Michael Longley, “Angel Hill”

Michael Longley nella foto di Bob Hanvey che appare sulla copertina del libro.


Fifty Years

You have walked with me again and again
Up the stony path to Carrigskeewaun
And paused among the fairy rings to pick
Mushrooms for breakfast and for poetry.

You have pointed out, like a snail’s shell
Or a curlew feather or mermaid’s purse,
The right word, silences and syllables
Audible at the water’s windy edge.

We have tracked otter prints to Allaran
And waited for hours on our chilly throne,
For fifty years, man and wife, voices low,
Counting oystercatchers and sanderlings.

Cinquant’anni

Hai passeggiato con me un milione di volte
sul sentiero roccioso per Carrigskeewaum
fermandoti nell’insidia dei cerchi delle fate
a cogliere funghi per merende e poesia.

Hai indicato, per un guscio di lumaca
o la piuma di un chiurlo o il fodero vuoto
di un uovo di squalo la parola esatta, sillabe
e silenzi udibili sul filo ventoso dell’acqua.

Abbiamo seguito le orme della lontra verso Allaran
e atteso per ore sul nostro trono gelato,
per cinquant’anni, marito e moglie, contando
a voce bassa le beccacce e i piovanelli.

Pillows

Your intelligence snoozes next to mine.
Poems accumulate between our pillows.

Cuscini

La tua intelligenza sonnecchia accanto alla mia.
Si accumulano poesie tra i cuscini.

Snowdrops

Inauspicious between headstones
On Angel Hill, wintry love-
Tokens for Murdo, Alistair,
Duncan, home from the trenches,
Back in Balmacara and Kyle,
Cameronians, Gordon Highlanders
Clambering on hands and knees
Up the steep path to this graveyard
The snowdrops whiten, green-
Hemmed frost-piercers, buttonhole
Or posy, Candlemas bells
For soldiers who come here on leave
And rest against rusty railings
Like out-of-breath pallbearers.

Bucaneve

Inauspicabili fra le lapidi
di Angel Hill, invernali pegni
d’amore per Murdo, Alistair,
Duncan, tornati dalle trincee,
di nuovo a Balcamara e Kyle,
fucilieri scozzesi, fanti delle Highlands
ad arrampicarsi con mani e piedi
sul sentiero scosceso a questo cimitero
i bucaneve imbiancano, orlati
di verde a forare il ghiaccio, occhiello
o mazzolino, campanule di Candelora
per soldati che vengono in licenza
e riposano contro le ringhiere arrugginite
come esausti portatori di bare.

The Cross

Where the burial mound once was
Is marked by nameless slabs, and now
A cross, an invisible Christ
Comforting the ground-level shades.

Salt water trickles from his side.
His toes are a boy’s sandy toes.
A white gull perches on his arm.
He wears a crown of sea-holly.

La croce

Dov’era un tempo il tumulo
c’è il segno di lastroni innominati, e ora
una croce, un Cristo invisibile
che consola le ombre raso terra.

Dal fianco ne stilla acqua salata.
Ha i piedi di un ragazzo, sabbia sulle dita.
Sul braccio gli si posa un gabbiano.
E porta una corona d’agrifoglio marino.

Room To Rhyme

in memory of Seamus Heaney

I
I blew a kiss across the stage to you
When we read our poems in Lisdoonvarna
Two weeks before you died. Arrayed in straw
The Armagh Rhymers turned up at the end.

II
In the middle of a field in Mourne country
Standing side by side, looking straight ahead
We peed against a fragment of stone wall,
St Patrick’s windbreak, the rain’s urinal.

III
On our pilgrimages around the North
In your muddy Volkswagen, we chanted
Great War songs: Hush! Here comes a whizz-bang!
We’re here because we’re here because we’re…

IV
Smashed after Room to Rhyme in Cushendall
We waded through heather-stands to Fair Head
And signed our names in biro on Davy’s shirt
And launched it off the cliff into the wind.

V
We drove after Bloody Sunday to join
The Newry March – road blocks, diversions –
Time enough to decide, if we were asked
At gunpoint: And what religion are you?

VI
When Oisín Ferran was burned to death, you
Stood helpless in the morgue and wept and wept.
Awaken from your loamy single-bed:
Kiss me on the lips in Lisdoonvarna.

Room to Rhyme

in memoria di Seamus Heaney

I
T’ho mandato un bacio attraverso il palco
quando abbiamo letto poesie a Lisdoonvarna
a due settimane dalla tua morte. Nei loro mascheroni
di paglia infine spuntarono gli Armagh Rhymers.

II
Nel mezzo di un campo a Mourne in piedi
fianco a fianco e guardando dritto in avanti
abbiamo pisciato contro un torno di muro in pietra,
frangivento di Saint Patrick, orinale della pioggia.

III
Nei nostri pellegrinaggi verso il nord
dentro la tua Volkswagen infangata intonavamo
i canti della Grande Guerra: Hush! Here comes a whizz-bang!
We’re here because we’re here because we’re…

IV
Sbronzi dopo Room to Rhyme a Cushendall
varcammo a stento campi d’erica fino a Fair Head
e firmammo con la biro la maglia di Davy
per poi lanciarla al vento dalla scogliera.

V
Dopo la Bloody Sunday andammo in macchina
alla marcia di Newry – posti di blocco, deviazioni –
tempo sufficiente a decidere, se una guardia armata
ci avesse chiesto: Di che religione siete?

VI
Quando Oisin Ferran fu arso vivo, tu
all’obitorio impotente piangevi e piangevi.
Risvégliati dal tuo fertile letto di terra:
baciami sulle labbra a Lisdoonvarna.

da “Angel Hill” di Michael Longley, a cura di Paolo Febbraro, Elliot

Michael Longley è nato il 27 luglio 1939 a Belfast. Ha studiato nella sua città e successivamente letterature classiche al Trinity College di Dublino. Sua moglie Edna è un importante critico letterario. Esordiente nel 1969, ha pubblicato diverse opere poetiche, fra le quali Gorse Fires (Secker & Warburg 1991) si è aggiudicata il Whitbread Poetry Award e The Weather in Japan (Jonathan Cape 2000) il T.S. Eliot Prize. Nel 2005 gli è stato assegnato in Italia il premio Librex Montale e nel 2006 sono usciti presso Cape Poetry i Collected Poems. Con Seamus Heaney e Derek Mahon è stato il protagonista della nuova poesia irlandese degli ultimi decenni. Angel Hill è apparso nel 2017.

Paolo Febbraro è nato a Roma il 29 gennaio 1965. Ha pubblicato cinque libri di poesia, il più recente dei quali è La danza della pioggia (Elliot 2019). Il Diario di Kaspar Hauser (2003) è apparso nelle versioni spagnola, inglese e francese; suoi versi sono tradotti in diverse lingue europee e in arabo. Già autore di L’idiota. Una storia letteraria (2011), sta per pubblicare il volume Poesia allo stato critico. Saggi e interventi (Inscibboleth). Ha scritto un libro su Seamus Heaney e curato la prima edizione italiana dell’inglese Edward Thomas, La strada presa. Poesie scelte (Elliot 2017). Collabora alla «Domenica» del «Sole 24ore» e alla rivista «L’età del ferro».

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