Giampiero Neri, ‘Paesaggi inospiti’

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

Vi propongo oggi la recensione di Fabrizio Fantoni scritta per Poeti e Poesie, la rivista diretta da Elio Pecora, sui Paesaggi inospiti  di Giampiero Neri (Lo Specchio)Mondadori.

La poesia  non invecchia. Non è mai troppo tardi per parlarne, soprattutto se si tratta di un poeta singolare e appartato come Giampiero Neri. Dice bene Maurizio Cucchi nella quarta di copertina:  “C’è un grande, maestoso silenzio che avvolge questi Paesaggi inospiti. Una scena che è in prevalenza quella di una natura in cui possiamo osservare il volo e l’ombra, la rapida intelligenza animale, l’impassibile economia che la governa.” Una natura – scrive Fantoni –  segnata da una oscura ed incombente minaccia che grava sulla vita delle creature che la popolano”.

I “Paesaggi inospiti” di Giampiero Neri
di Fabrizio Fantoni

“Di questi boschi in partibus infidelium / è abbastanza comune la poiana, / dove qualche spuntone di roccia / e mozziconi di sassi / che si alzano da terra qua e là / offrono asilo e protezione.”Con questo componimento Giampiero Neri ci introduce nei suoi “Paesaggi inospiti” ( Mondadori 2009 € 12,00 ). Paesaggi dominati da un ambiente naturale maestoso in cui è possibile scorgere il volo solitario della poiana, il rapido apparire del ghiro tra i rami o, ancora, ascoltare il silenzio delle foglie ingiallite. Una natura accogliente e al tempo stesso insidiosa, segnata da una oscura ed incombente minaccia che grava sulla vita delle creature che la popolano: “Volano in ampi cerchi/ di un volo silenzioso/ indisturbate dagli abitanti del luogo / che usano dividere le specie / in commestibili e non commestibili / e se commestibili / le perseguitano con ogni mezzo, / se no le ignorano completamente.” Una logica di meccanica dissoluzione regola l’economia della vita di questi boschi, arrivando a coinvolgere anche il rapporto tra l’uomo e l’ambiente: un legame questo che appare contrassegnato da quell’ingenua crudeltà che l’autore aveva già espresso al suo esordio poetico – avvenuto nel 1976 con la raccolta ” L’aspetto occidentale del vestito” – nella poesia ” rivederlo non era stato piacevole,” nei cui versi finali si legge: “Nelle pause del suo lavoro / curava in un campo quasi arido / un piccolo allevamento di lumache, / molluschi che hanno paura dell’acqua, / le metterai vive -. mi disse – / in un infuso di latte e segale / e quando sono ben nutrite, cuocile”.

Ma questi ” Paesaggi inospiti” rappresentano per Neri anche il luogo in cui riaffiora il ricordo, la conradiana linea d’ombra su cui rintracciare situazioni, personaggi, fugaci momenti di vita che lasciano sulla pagina un senso di provvisorio assoluto, come se le figure evocate dall’autore fossero comunque destinate a scomparire, inghiottite inevitabilmente dall’oblio:”Di quella fontana stile novecento / che doveva durare / oltre le nostre vite / si è persa la traccia / morta con la sua epoca breve. / Era ridente nella sua rotondità / spensierata all’apparenza, / finita chissà dove.”
Nei suoi paesaggi Neri ci racconta le storie di curiosi ed inattesi personaggi – il vecchio assicuratore dedito alla caccia, l’amico del paradosso, il fumatore di tabacco nero – o ci mostra i segni che la violenza della guerra lasciano nella anime delle persone semplici: ” Non molto tempo dopo / si era saputo che quel giovane, / aviatore in guerra, era caduto in Albania. / La madre non ne aveva sopportato il lutto, / era stata trovata annegata / nella piscina della villa, / i suoi gioielli in ordine sul bordo / senza nessun messaggio.” Frammenti di una realtà ormai perduta, che rivivono nei versi dell’autore grazie all’essenzialità di un dettato che si connota per un rigoroso controllo del verso.

In tal modo, attraverso il rapido susseguirsi di immagini recuperate dal fondo della memoria, Giampiero Neri costruisce un articolato discorso poetico in cui si riflette l’esperienza dell’autore che cerca di cogliere la vita alla sua origine, là dove è più sfuggente e instabile:” Non restava che imboccare la scala / e salire correndo / finché i passi diventavano pesanti / erano quasi fermi, / allora il sogno si interrompeva / proprio sul punto di essere afferrati”.

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