Alessandro Moscè, tre inediti

Alessandro Moscè

LE OMBRE PARLANO

(inediti)

A Franco Loi, il poeta dei giorni minimi

Mio caro Franco, divino testimone del bene
chiuso nella tua camicia sacerdotale
e nelle parole di angelo scese dai cornicioni,
ti interpello con il termometro sotto braccio
perché tu sai che i pazienti stringono il pugno,
che nel grigio intravedono l’oro,
che leggono rotocalchi rosa e poesie strazianti
come fiutassero l’aria gelata delle sale operatorie
e le bollicine degli antibiotici endovena.
Ma la salute è ancora un dono d’amore?
Quelle nevicate a Milano, negli anni Cinquanta
forse ti mancano se a te l’amore
fa riaffiorare la giovinezza nelle braccia
quando il malessere sale dal secondo piano
e scende nel vociare degli ascensori.
Sappiamo solo guardarci
dal fondo degli occhiali o dei bicchieri,
sorseggiare un thè freddo
in un viaggio immobile nell’inganno di luglio
dove non bastano più i versi
a farci coraggio dopo le parole mediche
se l’anziana urla d’ansia, assediata
da una porta che si chiude a scatto
e da un codice rosso incollato alla lettiga

L’ex manicomio dove tutto
è un’altra cosa dopo la legge Basaglia,
anche il cielo fragile e chi bussa alla porta,
tiene a bada i destini dall’altura della collina,
l’angolo esatto dove cadere nel baratro,
nel burrone dove buttavano i sacchetti dell’immondizia
e un barbone recuperava le bucce di banana.
La follia è un mondo di guerre
che esiste nel turbine delle visioni,
delle voci assassine che vibrano all’orecchio
di chi si stringe le tempie
nel lettino reclinabile dell’infermeria

***

Mezzogiorno. Il pavimento della casa riflette un’ombra da decenni. Non è un cielo, né un fiume carsico. Nello spazio chiuso va e torna come la meridiana e il suo orologio solare. Fermati, stringi l’ombra nella sua piena.

***

Il sonno modulato dalla lampada led appoggiata sul tavolo resiste all’unisono con il battito del cuore e con la bocca aperta, abbandonata al fiato che s’incrina. Sono le nove della sera, ancora una volta.

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Alessandro Moscè è nato ad Ancona nel 1969 e vive a Fabriano.
Ha pubblicato l’antologia di poeti italiani contemporanei Lirici e visionari (Il lavoro editoriale 2003); i libri di saggi critici Luoghi del Novecento (Marsilio 2004), Tra due secoli (Neftasia 2007) e Galleria del millennio (Raffaelli 2016); l’antologia di poeti italiani del secondo Novecento, tradotta negli Stati Uniti, The new italian poetry (Gradiva 2006). Ha date alle stampe le raccolte poetiche L’odore dei vicoli (I Quaderni del Battello Ebbro 2004), Stanze all’aperto (Moretti & Vitali 2008, finalista al Premio Metauro) e Hotel della notte (Aragno 2013, Premio San Tommaso D’Aquino). E’ presente in varie antologie e riviste italiane e straniere. Le sue poesie sono tradotte in Romania, Francia, Spagna, Venezuela, Argentina e Messico. Ha pubblicato il saggio narrato Il viaggiatore residente (Cattedrale 2009) e i romanzi Il talento della malattia (Avagliano 2012) e L’età bianca (Avagliano 2016). Si occupa di critica letteraria su vari giornali, tra cui il quotidiano “Il Foglio”. Ha ideato il periodico di arte e letteratura “Prospettiva” e dirige il Premio Nazionale di Narrativa e Poesia “Città di Fabriano”. Il suo sito personale è http://alessandromosce.com.

 

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