Anteprima: Giulia Napoleone, “nero di china”

Giulia Napoleone nasce nel 1936 a Pescara. Vive e lavora Carbognano (Viterbo), alternando lunghe permanenze in Svizzera.
Dopo il diploma magistrale nel 1954 si avvicina alla pratica del disegno con lo scultore Ferdinando Gammelli. Nei primi anni Cinquanta, all’interesse per la pittura si affiancano quello per la musica, che coltiva con lo studio del violino, e per la fotografia. Nel 1957 si trasferisce a Roma, dove vivrà per lungo tempo, e si diploma presso il I Liceo Artistico. Nello stesso anno si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma e inizia a sperimentare le tecniche incisorie seguita dai maestri Lino Bianchi Barriviera e Mino Maccari. A Roma frequenta il vivace ambiente artistico-letterario (Flaiano, Carlo Levi, Mazzacurati) e dalla capitale si sposta per frequenti viaggi all’estero: Australia, Nord Africa, Sud della Francia, Olanda e Paesi Scandinavi.
Nel 1963 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Numero di Firenze: una selezione di disegni in cui prendono corpo le inedite stimolazioni visive volte all’approfondimento dei temi più cari alla sua ricerca, il segno e la luce. Tema centrale di questi anni è la “ricerca di luce” che non si riduce a puro effetto geometrico, alla ripetizione di forme invariate e costanti, ma alla ricerca di un divenire naturale.
Dal 1965 frequenta la Sala Studio della Calcografia Nazionale di Roma, aperta agli artisti dall’allora direttore Maurizio Calvesi. Nel 1967 il governo olandese gli concede una borsa di studio che gli offre la possibilità di specializzarsi nell’incisione presso il Rijkmuseum di Amsterdam. La carta si rivela il supporto preferito dall’artista sul quale interviene con l’inchiostro, l’acquarello, il pastello.
Nei primi anni Settanta torna in Olanda, viaggia in Inghilterra e sperimenta l’utilizzo del sicoglass, una plastica durevole e trasparente. Parallelamente insegna all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Dopo le mostre personali alla Galleria dell’Obelisco a Roma (1973) e alla Galleria Menghelli a Firenze (1974) in cui espone lavori in sicoglass, disegni e incisioni, ritorna a studiare alla Calcografia: l’artista, che originariamente aveva inciso all’acquaforte e all’acquatinta, inizia a lavorare con il bulino e il punzone. Nel 1976 compie un viaggio negli Stati Uniti e in Canada per l’inaugurazione di una mostra personale a Toronto; al suo rientro in Italia, dà vita al ciclo di disegni a pastello dal titolo Labirinto della Memoria. A Urbino, frequenta prima un corso di xilografia e in seguito dei corsi di incisione con Renato Bruscaglia, che la introducono all’utilizzo della maniera nera. In questi anni Giulia Napoleone con la Galleria dell’Arco, diretta da Giuseppe Appella, partecipa ad intensi scambi tra artisti, poeti e letterati, instaurando una relazione col mondo della poesia antica e contemporanea. Da Lucrezio a Mallarmé, da Baudelaire a Sbarbaro, si susseguono cartelle e libri d’arte: «percorsi di emozioni che talvolta assomigliano a una stenografia lineare, alle soglie della scrittura». In particolare con Vanni Scheiwiller realizza insieme ad Appella un’edizione con quattro incisioni a punzone dal titolo Non vedo quasi nulla (1978) con due poesie di André du Bouchet. Il libro, esposto al Centre Georges Pompidou di Parigi in occasione di una mostra sulla poesia italiana nelle edizioni Scheiwiller, sarà il primo di un’intensa collaborazione con l’editore milanese.
Nel 1980 realizza invece un ciclo di acquarelli in cui il colore azzurro rappresenta il filo conduttore. Durante gli anni Ottanta nascono lavori che approfondiscono la sua indagine sulla luce e sul colore che verranno esposti a Roma alla Galleria Il Segno (1980) e alla Galleria Il Millennio (1983). Nel 1983, inoltre, presso la Biblioteca Comunale di Palazzo Sormani a Milano si svolge un’importante rassegna antologica dell’opera grafica dell’artista, accompagnata da un volume pubblicato da Vanni Scheiwiller. Nel 1986 partecipa con tre grandi acquerelli all’XI Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma (sarà invitata anche nel 1999).
