Renato Mambor, Connessioni invisibili

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di Silvana Lazzarino

Tra le più originali e complesse personalità del secondo Novecento Italiano, RENATO MAMBOR attraverso la sua arte è andato oltre il significato dei contenuti espressi dalla Pop Ar e oltre il senso del concettuale, per costruire un rapporto metalinguistico tra parole, immagini, cose e persone. L’arte di Mambor, che oltre alla pittura ha esplorato i diversi orizzonti visivi e rappresentativi che spaziano dal teatro al cinema, dalla fotografia alla performance, viene ripercorsa in una suggestiva mostra a lui dedicata che inaugura l’8 febbraio 2017 presso la Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Refettorio delle Stelline in Corso Magenta a Milano, dove resterà aperta fino al 27 marzo 2017.
Curata da Dominique Stella, la mostra RENATO MAMBOR CONNESSIONI INVISIBILI, mette in luce la figura poliedrica dell’uomo e dell’artista, tra i protagonisti più interessanti del gruppo della Scuola di Piazza del Popolo, che ha saputo cogliere con stile innovativo e dirompente il senso profondo della realtà contemporanea, sempre più tecnologica e sofisticata in cui l’uomo agisce spesso per automatismi.

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Nato a Roma nel 1936 dove muore nel 2014, Renato Mambor inizia la sua esperienza accostandosi al cinema in qualità di sceneggiatore, cartellonista e attore interpretando anche una piccola parte nel film di Fellini “La dolce Vita”, per poi sul finire degli anni Cinquanta dedicarsi completamente alla pittura partecipando a diverse mostre personali e collettive. Dopo l’esordio con la mostra del 1959 presso la Galleria Appia Antica di Roma, ottiene diversi riconoscimenti vincendo uno dei “Premi di incoraggiamento” della Galleria d’Arte Moderna, che confermeranno il suo talento come anche l’esposizione del 1965 presso la Galleria la Tartaruga di Plinio de Martiis. Dalla pittura al teatro il passo è breve: infatti a partire dagli anni Settanta Mambor si lascia incantare dalla fascinazione del teatro costituendo insieme a Carlo Montesi, Lillo Monachesi e Claudio Privitera il gruppo “Trousse”, per arrivare agli anni Ottanta con Mario Prosperi ad una forma di teatro più tradizionale. E’ questa fascinazione teatrale a suggerirgli spunti nuovi come per l’opera pensata per gli spazi di Palazzo Taverna su richiesta e invito di Graziella Lonardi Buontempo. Non manca l’interesse per le grandi installazioni che trovano apprezzamenti nella personale “Fermata d’autobus” nel 1995 presso lo Spazio Flaminio a Roma.
Le opere presenti in mostra, circa 80 pezzi, datate dagli inizi degli anni Sessanta al 2014 da Rulli a Debito di gratitudine da Ultimo giorno a 22 Settembre, da Sumero a Poesia all’aperto, da Spostamenti a Solitario, fino a Rispecchiarsi, Pensatori fuori casa e Re di cuori, sottolineano il suo costante guardare all’incontro tra l’uomo e la realtà, tra l’osservatore e l’oggetto di osservazione, con particolare attenzione allo sconfinamento tra arte e vita. Proprio sul rapporto tra arte e vita, organismo e ambiente, ha dato forma ad una sperimentazione a partire dal cambiamento dello sguardo e dei punti di vista sulle relazioni interne ed esterne, su separazione e unione. In questa ricerca egli ha inventato dispositivi di comunicazione in grado di coinvolgere lo spettatore in linea con la visione contemporanea della vita. Così Mambor affermava riguardo la sua ricerca artistica: “Voglio fare di tutto, ballare, cantare, scrivere, recitare, fare il cinema, il teatro, la poesia, voglio esprimermi con tutti i mezzi, ma voglio farlo da pittore perché dipingere non è un modo di fare ma un modo di essere”.

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Il rapporto tra arte e vita tanto affrontato e analizzato dal teatro diventa per Mambor un luogo ideale cui ispirarsi trasformando il suo fare arte in laboratorio permanente. Così la sua arte sperimenta nuove forme e presenze elaborando quel sottile confine che separa e avvicina, e talvolta confonde queste due dimensioni: arte e vita che nel teatro trovano una perfetta associazione e combinazione di idee sospese tra verità e finzione, vita e forma.
Le opere in mostra enigmatiche e misteriose creano un suggestivo gioco di rimandi tra visibile e invisibile, vissuto e immaginato, a suggerire un dialogo infinito con chi osserva le stesse opere. Guardando le opere si diventa interlocutori privilegiati per aprirsi ad un viaggio attraverso l’universo esterno sospeso tra segno e materia, idea e concetto.
Il potere dell’arte per Mambor è riuscire a ridare ad ogni azione e comportamento anche più banale e abitudinario, un nuovo senso estrapolandolo dalla seriale e meccanica quotidianità.
L’arte si fa pensiero e allo stesso tempo figurazione di tale pensiero che avanza generando espressioni senza volti, senza specifiche fisionomie perché va oltre quei codici linguistici precostituiti.

RENATO MAMBOR
Connessioni invisibili
Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Refettorio delle Stelline
Corso Magenta Milano
orari: da martedì a venerdì 13.30-19.30, sabato 15-19, chiuso domenica e lunedì
chiuso il 2 giugno e dal 2 agosto al 5 settembre
Inaugurazione 8 febbraio 2017 ore 18.30
9 febbraio-27 marzo 2017
Informazioni al pubblico Galleria Gruppo Credito Valtellinese: galleriearte@creval.it
Ingresso libero

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