Franco Manzoni, “In fervida assenza”

manzoni

Nota di Guido Oldani

L’acqua di fiume, si sa, prende velocità quando si approssima alla cascata. È a questo punto, pare di capire, che la poesia di Franco Manzoni sembra avvertire di essere. Ma il contesto non è propriamente naturalistico, al contrario è come già trasposto in pellicola di una sua rappresentazione. Quella che era la vocalità gestuale della scrittura di Manzoni fin qui maturata, tale quasi da produrre un lecito apparentamento con il dettato dell’arte teatrale, pare ora farsi deliberatamente sequenza, verosimilmente impiantata come se in celluloide, in un documentario possibile del male di un vivere.
Come dice la Arendt, il male è però “banale” e Manzoni gli dà udienza accelerandolo nella velocità dello scorrimento ed invertendone la direzione di marcia. I protagonisti, con il loro far soffrire o addolorarsi, divengono una sorta l’effetto è punzecchiante e di rincalzo in contropiede continuo. manzonicoverPoi, in prosecuzione e senza l’interruzione di disegno, deflagra un vortice di poesie dialettali che si sospingono deliberatamente fin verso l’orlo della lingua vernacolare, a generare, al di là del consueto ripristino delle radici, un vero colpo di clacson, una frenata fonica ed espressionistica, di gusto lombardo e persino futurista, prima di inoltrarsi in una terza parte della raccolta. Il piglio dello scrivere si tende e si fa trasparente, i versi si incalzano senza però ora più uscire dalla dimensione della pagina ospitante; la predilezione dell’autore si rivolge più alla cinetica del ritmo del verso che non al perimetro formale della strofa; ne viene un assetto tagliente e sonoro. Fanno capolino il respiro forte degli avi, lo sbocciare delle generazioni e l’oscillare dei destini, un increspare di fragore di una guerra di cui c’è memoria e un intenerire nonostante tutto e tutti. Allora, a rallentare pare proprio essere il fondale metropolitano, sorprendentemente rispettoso, alla fine, dell’uomo che continua, oltre il qua e là, la sua insindacabile tenacia ancóra dell’odierno.

 

ESTRATTI da “In fervida assenza”, di Franco Manzoni, RaccoltoEdizioni, 2010
(Trent’anni di poesia)

SDRAIATO

da una casa all’altra
sdraiato su tapis roulant
senza che una casa nessuno
mi appartenga
paesaggi che crepano veloci voci
autostrada treni casellanti
solo gli orari chiusi nelle orecchie
profilo mentale eccellente
un fuggi fuggi
trapela lo sgomento
dove arrivare e vomitare in fretta

***

FIGLIO DEL PADRE

non vengo per caso da un qualcuno
son figlio del padre di mio padre
figlio del padre servo di nessuno
un grande padre capace di chiedere perdono
sfidare i giorni gridando d’amore
capendo i propri limiti che sono con l’occhio
nello specchio agitato del cuore
figlio del padre servo di nessuno
certo che tutto sia stato scritto già
dannazione dubbi rugose mani di un bambino
aspetta nel silenzio destino del suo sguardo
ciò che sa

***

VOS A MEZZA

vos a mezza
gh’è semper on pont
de fagh sora pont
per dà foeura a sgar
el primm viagg
adasi adasi
d’incolladura
spuà de travers
pers per pers
anca ti t’hee cercaa
de nò mangià per nò cagà
allora
vatt a scond in la merda
cascet in d’on condutt
gabola del Lott
numer del “tè se regordet?”
cantand la canzon del Gipponatt
intratant on lament
pioeuv che Dio la manda
veggia l’è la storiella
on gran voeuj
oh ohi! ven el moment
temp de passada
el passa-per-tutt
mutatis mutandis
‘na pettenada
stendard cambìaa
se va a pucciann
bella giugada
incoeu in su on per
temp de guerra
doman in su on pomm
lus de la piana
mi hoo vardaa anca lontan
vers i mè man
lughera de foeugh
inferna de fanga
scrizza la cà
‘me ‘na senavra
poeu
vos a mezza
se sent partenza
in del tanf di lenzoeu
man morta picca a la porta
picca a l’uss
mamuss mamuss…
truss truss”
gh’è semper on pont
de fagh sora pont
silenzi

