Opere Inedite, Daniele Ciacci

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la poesia di Daniele Ciacci che mi scrive: “Ho sempre intravisto nella poesia l’inedita possibilità di conoscermi più a fondo. E, insieme, conoscere anche la realtà. Vittorio Sereni diceva: «Io in poesia sono per le cose: non mi piace dire io, preferisco dire loro». Per me è diverso. La poesia è quel contatto fra l’io e le cose, un punto d’incontro sorprendente dove tutto il mondo si calamita in un luogo di me stesso ancora sepolto. E risorge. La realtà è lo spazio in cui accade questo incontro, ed io parlo per essa più che per me stesso. Cerco d’essere, al modo di Dante, uno scriba, un annotatore del Mistero che si fa spazio nei suoni delle parole. «I’ mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch’ e’ ditta dentro vo significando». Non vedo altra utilità del fare poetico che non sia un’assetata tensione all’esterno, a Chi da fuori fa’ parlare di sé e di me.”


da: “Ogni nota di blu” (inedito) di Daniele Ciacci

Silosonte
Attending Bebop
Con voce fioca, a casa nostra, un tempo
mi soffiasti tra le labbra un ev’rything
is a mistery, for us.

La tragedia dell’ottone di Coltrane
(col basso sommesso del trombone), le scintille
tra i roveti dei deserti, e gli intervalli
d’armonia tra una sesta e un’eccedente.
Spiriti enigmi se siete i segnali
di una verità martoriata.

Ho impostato la risposta su altri dischi
ma mi pareva che
non ti interessasse.
Hai mosso la mano, un gemito
aureo nel vuoto, e più niente.

E il silenzio,
era l’eco delle nostre domande.

***
Blues in all keys
I gusci d’arachidi
davanti alle soglie di casa
a New Orleans.
Presso la porta del buio le litanie d’una negra
che battaglia con lo straccio croste sul pavimento.
Un uomo fatto di spazio e di tempo – un uomo fatto
come tutto il resto –
non ha l’alito che odora di menta,
ma l’ho visto che ingoiava a larghi intervalli
manciate di sale.

È un uomo talmente povero, dice chi s’intona
con diapason d’argento,
che non dona mai niente di se stesso.
Gli danno quanto basta la giornata,
ma non quanto basta per vivere.

L’indomita fede dei padri, quello che dice
la vita vada avanti senza macchia.
L’alone nero che compatta
le cose alla strada dietro sé.

 

***

All’aurora ti cerco,
di schianto.

Il tuo volto stampato sullo specchio.

Riflette le attese smentite,
i profumi dei desideri,
la luce
e l’anima del giorno.

***

Eet
Nella tua sala la musica è atmosfera
di romanzi a la page e di cucchiai
di argenteria, di stampe del Beato
Angelico su mura di spugnato,

ma mi resiste in tasca
un pugno di tabacco – quand’attacca
l’attesa un morso, ed è il piano
della Spektor…

and it’s like forgetting

che si è rotta un’alleanza, che non
sei casa e che non sei più minareto

 

*** 
Emergere, sulle quattro strade che fissano
la tua icona, quando via Torino scocca
la sua lancia verso i portici della Cattedrale.
La campana fa una eco di silenzio, ma rintoccano
le guglie della sua alta statura
e un cielo piatto. Raccoglie la calce uno spettrale
muratore sordomuto di cantiere, e se ne va…

«Lodato sia…» ma passi
il concetto che tu non sei più mia
« ».

Non c’è niente da difendere. La tua dolcezza
è la spada che infrange la catena, e spesso
più d’essa si raffina.
Appare da una buca Silosonte,
chiede una patria, ma è infelice

(il sole sta rigando
i gradini del sagrato).

«Dopo Dio e il firmamento, Chiara» dico,
ma è una nuvola di fiato nella sera

tu rimani chiusa nella stanza, e forse sale
dalla darsena un’aria di elegia.

 
***
Eroi
Come al cinema, seduti, nel silenzio
ad attendere vuoti la visitazione.
Un eroe non ritorna, mi dicevi,
ma si smarrisce tra le nuvole ed il mare.
Io non ne avevo idea, ma ti credevo,
e restavo isolato ad aspettare
che la 27 grattasse col suo freno
l’asfalto assolato di Piazza Missori:
due giovani fluidi e perduti
fra brume e fenomeni da baraccone.

 ***

 
Visitazione
Una luce d’Appennino veste i bastioni
di un’ingombrante verginità. Custodisce
le orchidee tra le rotonde rosse
come gli occhi della vedova che chiede,
su selciati non suoi, lo spazio
del rimpianto,
di un’ultima resa dei conti
tra colonne trafilate di luce… 

 
*** 

 
Marina urbana
Nera strada desolata
come nerapece in quell’aria
distillata,
brancolanti fari
(due nella notte)
si strascicano in vele sui muri
d’una barriera inazzurrata
e corallina

e l’ancora pesante affonda il petto.

 ***

  
A funny valentine
Volevo dirti che non eri sola
in quel lungo giardino che varcava
la serra degli aceri e delle
fredde camelie, al sole
sopito di metà ottobre,

quando era casa (ma ancora straniera
nelle sempre nuove terre
– a desolare –
che ti ricordavano gli assoli di violino
ed i passi calcati sui mosaici
di fine ottocento, i muri liberty
ma decorati di foglie d’autunno
– il sangue dell’Agnello-)

la tua anima nella mia anima stanca
– perché eri casa ed àncora straniera –
aperta al mondo. Ed eri sempre tu
che torni in me

che torni per sostare,
per mantenere fede alle promesse.


