Opere Inedite. Gioconda Fappiano

Gioconda Fappiano, Foto di proprietà dell’autrice

Vi propongo una scelta di testi inediti di Gioconda Fappiano che vive a Cusano Mutri in provincia di Benevento.

1.
Sono le sere silenziose
passate sui gradini dei ricordi.
Mi attardo nei vicoli stanchi
che stanno come labbra sigillate
e cerco ancora giorni familiari.
Si aprono le piazze, la musica, le danze.
Scende un santo
e un’anima in preghiera.
Qualcuno guarda lontano
chiedendosi se esiste il paradiso
una macchia di colore
in una vita in bianco e nero.
Si affacciano voci
ed echi dall’oblio.
Tra le pietre e i morti
spargo l’incenso dei passi
e dei miei versi.

2.
Mandami le rose da Kiev
e dimmi che c’è ancora bellezza
che non china il capo.
Qui è il caldo che incendia l’estate
e i pomi nell’orto fiammeggiano
nel sole che picchia le crepe
tra zolle ferite di vita.
Un giorno ti verrò a trovare
nel giardino scampato alla guerra
tra le macerie di un mondo impazzito.
A piccoli sorsi berremo del tè
e quello che resta, di te e di me.
3.
Le mie mani
sono quelle di mio padre e di mia madre
hanno un callo per il dolore
e l’anello della promessa.
Le mie mani
sono dolci e severe
hanno rughe di sogni e dita sanguinanti
nelle spine della mancanza.
Le mie mani
vibrano melodie di lontananza
e rintocchi di silenzio
mentre spargono olio sulla pelle bruciata.
Le mie mani
hanno il palmo aperto dell’accoglienza
e il pugno chiuso della resistenza.

4.
Adàgiati sul mio respiro.
È una dispensa di piccole felicità
questa luce che schiara la notte
su un campo di erba tagliata,
la rosa dal profumo agrumato,
la tazza che accosto alle labbra
per una semplice gioia liquefatta.
Sarà forse l’abitudine che muore
e rinasce ogni giorno
quella che chiamano Vita.

5.
Dalla tavola sparecchiata della festa
raccolgo briciole di pane
e qualche chicco di melagrana.
Pulisco il piatto del mio passato
svuoto il fondo della bottiglia nel bicchiere
e attendo nel poco che rimane
accostandomi al presente
e al torcersi dei giorni
la voce dell’anima a me destinata
nel tempo vergine di un foglio bianco.

6.
Accettare
l’illusione di un bacio
la primavera che non sboccia
il volo d’addio
la pioggia che sporca
il canto stonato
il silenzio che urla
la benda sugli occhi
le briciole della sorte
lo strappo nel cuore
e tremare
e vivere ogni giorno
come il primo giorno
della creazione. Continua a leggere