Giulio Maffii, “Giusto un tarlo sulla trave”

dalla Postfazione di Bernardo Pacini

Il prolifico poeta toscano ha voluto spalancare una porta, aprire per sé e per gli altri una sua stanza, esplorarla e compitarne gli oggetti fingendo di essere solo, eppure sapendo di dar luogo a uno spettacolo: la scrittura-suppellettile che inganna la vita, la poesia-oggetto che cauterizza gli squarci. Giusto un tarlo sulla trave: la manutenzione della casa-presente, la consapevolezza della sua reale esistenza, del problema da lei significato, prende le mosse da una minaccia risibile: il tarlo che si intravede sulla trave, ovvero un minuscolo insetto che offende la struttura portante del tetto di un luogo abitato da persone che invecchiano e che a quel legno non sopravviveranno. E il poeta sa bene che in fondo non c’è niente da temere, nessuna torma da disinfestare.
[…] Maffii, scrivendo questo libro, ha compiuto un gesto archeologico, un tentativo di indicizzare la memoria, di metterla in relazione con “il tono della voce” e della lingua, seguendo una zona deluminata del subconscio.

UN ESTRATTO

Sarebbe questo il dolore che ritorna
che si affaccia mentre prepari la cena
quando tenti la felicità corretta
di questa microfamiglia
che non siamo sulla carta
Avrai dimenticato adesso ciò che è stato
e le risate in cui non fummo insieme
Perché poi si ripresenta tutto uguale
soltanto un cambio emozionale
un nome da imparare
una scusa da trovare
tu mi guardi e non puoi sapere
perché hai già dimenticato il fatto
ma il dolore mi mastica gli occhi
anche senza voglia

Da: Giusto un tarlo sulla trave, Marco Saya Edizioni, 2016

Giulio Maffii dorme abitualmente dal lato della porta, ma non disdegna il lato opposto. Osserva il mondo dagli zigomi delle finestre, dai balconi, dai fi­nestrini d’auto. Spesso ci scappa un porticato. Adora attraversare corridoi. Vive e scrive. Studia e narra. Si può trovare di frequente sul web. Incentiva la piccola editoria, però quella seria e appassionata: qui pubblica volentieri. Ogni tanto accetta di buon grado premi, passeggiando tra l’odore amaro delle felci o incontrando sul cammino mucche che non leggono Montale. Prova ad essere saggio preferibilmente a giorni alterni.

 

 

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