Candidato al Premio Strega “L’apprendista”, il nuovo romanzo di Gian Mario Villalta

TRAMA

Fuori piove, fa freddo. Dentro la chiesa, in un piccolo paese del Nord-Est, fa ancora più freddo. È quasi buio, la luce del mattino non riesce a imporsi. Un uomo, Tilio, sta portando via i moccoli dai candelieri, raschia la cera colata, mette candele nuove. Sistema tutto seguendo l’ordine che gli hanno insegnato, perché si deve mettere ogni cosa al suo posto nella giusta successione. Parla con se stesso, intanto, in attesa che sulla scena compaia Fredi, il sagrestano. Tra una messa e l’altra i due sorseggiano caffè corretto alla vodka. Così inizia il teatro di una coppia di personaggi indimenticabile, che intesse nei pensieri, nei dialoghi e nei racconti un intreccio vertiginoso di vicende personali, desideri, rimpianti e paure che convocano la vita di tutto un paese, in una lingua che fa parlare la realtà vissuta.

Il romanzo, pubblicato da SEM edizioni (2020) è stato proposto allo Strega da
Franco Buffoni

«Personaggi autentici della provincia friulana animano questo nuovo romanzo di Gian Mario Villalta in modo nitido e poetico. L’apprendista – mentre pare raccontare la storia di due “umili” – Tilio e Fredi, riesce in realtà a fare esplodere universi di discorsi storici, sociali e profondamente umani, grazie a uno stile di scrittura elegante e intenso, intimamente sentito. Mentre la trama intesse nei pensieri, nei dialoghi e nei racconti un furibondo intrico di paure e desideri, rimpianti e speranze, capaci di coinvolgere le esistenze degli altri abitanti della piccola comunità. Scolpendo un microcosmo di realtà vissuta con notevole sapienza stilistica, Gian Mario Villalta, già molto noto e accreditato per i romanzi precedenti editi dalla stessa Sem e da Mondadori (ricordiamo Tuo figlio), consegna al pubblico dei critici e dei lettori – con L’apprendista – una delle opere più significative della nuova stagione.»

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E’ nato nel 1959 a Visinale di Pasiano  di Pordenone. Si è laureato all’Università di Bologna con una tesi sulla retorica del testo letterario e filosofico.  Insegnante presso il Liceo Majorana di Pordenone.  E’ direttore artistico di Pordenonelegge.
Ha pubblicato diversi libri di poesia in ”dialetto”: “Altro che storie!”, Campanotto Editore, Pasian di Prato (Udine) 1988; “Vose de vose” /(Voce di voci), Campanotto Editore, Pasian di Prato (Udine) 1995; “Revoltà” (Rivoltato), Biblioteca Civica di Pordenone, 2005;
Ha pubblicato raccolte di poesie in italiano: “L’erba in tasca”, Scheiwiller, Milano 1992; “Malcerti animali in Poesia contemporanea, Terzo Quaderno Italiano”, Guerini e Associati, Milano 1992; “Nel buio degli alberi”, (con presentazione di Emanuele Trevi in “La barca di Babele” 7, Circolo Culturale di Meduno (Pordenone) 2001; “Vedere al buio”, Luca Sassella Editore, Roma 2007.
Nel 2011 ha vinto il Premio Viareggio con “Vanità della mente”, Mondadori, Milano 2011.
Poesie di Villalta, in lingua italiana o nella parlata del suo paese, sono state  pubblicate dalle più importanti riviste e sono state inserite in antologie come:
Tanche giaiutis (Come avèrle). La poesia friulana da Pasolini ai nostri giorni, a cura di Amedeo  Giacomini, Associazione Culturale Colonos, Villacaccia di Lestizza, Udine,2003; I colôrs da li vôs (I colori delle voci), a cura di Pierluigi Cappello, Associazione Culturale Colonos, Villacaccia di Lestizza, Udine 2006
Del 2003 è una lunga ed approfondita intervista a Villalta a cura di Maurizio Casagrande, inclusa nel volume: “In un gorgo di fedeltà. Dialogo con venti poeti italiani”, edita da” Il Ponte del Sale” di Rovigo. A pagina 274, Villalta dice:
<<La luce in cui si percepisce la coesistenza di sé e delle cose nel tempo, che non è una durata “esterna” o “interna” al sé, è la dimensione propria del sé. Il suo rivelarsi nel presente. (…) “Nella luce degli alberi” ha disputato il titolo a “Nel buio degli alberi”. l’importante era dire che la luce e quindi il buio sono propri delle cose, non sono astrazioni. Quale luce?  Sì, la luce delle cose, la luce in cui noi ci riveliamo ad esse. Noi ci riveliamo alle cose, è davvero così, anche se ci hanno sempre detto il contrario, cioè che le cose si rivelano a noi. Siamo noi che abbiamo la facoltà di tracciare un cielo e una terra delle cose, rivelandoci ad esse, intonandole.>>
La poesia di Villalta è inserita anche nel volume di Anna De Simone, Poeti del Friuli tra Casarsa e Chiusaforte, Edizioni Cofine, Roma 2012, insieme a Pier Paolo Pasolini, Novella Cantarutti, Elio Bartolini, Leonardo Zanier, Umberto Valentinis, Amedeo Giacomini, Ida Vallerugo, Federico Tavan, Nelvia Di Monte, Giacomo Vit, Mario Benedetti, Ivan Crico, e Pierluigi Cappello.
Villalta ha svolto anche un’apprezzata attività di studioso e di critico letterario. Ha curato: Andrea Zanzotto. Le poesie e prose scelte (con Stefano Del Bianco), I Meridiani, Mondadori, Milano 1999; Andrea Zanzotto. Scritti sulla letteratura, Mondadori, Milano 2001; Il respiro e lo sguardo. Un racconto della poesia italiana contemporanea, Scuola Golden-BUR, Milano 2005.
Come narratore ha pubblicato i romanzi: Un dolore riconoscente, Transeuropa, Editori Associati, Milano 2000; Tuo figlio, Mondadori, Milano 2004; Vita della mia vita, Mondadori, Milano 2005; Alla fine di un’infanzia felice, Mondadori, Milano 2013: “Un viaggio nella memoria e la storia di una amicizia,  tormentata, nata nelle campagne del Friuli. Un libro sorprendente, una riflessione sui rapporti tra verità, memoria e immaginazione, in cui, pagina dopo pagina il confine tra fiction e realtà si assottiglia fino a scomparire”.

Del 2009 è il pamphlet polemico: Padroni a casa nostra, Mondadori, Milano.
Nel 2012 ha curato per le Edizioni Biblioteca dell’Immagine il volume “Pordenone. Antologia dei grandi scrittori”.

 

 

 

 

 

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