Dal 1987 al 1991 realizza un gruppo di disegni a inchiostro di china che si caratterizzano per l’irregolarità dei tagli compositivi e dai quali emerge un sentimento panico della natura. Nel 1992 lavora a un ciclo di acquarelli legati al tema dell’acqua. Nei disegni successivi torna invece al tema della luce, non più solare o fisica, ma intesa quale pura energia che espande in direzioni molteplici. Da qui muove la decisione del bianco e nero, concepito come luce-colore, usato nei minimi mezzi e con la massima intensità.
Negli anni Novanta continua a realizzare ed esporre incisioni, disegni a pastello, a china, a matite colorate; in particolare per le retrospettive a Le Locle in Svizzera (1990), a Roma (1992), a Bologna (1995). Nel 1996 espone a Firenze, presso la galleria Il Ponte, un gruppo di pastelli e 23 acquarelli inediti nella mostra La percezione della luce come emozione. Nel 1997 l’Istituto Nazionale per la Grafica le dedica una mostra personale che raccoglie gran parte della sua produzione grafica di cui acquisisce un cospicuo nucleo di opere.
Nel 2001, a seguito di una donazione dell’artista, viene costituito il Fondo Giulia Napoleone al Museo Villa del Cedri di Bellinzona. A cui seguirà nel 2010 una donazione di 102 stampe al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze: stampe a punzone, maniere nere, incisioni e xilografie, che documentano le diverse fasi di sviluppo del suo operare quale incisore fra il 1963 e il 2003, di cui viene presentata in mostra una selezione.
Nel 2002, nella sua seconda esposizione alla galleria Il Ponte, presenta un nucleo di dipinti ad olio su tela, tecnica a lei non consueta, da cui il titolo della mostra Mutano i cieli.
Dal 2003 al 2009 vive lunghi periodi di permanenza in Siria dove ha incarico di docenza presso la Private University of Science and Arts di Aleppo.
Nonostante l’attività didattica all’estero partecipa a numerose mostre in Italia e in Europa: a Roma all’Istituto Nazionale per la Grafica (2007), all’Associazione Mara Coccia (2007), all’Accademia di San Luca (2008); a Reggio Emilia a Palazzo Magnani (2014) e in Svizzera a Bellinzona al Museo Villa dei Cedri (2007, 2009, 2015). Sempre in Svizzera, la Galleria Stellanove di Mendrisio ospita nel 2011 una mostra di disegni a inchiostro di china e un libro d’artista a cura di Josef Weiss che dà inizio ad un’importante collaborazione editoriale con Giulia Napoleone. Nel 2014 la stessa galleria espone alcuni pastelli dell’artista insieme ad un libro di poesie di Alberto Nessi con sue incisioni (edizioni Il Bulino) e la riproduzione del manoscritto Tempi innocenti del 1980 con l’aggiunta di componimenti poetici di diversi autori (edizioni Pagine d’Arte), mentre l’Atelier di Josef Weiss presenta una scelta di libri d’artista e il volume Nero con disegni originali a inchiostro di china. Nel 2016 il Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara le dedica una sala espositiva in occasione della mostra collettiva Percorsi d’Arte Contemporanea. 15 Sale per 15 Artisti. Recentemente, nel 2017, propone una serie di dipinti a olio alla Galleria Contact di Roma (edizioni Kappabit) e l’inaugurazione presentata da Rosa Pierno, è accompagnata da una performance d’improvvisazione per voce sola di Ludovica Manzo. Lo Spazio polivalente Arte e Valori di Giubiasco in Svizzera ospita una sua personale di pastelli su carta, seguita da una mostra di pitture a olio a cura di Loredana Müller presso l’Areapangeart di Camorino, presentata da Maria Will, con l’intervento musicale di Walter Fähndrich per tutta la durata dell’esposizione. Sempre nel 2017, si tiene alla Biblioteca Salita dei Frati di Lugano un’antologica di libri d’artista e incisioni a cura di Alessandro Soldini. Nell’ottobre 2018 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma celebra Giulia Napoleone, ricomponendone il percorso con una mostra antologica a cura di Giuseppe Appella dal titolo “Realtà in equilibrio”.