A MEZZA VOCE
a mezza voce / c’è sempre un punto / di fare punto / per gridare / il primo viaggio / adagio adagio / d’incollatura / sputare di traverso / perso per perso / anche tu hai cercato / di non mangiare per non cagare / così nascondi nella merda / ficcati in un cesso / cabala del Lotto / numero del “ti ricordi?” / cantando la canzone del Perdigiorno / intanto un lamento / piove a dirotto / vecchia è la storiella / un gran vuoto / oh ohi! viene il momento / tempo di caccia / il passe-partout / mutatis mutandis / una pettinata / stendardo barattato / si va a puttane / bella giocata / oggi su un pero / tempo di guerra / domani su un melo / luce della pianura / ho guardato anche lontano / intorno alle mie mani / scintilla di fuoco / inferno di fango / scricchiola la casa / come un manicomio / poi / a mezza voce / si sente partenza / nel tanfo dei lenzuoli / “mano morta bussa alla porta / bussa all’uscio / mamuss mamuss… / truss truss” / c’è sempre un punto / di fare punto / silenzio

***

BORDELL

in sta nazion
de cojon
volen stronz
istess che pivion
‘na marmellada
moltiplicada
la manden giò
fina a ingolfass de melgasc
a ingossass de spegasc
sentissela corr giò per i spall
la spuzza de brugna
spuasc de rogna
de quaj slandronna

___

bordell= rovina
brugna = cimitero
pivion= piccioni
spuasc = sputacchio
melgasc= chicchi di granoturco
slandronna = bagasciona
spegasc= aborti o scarabocchi


***

FRA PUTTANE SLAVE E NIGERIANE
                                                         a D.

notturno estivo di spiaggia
fra puttane slave e nigeriane
a Viareggio cavalcando danza di pioggia
dentro una spina di sofferenza argentina
un magone una fregatura
infranti nascendo in legatura
nell’amore che soffoca o divora
affrontandosi trepidi in delirio
fratelli egoisti di un agosto sudario
affranti sciamano
a fari spenti i villeggianti

***

CASA DI PASSAGGIO

levigate a lampone sudate
le labbra tue esauste elastiche
‘na limonada cont el sangu ch’el tira
el sporg il banano tra i dent a rampìn
scottate in spasimo gonfiate
scolpite dal sangue intiero delle mie labbra
ansimi pregando un sogno vero davvero sincero
tè me mostret el bamborin
porco sciampitt magiostra de giardin
me conven mojà la penna in del carimaa
tutt completament in visibilli entusiasmaa
federe togliendo ordine ideando
giocando insieme quali antichi bambini
la borra rimetti nei vecchi cuscini
varda chì ona maggia de sbora
tè ghe det ona leccada non plus ultra
me se induriss anmo ghe la fo pù
sì sì disi de sì visin a cuu a cuu
ohibò me pias on pezz tè sgagni i tett
tè podi minga dì de no
el dodes de via Bramant frecassa ‘me on ferr rott
che casott
coraggio casa di passaggio refugium peccatorum
dess che l’è moll corri in cucina fai presto
stuzzicante cuoca croccante prepara
‘na fritada cont i pissacan e i scigoll
on’insalatta cont i ciapp e i badée
che intanta intanta
te cominci a dà ‘na noeuva sfojada davanti e dedrée
poeu giughemm a toeummel e dammel
sulle guance gocce felici di rimmel

___

magiostra= fragola
mojà= inzuppare, intingere
carimaa= calamaio
pissacan= funghi originari dell’Oltrepò pavese
ciapp= uova sode (in cucina), altrimenti chiappe
badée= fagioli (in cucina), sennò testicoli

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Franco Manzoni è nato a Milano nel 1957. Laureato in lettere classiche, insegnante, traduttore dal greco e dal latino, epigrafista, docente di grammatica e letteratura dialettale milanese; già autore di programmi RAI, dal 1984 è fondatore e direttore responsabile della rivista di poesia e cultura “Schema”. Nel 1995 ha ideato, assieme a Filippo Ravizza, il “Manifesto in difesa della lingua italiana”. Da oltre trent’anni è una firma del “Corriere della Sera” in cronaca e in cultura. Ha scritto testi di canzoni per noti interpreti su musiche di Oscar Prudente. Ha curato numerose antologie della poesia italiana contemporanea. Le poesie di Franco Manzoni sono presenti sulle più significative riviste letterarie italiane e sono tradotte nelle principali lingue. Ha pubblicato le seguenti sillogi: imperatore! (Le Cinque Vie, 1987), Esausto amore (Crocetti,1987), Totò (Fonèma,1989), Padania (Centro d’arte,1990), Verso la seta (Fonèma,1991), Faccina (Book,1991), Lettere dal fronte (Schema,1993), Figlio del padre (Book, 1999), Angelo di sangue (Pulcinoelefante,1999), la Marisa (Gli Specchi, 1999), En sombra de grito (Devenir, Madrid, 2001), Casa di passaggio (Signum, 2001), in fervida assenza – Trent’anni di poesia (Raccolto edizioni, 2010).

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