Laura Corraducci, “Il canto di Cecilia e altre poesie”

 

canto_di_ceciliaDalla prefazione
di
Francesco Napoli

 

C’è una riflessione fondativa strettamente connaturata alla poesia, in auge in Italia sin da quel famoso Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io”, che, sempre restando alle nostre latitudini, negli ultimi trent’anni circa ha avuto un’incalzante ripresa: la posizione dell’io (…) Non sfugge a questa traiettoria Laura Corraducci alle prese con l’arcaico dilemma sull’io e che con Il Canto di Cecilia e altre poesie sembra aver raggiunto un solido punto d’approdo nel suo cammino.

L’attraversamento dei confini della prima persona singolare si è compiuto ora pienamente nel Canto di Cecilia e altre poesie, come testimonia quel continuo rimbalzo tra l’io e il tu che di volta in volta si scambiano le parti, in un originale flusso di coscienza, superamento sostenuto anche da una più ampia capacità ricettiva che sa raggiungere (ed è raggiunta) dall’altro da sé. La necessità è ora quella di essere una “voce” e non più un’autobiografia in versi: suono e senso finalmente s’innalzano, esattamente come s’innalzò, di fronte all’estremo della morte, la voce di santa Cecilia, quella rievocata in versi da Laura Corraducci nel poemetto eponimo posto nelle pagine conclusive.

E posto lì perché in conclusione di un percorso è sopraggiunto, quando il libro aveva già preso corpo ma, evidentemente, mancava ancora di un ulteriore scarto in avanti al di là dell’efficacia espressiva del ritratto della santa. Non c’è “stazione” del martirio della santa che non sia pervasa di suono e di canto, e già il riscontro lessicale lo segnala. Ma la voce della vergine romana che si sta votando al sacrificio estremo si trasformain una “melodia di fianco all’anima” capace di “far cantare tutto il corpo” per un’esperienza totalizzante nella quale sembra calarsi con agio Laura Corraducci, annulandosi.

Rimedio alla “confusione” già patita diventa allora proprio l’alterità (“sia la Tua musica a inebriarmi la mente”/ sia solo la Tua mano a seppellirmi il cuore”), in un’altissima invocazione metafisica.
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ESTRATTI

Il Canto di Cecilia e altre poesie“, di Laura Corraducci, Raffaelli 2015

tre centimetri di pelle ti ho cucito
alla vita come fossi una cintura
i punti fissati diritti sulle anche
tre croci sul tuo Golgota di carne
venga il vento
a slegarmi dai tuoi fianchi
venga il fuoco
a bruciarmi dentro un tuono
farfalla sciolta in polvere sul muro
alla morte oggi ruberò le cicatrici

*
sarà la teoria degli angoli convessi
o quella delle rette parallele
o è il pigreco del tuo labbro superiore
a spaccare in un secondo tutti
gli assi portanti del mio mondo?
e sentirsi ancora nuda e rovesciata
come una figura piana
disegnata sempre storta
sulla carta millimetrata
dell’ennesima inutile illusione

(I sezione, Il filo intorno al dito)

a N’Dalì il cielo non si oscura mai
è un drappo incandescente sulle foglie
la scimmia è il custode del palazzo
e si addormenta alle luci dell’aurora
stanotte saprò indovinarti le costellazioni
e risalire all’indietro la Via Lattea
ti accarezzerò i capelli in ogni stella
in cui mi sarò dato di inciampare gli occhi

( II sezione, I nomi rimasti)

*
potrebbe alzarti le mani al cielo
spingerle in alto e farle volare
recitarti a memoria le linee dei polsi
raccontare di come di nascosto
ha scelto di abitarti l’anima
donna che raccogli nella pelle
gli sbagli di chi ti ha preceduta
il trucco si disfa
e nel tramonto rinasce la bellezza
offerta ancora all’altare sconsacrato
del tuo corpo ma è il sangue suo
che scuro ti esce dalla bocca
e che porti senza saperlo nelle vene

(III sezione Versi per fari e guardiani)

il tuo viso giace muto
in fondo al letto
lo sorveglio di nascosto
senza farmi ritrovare
il corpo ferito dalla notte
lo sento attraversare i corridoi
annodare le distanze
nello spazio dei seni
stringo i pugni sulle tempie
il duello con la morte
ha il rumore dei tuoi passi

(IV sezione Nella tasca sinistra)

*
lei serrava nella gola la vittoria
strappando al boia la sua voce
per sciogliersi il cielo nei capelli
nello sforzo estremo della danza
e lasciare cadere dalle mani
tutto il seme aspro dei colori

(VI sezione Il Canto di Cecilia)

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Laura Corraducci è nata a Pesaro nel 1974 dove risiede, è insegnante di inglese.
Nel 2007  pubblica il suo primo libro di poesie con  Ed. Del Leone dal titolo Lux Renova.
Suoi inediti sono apparsi su Punto Almanacco della poesia italiana  2014, edizione Puntoacapo,  Gradiva con nota critica di Giancarlo Pontiggia, Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea 2, Raffaelli editore. Nel 2012  e nel 2015 organizza con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della sua città, la rassegna  poetica “vaghe stelle dell’orsa”  dedicata alla poesia contemporanea italiana e straniera. Sue poesie sono state  tradotte in lingua spagnola, inglese e olandese.

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