Centoquattro le opere (dipinti, sculture, disegni, incisioni, libri d’artista, datati 1956-2018) selezionate per evidenziare la nascita e gli sviluppi di un preciso linguaggio formale, dei paesaggi interiori, dei paesaggi “di puntini”, come li definisce lei stessa, di quella ricerca sulla complessità semantica che domina la scena intellettuale e artistica degli anni Sessanta, in cui l’artista opera con la sua personalissima lettura del reale mediata dalla poesia. “La poesia è come un paesaggio – scrive Giulia Napoleone – tutta la comprensione delle cose avviene attraverso la poesia, a tutto corrisponde un verso. La mia lettura è una lettura lenta e tormentata, un processo di assimilazione difficoltoso”. Un dialogo continuo e costante tra poesia e arte visiva caratterizza dunque il suo lavoro, dalle prime riflessioni sul tema del segno degli anni Sessanta, immersi nello scandaglio dell’immenso archivio della tradizione per attingervi quanto necessario per rinnovarsi sperimentando, alla consuetudine col colore, soprattutto il blu (“colore versatile”), che muove dalla seconda metà degli anni Settanta, in cui l’assenza di materia fa riaffiorare la luce dal fondo della carta con delicate trasparenze.
In occasione della mostra antologica dedicata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Giulia Napoleone, l’ 11 dicembre 2018 alle ore 18.00, nella Sala Aldrovandi un grande presepe d’artista ha accolto i visitatori. “Il Presepe sfolgorante di Giulia Napoleone”, opera del 2010, concesso, per la speciale occasione, dal Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” di Castronuovo Sant’Andrea (PZ), uno dei quattro paesi lucani del Sistema Museale ACAMM. Evento a cura di Giuseppe Appella.
Durante la sua lunga carriera Giulia Napoleone riceve numerosi riconoscimenti e dal 2007 è Accademico Nazionale di San Luca.

Dalla memoria dei viaggi in Olanda infatti prendono corpo inedite stimolazioni visive volte all’approfondimento dei temi del segno e della luce. Tema centrale di questi anni, evidente nelle diverse mostre collettive a cui partecipa, è proprio la “ricerca di luce” che non si riduce a puro effetto geometrico, alla ripetizione di forme invariate e costanti, ma alla ricerca di un divenire naturale. Durante gli anni Settanta, unitamente all’insegnamento all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, si intensifica il numero delle sue mostre personali in città quali Roma e Firenze e la sua ricerca si indirizza sui terreni della tramatura astratta del segno che attua alla “Calcografia Nazionale di Roma”; le due principali direzioni in cui lavora sono il bulino e il punzone, l’uno come esplorazione delle capacità spaziali di un segno netto, l’altro come modulo minimo.
Nel 1976, di ritorno dalle mostre negli Stati Uniti e in Canada, dà vita ad un ciclo di disegni a pastello dal titolo “Labirinto della Memoria”. A Urbino sperimenta per la prima volta nel 1977 la “Maniera Nera”, una tecnica calcografica che permette di ottenere qualità diverse di neri. Nel 1980 presenta i suoi nuovi acquerelli in cui il colore azzurro rappresenta il filo conduttore. I lavori di quegli anni continuano la sua scientifica indagine sulla luce e sul colore. Dal 1987 al 1991 realizza a inchiostro di china un gruppo di disegni in cui emerge un sentimento panico della natura e un’irregolarità di tagli compositivi. Nel 1992 lavora al ciclo di acquerelli sul tema dell’acqua che espone l’anno successivo, e nei disegni più recenti torna al tema della luce che non è più solare o fisica, ma pura energia che si espande in direzioni molteplici, e da qui muove la scelta del bianco e nero concepito come luce-colore usato nei minimi mezzi e con la massima intensità. Nel 1994 lavora alla nuova serie dei disegni a china “La Luce e L’ombra”. Le realizzazioni più recenti sono costituite da varie “maniere nere” raccolte in “Pensieri” e “Sopravvivenza del bianco”.

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