Federico Carrera, “Tentativi di vita”

Federico Carrera, per gentile concessione

                         

Ad Andrea

Sul finestrino correva una goccia,
l’ho scambiata, voltandomi,
per un uccello che spiccava il volo
dai campi incolti di questo novembre.

Moristi, Andrea, e c’era la neve. Guarda:
ora tutto è cambiato questo clima bugiardo
che prova a nascondere l’aria di morte invernale
sotto coltri variopinte di foglie ammassate
e io mento quando dico che ancora ricordo
la tua voce che dico soave, ma che era
forse diversa, più roca, più cupa.

Andrea, moristi e di te mi rimangono
scarsi frammenti di pellicola muta,
sbiadita dal tempo, come quei film
che a te piacevano tanto

*

Gli amanti si scontrano
quando i baci esplodono
e passando e ripassando
sotto al portone di casa tua
si feriscono con gli occhi
si disarcionano gli sguardi

gli amanti si scontrano
se muovi leggera la mano
se avvertono intorno a te
un qualche rumore strano
escono fuori dai nascondigli
azzardano l’accusa calibrano

il moschetto della gelosia.
Ma gli amanti si scontrano
violenti anche con te che
non volente li lasci passare
li illudi li inganni rispetti il cliché
della donna severa sicura di sé.

*

Tenue sofferenza di inizio gennaio,
preghiera mancata, con le ginocchia
sulla sabbia – la ricerca di dio
nei luoghi che non calpesta. Dentro
la tensione metafisica dell’attimo,
appare lontano, ai confini della spiaggia,
un pargolo, nuovo demiurgo – piange
per le onde che sotterrano. Ma ecco
che d’improvviso appare una voce
che si muove tra le cose e si scorge
il cavallo bianco dentro la foresta scura,
mezzo-alluvionata, con qualche placido
dominicano a fare da Caronte tra la riva
del fiume e quella del mare.

*

Milano centrale ed è un dolore,
un amore che parte uno che porta
i segni dell’antico e un cambio
verso Torino campi deserti a maggese
paludi del fiume autostrade battute –
nessuno. Un vecchio film francese,
mi piace e c’è la pioggia, nuvole sparse:
ma i monti appaiono limpidi all’orizzonte
nonostante le mie poche virtù e scarse.

Selezione di testi da Tentativi di vita (Edizioni Effetto, 2021)

 

Intervista a un giovane poeta

27 dicembre 2021

Federico Carrera, sei nato nel 2000 a Modena, hai 22 anni. Hai già pubblicato due raccolte di versi, la prima è del 2019, una plaquette Frammenti di noia, ma la tua vera opera prima è del 2021 Tentativi di vita, che si impone già con un’impronta poetica ben definita.

Come sei arrivato alla poesia? 

Questa è una domanda a cui è sempre difficile rispondere. Ho avuto precocemente l’esigenza di scrivere, ma la poesia è arrivata relativamente tardi, quando avevo già scoperto e tentato di praticare altre scritture, come la prosa o la scrittura cinematografica. Però è arrivata di colpo, la poesia, come un’esigenza di ritmo e di metro, di ordine e di musica. Mi è sembrato sin da subito il modo migliore per esprimere certe sensazioni (non per forza relative al solo “io” poetico) e per raccontare un certo tipo di storie. Inoltre, la poesia richiede grande attenzione ed esercizio della parola: un aspetto della scrittura che mi ha sempre interessato e intrigato.

Come ti poni con questa tu, con la tua opera prima “Tentativi di vita” rispetto a volumi che hanno avuto un grande impatto generazionale quali Somiglianze – opera prima di Milo De Angelis – e Ora Serrata Retinae – opera prima di Valerio Magrelli -?

Hai citato due libri a me molto cari, letti in due periodi molto diversi della mia vita. Somiglianze prima di incominciare a scrivere il nucleo di Tentativi di vita, Ora serrata retinae, invece, dopo. Di certo il libro di De Angelis mi ha influenzato, se non altro in alcune scelte più stilistiche che tematiche. Il libro di Magrelli, poi, è stata una vera e propria folgorazione. Uno dei libri che chiunque scriva in versi vorrebbe aver scritto, a mio parere. Di entrambi ho ammirato (e mi sono focalizzato su) la lingua, più che chiara, sempre puntuale, in De Angelis nel delineare la confusione, l’accalcarsi e il reagire degli eventi, e in Magrelli nel descrivere i rapporti tra l’io e il mondo, nel riflettere con la scrittura sulla scrittura. Due libri, insomma, che ho apprezzato e ammirato molto, anche per la elevata consapevolezza letteraria che ciascuno dei due possiede. Quanto alla mia poesia, riconosco di avere una declinazione fortemente narrativa – come è presente anche in questi due poeti – che io credo sia dovuta in parte alla mia formazione classica (d’altronde Iliade e Odissea sono grandi narrazioni nella forma di una grande poesia), in parte al mio amore per il cinema.

Sei legato a Attilio Bertolucci e a Bernardo Bertolucci? Si nota nella tua poesia una certa narratività, ma anche  una visione cinematografica della vita.  

Sì, senza dubbio il cinema ha influenzato e continua a influenzare non solo il mio modo di fare poesia, ma anche il mio modo di concepirla. Letture come Viaggio d’inverno e, più di recente, La camera da letto di Attilio Bertolucci sono state decisive nel mio percorso attuale. Amo molto anche il cinema di Bernardo Bertolucci, specie per film come Prima della rivoluzione, Il conformista e Ultimo tango a Parigi, oltre che per il suo capolavoro, Novecento. Proprio i Bertolucci rappresentano la dimostrazione incarnata di quanto siano uniti cinema e poesia, in un dialogo serrato da cui entrambe le arti (o forme di scrittura) possono trarre un vantaggio, sia in termini formali che in termini emotivi e comunicativi. Spesso, in Tentativi di vita, specie nella sezione centrale dei “Due poemetti”, ho utilizzato “transizioni” cinematografiche, rendendo i personaggi – che pure sono veri – quasi astratti, come attori che interpretano una parte nella messa in scena di questo teatro in cui viviamo (e recitiamo) quotidianamente. Credo in una visione cinematografica della poesia anche perché penso che sia spesso più efficace partire da un’azione precisa o un’immagine ben fotografata e solo successivamente andare in profondità, osservare il retro delle cose, il lato meno evidente (ma talvolta più significativo) degli eventi. Ma forse, più semplicemente, credo in una visione cinematografica della poesia perché credo in una visione cinematografica della vita stessa.

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Federico Carrera (Modena, 2000) studia Lettere Classiche all’Università di Bologna. Appassionato di cinema, ha realizzato diversi cortometraggi e mediometraggi, pubblicati sul suo canale YouTube. Nel gennaio 2019 pubblica la sua prima plaquette di versi, Frammenti di noia (Edizioni Effetto). Nel settembre dello stesso anno pubblica anche Accontentarsi delle briciole (Gli Elefanti), una raccolta di racconti brevi, scritta a quattro mani con Francesco Malavasi. Dal 2019 è apparso in alcune pubbliche letture organizzate dal Poesia Festival delle Terre dei Castelli, come Vola alta parola (2020) e una delle albe del ciclo Albe e tramonti (2021). Tentativi di vita (Edizioni Effetto) è la sua seconda raccolta di poesie, edita nell’ottobre 2021.

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