Fernando Della Posta, da “Ricostruzione delle favole”

Fernando Della Posta – Foto di proprietà dell’autore

Tuscania

Alte torri come grida sul paesaggio,
massicce, che si perdono prima del cielo,
affermano con forza d’esser figlie
anch’esse della genia testarda.

Ma nel silenzio assolato del lago
ritrova la sua statura e cresce,
con rinnovati passi d’atleta,
l’espunta latitudine di cuore.

*

Nei tempi dorati in cui bambino
venivi avanti dall’informe, santi
eroi fissati per l’eternità
al culminare dell’ultima danza,
segnavano il sentiero dei viventi
ed anche il tuo confuso tra di essi.

Le casipole conchiuse in un nugolo
fatiscente, sorprese dall’arcangelo
a rincorrersi sul colle, celavano
famiglie attorno ai fuochi alimentati
dal respiro delle numerose proli.
L’illusione era che ogni cosa fosse

al proprio posto.

*

Quando la luna è alta e illumina il lento
sonoro brusio delle stelle, tu
dannato allo specchio cerchi uno stile,
la cifra, ma il simile cui non somigli
deride, diffida, ti cuce addosso
l’insignificanza, la tragica commedia.

*

Kalì la terribile non è la donnona impulsiva
e sgraziata tramandata dai Veda, ma è la media
che sfronda con passo meccanico, è la falce
che tagliando uniforma gli esemplari migliori.

Suoi segni le melodie ticchettanti,
il lento fluire del fiume che addormenta,
il cigolio del cancelletto che chiude il recinto,
l’agnellino trovato sbranato nel gregge.

Cadere quietati nel suo grembo condanna
la tribù alla stasi. La fine delle cose
già ferme ha un suono dolce.

*

Spezzare le catene

L’opacità refrattaria della vita irrisolta,
il ripetersi di ossessioni psichiche
come braccia vive staccate dai corpi.
Dimenticato il torto scatenante,
in queste case infestate s’aspetta
il singolo atto d’amore
che spezzi la catena dell’errore.

 


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