Carlo Betocchi, scrivere su un lembo di giornale

Carlo Betocchi

Carlo Betocchi (Dal definitivo istante. Poesie scelte e inediti, BUR, Milano, 1999)

Il cuore a volte è un grumo secco, a volte
si scioglie ed inerbisce come zolla
dopo l’inverno: grazia o fortuna,
ossia virtù, il cielo è uguale per tutti;
tutti vi abbiamo un seme che butta
o non butta, a seconda della dolce
pazienza con cui si attende: o furia
con cui si vuole. Non si sa dove siano
i limiti del fausto o dell’infausto,
del vero o del falso, del giusto
o dell’ingiusto; dell’infinitamente
innocente: seppure esistano li vigila
una grazia sacrosanta. Stamani, così
verzicando, sono stato sorpreso
da questi pensieri. Mi sono riparato
dal vento in un portone, a scriverli
su un lembo di giornale.

Ma è pur vero che ai vecchi,
privati della bellezza,
resta quel segno, nell’anima,
del suo veloce apparire
e sparire, quel solco di cosa
esistita, che sanguina ancora,
grave, nella coscienza;
ma che, goccia a goccia, va poi
lentamente affondando in un quasi,
in un quasi livore
di bianca innocenza…

Carlo Betocchi, torinese d’origine (1899) e scomparso a Bordighera nel 1986, è stato uno dei poeti più importanti del lungo Novecento italiano, ‘ermetico’ e non. Di formazione tecnico-scientifica , dopo aver preso parte alla guerra fonda (nel 1928) la rivista cattolica «Il Frontespizio». Insegna letteratura nei Conservatori di Venezia e Firenze, sempre lavorando ai propri testi poetici, che inizia a pubblicare dai primi anni ’30 (Realtà vince il sogno, Firenze, Vallecchi, 1932). Tra i lavori in versi ricordiamo L’estate di San Martino (Milano, Mondadori, 1961), Un passo, un altro passo (Milano, Mondadori, 1967), Poesie del sabato (Milano, Mondadori, 1980), Dal definitivo istante. Poesie scelte e inediti (Milano, BUR, 1999).

La scelta dei testi qui proposti è di Emanuele Franceschetti

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