Daniele Ciacci è nato nel 1987 a Urbino, ma da sempre vive a Milano. Qui, ha frequentato l’Università Cattolica del Sacro Cuore, laureandosi in Lettere Moderne con uno studio, prima, su Luciano Erba, poi su Vittorio Sereni. Lavora come giornalista presso il settimanale Tempi e collabora con Poesia, ClanDestino e Cenobio.

6 pensieri su “Opere Inedite, Daniele Ciacci

  1. chi da fuori fa’ parlare di sé e di te è un ottimo suggeritore…”Eroi” in particolare, ma tutte molto stimolanti.
    grazie.

  2. Una voce già molto matura nonostante l’età, una lettura che mi ha avvinto: cosa che mi capita piuttosto di rado. Sarà anche per i comuni punti di riferimento (Sereni…), ma mi piace il mescolarsi di immagini luminose e inserzioni in inglese, la narratività non piatta, complessa ma leggibile.

  3. Concordo con il commento di Davide. Ancora qualcosina da sistemare, ma sicuramente, una voce già capace di realizzare comunioni con il lettore e che lascia voglia di leggerne ancora.
    vincenzo.

  4. Daniele Ciacci, “Ogni nota in blu”. Lugano, Alla chiara fonte, 2012. Il giovane Daniele Ciacci (nato a Urbino nel 1987) ci presenta una plaquette di 20 poesie in edizione on-line dell’editore/agente letterario del Canton Ticino, attivo da pochi anni con la sigla editoriale «alla chiara fonte» che si occupa prevalentemente di poesia. Ciacci, per quanto giovane, non è del tutto ignoto ai lettori di poesia, sia per la sua attività giornalistica (collabora con il settimanale «Tempi» e con le riviste «Poesia», «ClanDestino» e «Cenobio»), sia per una parte di questa stessa raccolta «Ogni nota in blu» pubblicata nel blog di poesia di RaiNews 24 (http://poesia.blog.rainews.it/).
    Le venti poesie sono suddivise in due sezioni, la prima intitolata «Silosonte», la seconda «A Funny Valentine». «Silosonte» è un titolo criptico, che molto probabilmente rimanda al passo in cui Erodoto racconta l’aneddoto dei due incontri di Silosonte, personaggio greco del sesto secolo avanti Cristo, fratello di Policrate, con l’imperatore persiano Dario. Ma non è chiaro se l’allegoria allude al primo incontro, in cui Silosonte regala a Dario il suo mantello (la poesia è un regalo? un qualcosa che non si può vendere? la poesia è la vita che, a venderla, si spreca e avvilisce?), o se allude al secondo, in cui Silosonte rifiuta l’oro e l’argento offertogli da Dario e gli chiede solo di aiutarlo a liberare la sua patria, Samo, di cui poi diventerà signore (la poesia è la patria da liberare? è l’insieme di emozioni e sentimenti da liberare esprimendoli nella poesia?).
    In una nota introduttiva premessa alle sue poesie nel blog citato, Ciacci scrive, fra l’altro: «Non vedo altra utilità del fare poetico che non sia un’assetata tensione all’esterno». Questa sembra una nota caratteristica della poesia di Ciacci, che si proietta e si racconta all’esterno. Con due diverse modalità: una più discorsiva e narrativa, colloquiale, direi, con inclusioni anche di parole e frasi in inglese («Con voce fioca, a casa nostra, un tempo / mi soffiasti tra le labbra un ev’rything / is a mistery, for us»). In questi passi colloquiali si sente un’eco di letture della poesia statunitense, dalla beat generation (Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti) ad autori più recenti.
    La seconda modalità è quella lirica, della comunicazione evocativa di emozioni, sentimenti, immagini. Si veda, ad esempio, la breve poesia senza titolo: «All’aurora ti cerco, / di schianto. // Il tuo volto stampato sullo specchio. // Riflette le attese smentite, / i profumi dei desideri, / la luce // e l’anima del giorno». L’immagine metaforica dell’aurora, fra l’altro, ritorna anche altrove, come nella poesia «Al cinema, una sera», dove si legge la strofa: «Ma riposa / negli angoli più ciechi dell’aurora / un vuoto turbinare di elementi, / e non sei tu».
    Questa modalità lirica, in qualche poesia in modo più netto e puro, in altre mescolata alla modalità narrativa/colloquiale, rimanda più da vicino alla tradizione poetica italiana e ad autori fra i quali sono senz’altro da includere anche Luciano Erba e Vittorio Sereni ai quali Ciacci ha dedicato la sua tesi di laurea in Lettere moderne conseguita all’Università Cattolica di Milano.
    Non sempre, però, le due modalità si armonizzano e completano. Talvolta sembrano giustapporsi secondo gli umori dell’autore, come materiale ancora non pienamente lavorato e piegato all’esigenza dell’espressione poetica.
    Nell’insieme si può concludere che «Ogni nota in blu» è una buona prova, ricca di fermenti culturali, indice della buona cultura dell’autore; frutto di predisposizione alla scrittura poetica, di gusto e di sentimento. Buono è anche il livello lessicale e la fluiditèà sintattica. Tuttavia il ritmo poetico è spesso ancora frettoloso e non rifinito in quanto musicalità e intensità.
    Col tempo e il proseguire della sua attività poetica Ciacci saprà certamente utilizzare meglio i classici strumenti della «lima» e accrescere le già buone qualità della sua poesia.
    Luciano Aguzzi
    Milano, 1 marzo 2013

  5. Grazie Dani. Sei cresciuto tanto.
    Mi piace come usi dei suoni e degli odori, alla Graham Greene, per far toccare la carne (la negra che lotta con i gusci sul pavimento). Mi ha colpito anche la presenza della grande promessa, nel roveto e nei salmi, quel grande dialogo cominciato tremila anni fa da questa terra dov ora mi trovo.
    Perdona questo commento di un amico ignorante.
    Grazie

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