La grande sfida della poesia giapponese

Giulio Einaudi Editori pubblica l’ antologia Poeti Giapponesi (con testo a fronte), a cura di Maria Teresa Orsi e Alessandro Clementi degli Albizzi.

I curatori inseriscono nel corposo libro, i testi poetici di ventidue autori e autrici scelti fra le generazioni che si sono susseguite a partire dai nati negli anni Venti, come Ishimure Michiko, fino a Fuzuki Yumi, nata nel 1991.

Si tratta della più ampia panoramica della poesia giapponese contemporanea in Italia.

I temi affrontati da ogni singolo poeta, sono vari, da quelli politici (soprattutto nell’immediato dopoguerra e nel 1968 e dintorni) a quelli mistico-naturalistici, a quelli del disagio esistenziale.

Diversissime le tendenze stilistiche in una feconda dialettica fra influenze letterarie occidentali e legami più o meno stretti con la tradizione classica giapponese; unico tratto formale in comune: il verso libero.

L’introduzione di Maria Teresa Orsi e le note di Alessandro Clementi degli Albizzi sugli autori (quasi dei piccoli saggi) ci permettono di entrare nel modo migliore in un mondo poetico lontano, poco frequentato dall’editoria italiana, ma ricco di voci profonde e originali.

Hachikai Mimi

Cromosomi

Fitto d’arbusti
e gonfiore di spighe

gli uomini provengono tutti da una donna
eppure ve ne sono alcuni che le calpestano
(nel suo caso certo si trattava di un uomo che amava gli uomini)
un giorno al colmo del litigio
a schiaffi bisogna fargliele capire le cose
a questa troia

strillò finendo per deludere la quasi totalità delle donne
le sensazioni uterine, e tutto il resto non sono
che fantasie ma lo stesso per noi
che siamo donne anche lo stato delle tubature
non è cosa che si possa ignorare
e allora così
la donna ha una rivelazione e come una coda
stacca da sé il corpo e lo getta via
guardando fino all’ultimo l’uomo che se ne ciba

e intanto il pensiero va
al fiore di riso che ancora non sboccia
all’offerta speciale del nuovo tipo di sali da bagno
che non ricorda bene in quale supermarket fosse

che si sia X o che si sia Y non ci è dato sapere
da lì in poi cosa sarà cosa dovrà essere
l’amaca al termine della battaglia
una volta che l’uomo si è quietato nel sonno le donne
possono finalmente far librare in volo
la segreta canzone che hanno sotto la pelle
evitando le linee che non si intersecano
sviluppando le formule matematiche a noi dedicate
lì dove è sempre

fitto d’arbusti
e gonfiore di spighe

(originale giapponese di “Cromosomi”)
染色体

草木密生
五穀成熟

おとこはすべておんなから出てくるのに
おんなを踏みつけるおとこがいて
(彼は おとこをあいするおとこ だったが)
ある日 はなやかな喧嘩になった
いっぱつかましてやんなきゃわかんないんだよ
このあま

と叫び 彼はほとんどすべてのおんなを
がっかりさせた
子宮感覚、 などというものは幻想に
過ぎない としても わたしたちは
おんななので 配管のようすなども
気に掛かる
してみると
おんなははたと気が付きしっぽのように
からだを切り離しからだを棄てて
おとこが喰べるのを見届ける

その間 まだ咲かぬ米の花のことや
新発売の入浴剤の安売りが
どこのドラッグストアだったか
など 考えたり

XでありYである わたしたちの
その先に何が あるのか あるべき なのか
闘いの果てのハンモック
おとこが寝静まると おんなたちは
秘密の唄を皮膚の下から無事飛び立たせる
交わらない線を拒んで
わたしたちのための数式をひらいていく
そこにいつも

草木密生
五穀成熟

Nomura Kiwao

(e quando ti ho stretto)

e quando ti ho stretto fra le braccia l’estate era finita
mentre dalla periferia di una notte benedetta ricominciava la quotidianità della città
spingevo l’automobile sulla via del ritorno al di là della collina
si alzavano i fuochi d’artificio

se tu fossi stata al mio fianco li avresti accolti con entusiasmo
io stringevo il volante fra le mani e ho soltanto intravisto
all’angolo del campo visivo la terra che amo
la terra che amo il fascio di fiori infuocati che ci veniva dato

ma al di là dei fuochi d’artificio di quest’anno che pure erano così numerosi
potevo vedere i fuochi dello scorso anno e ancora al di là di questi
i fuochi di due anni prima

e senza dubbio nel fondo del cielo
la catena di tutte le estati che finiscono
si stringe come la gola della notte per sempre

(originale giapponese di “(e quando ti ho stretto)”)
(そしてぼくはきみを抱いて)

そしてぼくはきみを抱いて ひと夏が締めくくられた
恵みの夜の郊外から また始まる都市の日常へと
車で帰路を急いでいたら 丘の向こうで
花火の打ち上がるのがみえた

もしきみが助手席にいたら 歓声をあげただろう
ぼくはハンドルをにぎっていたので 愛する大地
愛する大地 そこから届けられる火の花束を
視野の片隅に認めていただけ

でも十分だった 今年の花火の向こうに
去年の花火がみえ そのまた向こうに
おととしの花火がみえていた

のにちがいなく 空の奥で
いくつもの夏の終わりが連なって
夜の喉のようにすぼまり それが永遠

______

Maria Teresa Orsi è professore emerito dell’Università La Sapienza di Roma, dove ha insegnato per molti anni Letteratura giapponese, e socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei. Tra i suoi molti e importanti lavori, la traduzione del Genji monogatari dal giapponese antico (Murasaki Shikibu, Storia di Genji, «Millenni» 2012; «Et» 2015).

Alessandro Clementi degli Albizzi, già allievo di Maria Teresa Orsi, si è specializzato all’Università di Tokyo. Ha tradotto autori come Yukio Mishima e Kanehara Hitomi. Vive e lavora a Tokyo.

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