Marco Pelliccioli, “L’inganno della superficie”

Marco Pelliccioli

dal capitolo Impronte, controfigure

Le impronte sugli occhiali fanno luce
(la filigrana opaca, dicono di contrabbando)
mentre pulisci con lo spray
lenti senza neppure un graffio

​(il sasso che scivola nel pozzo
​la traccia che risale
e si sparpaglia per la vite
che ora non è più:
non piangere Angiolina
il secchio con lo straccio, l’acqua lapidata
i figli sono tre, di pane non ce n’è…)

*

dal capitolo Crepe

Lontano il silenzio
pietra miliare dello spazio
onda che infrange il perimetro dei corpi:
la voragine apre al cielo vette sconfinate

(dicono poi che le sue dita
non si creparono in un giorno:
l’acqua fredda, i calli
i panni ai lavatoi, lo straccio sulle scale
a frantumare il calcio, il cuore, poi le ossa;
forse anche per quello quando lo rivide
con le sue mani intatte, sepolte per decenni,
lei si commosse ancora
come il primo istante, quando la accarezzò
dopo averle tolto la ciocca sulla fronte) Continua a leggere