli
    essi sempre sudditi
    essi sempre piccoli,
    essi che non vollero mai sapere,
    essi che ebbero occhi solo per implorare,
    essi che vissero come assassini sotto terra,
    essi che vissero come banditi
    in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
    essi che si costruirono leggi fuori dalla legge,
    essi che si adattarono a un mondo sotto il mondo
    essi che credettero
    in un Dio servo di Dio,
    essi che cantavano
    ai massacri dei re,
    essi che ballavano
    alle guerre borghesi,
    essi che pregavano
    alle lotte operaie…
    … deponendo l’onestà
    delle religioni contadine,
    dimenticando l’onore
    della malavita,
    tradendo il candore
    dei popoli barbari,
    dietro ai loro Alì dagli Occhi Azzurri –
    usciranno da sotto la terra per uccidere –
    usciranno dal fondo del mare per aggredire –
    scenderanno dall’alto del cielo per derubare –
    e prima di giungere a Parigi
    per insegnare la gioia di vivere,
    prima di giungere a Londra
    per insegnare a essere liberi,
    prima di giungere a New York,
    per insegnare come si è fratelli
    – distruggeranno Roma
    e sulle sue rovine
    deporranno il germe
    della Storia Antica.
    Poi col Papa e ogni sacramento
    andranno su come zingari
    verso nord-ovest
    con le bandiere rosse
    di Trotzky al vento…

  2. E’ l’esempio di come la grande poesia e i grandi poeti si fanno veggenti, o forse più semplicemente, sapendo leggere il passato della storia e dei popoli, riescono a prevedere il futuro della storia e del destino dei popoli. E’ una poesia che lascia senza respiro.

  3. noi,siamo dei nani sopra a dei giganti,chi non ha questa consapevolezza rimarrà x sempre nano,chi l’avrà riuscirà a guardare l’infinito …e Pasolini .ci ha regalato l’amore per l’infinito.

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