Felice Casorati, la classicità dello stile

Casorati Venere bionda 1933[1]Anticipazione
FELICE CASORATI
Collezioni e mostre tra Europa e Americhe
Alba, Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero
dal 25 ottobre 2014 al 1 febbraio 2015

Nota di Silvana Lazzarino
Eleganza e ricercatezza nel definire figure e forme a toccare quasi un ideale di perfezione, rigore costruttivo e plasticità, caratterizzano i processi compostivi dell’opera di Felice Casorati, tra i protagonisti più interessanti del panorama artistico italiano della prima metà del Novecento.
Nato a Novara nel 1883 e morto a Torino nel 1963, figlio di un militare di carriera, Casorati, appassionato di musica, interesse che non abbandonerà mai durante la sua vita, si dedica alla pittura a cominciare dalla sua prima mostra collettiva dove esordì nel 1904. Dopo la laurea in giurisprudenza viene ammesso alla Biennale di Venezia del 1907 dove sarà presente con continuità durante l’intero arco della sua carriera.
Alla ricerca di una forma pura e assoluta, ancora più assoluta di quella di Morandi, per l’assenza di variazioni atmosferiche e per quella chiarezza e logicità nella definizione e disposizione dei volumi entro spazi ben delineati, Casorati mira ad una raffigurazione perfetta nella rappresentazione di oggetti semplici e nature morte come uova, scodelle, fiori, frutta, e di figure umane protagoniste della scena intellettuale e mondana a lui contemporanea.
Purezza e atmosfera enigmatica definiscono quel “realismo magico” che avvolge le figure femminili e le nature morte, temi da lui privilegiati, rendendole autonome all’interno del contesto in cui sono inserite.
Casorati Bambina che gioca su un tappeto rosso 1912[1]A ripercorrere i momenti più significativi della sua arte che velocemente passa da uno stile in cui prevale l’influenza preraffaellita ed espressionista (Klimt), a composizioni di chiaro stampo classico e rinascimentale, fino a toccare stilemi di impronta cubista e astratta, sottolineando i momenti chiave del suo successo a livello internazionale tra Europa e Americhe, è l’esposizione che si aprirà il prossimo 25 ottobre 2014 ad Alba presso la Fondazione Ferrero.
Nata dalla collaborazione della stessa Fondazione Ferrero e la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino con la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, l’ampia antologica Felice Casorati. Collezioni e mostre tra Europa e Americhe vuole essere un omaggio a questo grande artista che nella figura femminile e nel ritratto trova la sua più alta espressione linguistica densa di equilibrio e poesia.
foto 1Curata da Giorgina Bertolino, coautrice del Catalogo Generale dei dipinti dell’artista, la “mostra museo” aperta fino al 1 febbraio 2015 raccoglie sessantacinque dipinti di Felice Castrati, quaranta dei quali provenienti da collezioni di musei e istituzioni nazionali e internazionali per soffermarsi sulla storia pubblica della sua arte – dagli anni Dieci agli anni Cinquanta del Novecento- guardando alla ricezione e al riscontro ottenuto a livello internazionale durante la sua lunga carriera durata quasi sessant’anni (1907 – 1963).
Un percorso che propone dipinti appartenenti a collezioni museali e private, acquisiti o esposti all’estero e nelle sale della Biennale di Venezia, individuati tra quelli che lo stesso Casorati aveva scelto di presentare nei contesti espositivi internazionali.
Accanto ai musei prestatori italiani come la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Museo del Novecento di Milano, e la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, sono quelli europei e americani tra cui: il Centre Pompidou di Parigi, la Nationalgalerie di Berlino, il Detroit Institute of Arts e il Museum of Fine Arts di Boston e il Museu de Arte Contemporânea da Universidade de São Paulo in Brasile.
foto 2Un linguaggio forte e ricco quello di Casorati, descritto nei ritratti intensi ed espressivi di figure femminili, intellettuali, amici e nelle nature morte cariche di realismo, che trovò nelle Biennali di Venezia (a partire da quella del 1907 fino a quella postuma del 1964) e nelle sedi del circuito espositivo europeo ed americano, un’occasione di scambio e confronto importante. Accanto alle Biennali di Venezia e a prestigiose rassegne celebrative cui prese parte (tra le quali le Esposizioni per il Centenario argentino di Buenos Aires e per il Centenario dell’Indipendenza di Santiago del Cile; le Esposizioni universali di Barcellona nel 1929 e di Bruxelles nel 1935; l’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1937), Casorati fu presente a numerose mostre dedicate all’arte italiana contemporanea, alle mostre itineranti del movimento artistico “Novecento” (Ginevra, America Latina, Stoccolma e Helsinki tra il 1929 e il 1931) e nel dopoguerra alla Documenta di Kassel dove venne invitato per la prima edizione del 1955.
L’esposizione, che come punto di osservazione fa riferimento alle Biennali veneziane, di cui nelle sale della Fondazione sono documentate le dodici edizioni attraverso opere singole e disposte in gruppi, si apre con uno splendido dipinto Ritratto della sorella Elvira con cui Casorati esordì alla Biennale di Venezia del 1907. Dipinto che documenta una fase della sua pittura in cui l’interesse per la figura femminile è scandagliato attraverso le sue diverse età come dimostrano: Bambina su un tappeto rosso (Biennale del 1912 ), Le ereditiere (Biennale del 1910) e Le vecchie comari del 1908. Il ritratto, genere privilegiato sia nella sua veste più domestica e famigliare, sia in quella ufficiale, è come un filo rosso che giuda il visitatore in una sorta di galleria di volti di donne, uomini protagonisti del panorama artistico e intellettuale con cui Casorati venne a contatto durante il corso degli anni Venti. Così accanto al ritratto della moglie Daphne Maugham e del mecenate Riccardo Gualino, sono quelli della danzatrice russa Raja Markmann e del pianista Alfredo Casella e ancora quelli del pittore e allievo Riccardo Chicco e dei coniugi tedeschi Kurt ed Elisabetta Wolff.
Un percorso avvincente che procede da una fase più ricercata e raffinata nello stile ad una neoclassica propria degli anni Venti, caratterizzata da un’assoluta rigorosità nella costruzione e nella disposizione delle figure negli spazi cui si accompagna un uso del colore opaco dalle tonalità bruno-grigio, per procedere a partire dagli anni Trenta verso una linea più fluida ed un cromatismo più intenso con figure meno rigide e colori gradualmente più luminosi, fino ad avvertire l’influenza delle atmosfere neocubiste e astratte dove le forme si semplificano e i contorni si fanno più netti come nelle nature morte.
Così accanto ad elementi rinascimentali con richiami a Piero della Francesca per la precisione formale e l’evidenza volumetrica delle figure e degli oggetti visibili ad esempio nel Ritratto di Hena Rigotti e in.Madre e maternità degli anni Venti sono figure dai tratti più morbidi e meno squadrate come Venere bionda del 1933, per arrivare alla presenza di elementi geometrici nella rappresentazione delle nature morte, immobili in un’atmosfera indefinita di interni dove il tempo sembra sospeso.
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale, documenterà le opere in mostra e sarà arricchito da saggi della curatrice Giorgina Bertolino, Sergio Cortesini, Maria Chiara Donini, Ana Gonçalves Magalhães.
In occasione della mostra è previsto un articolato programma di visite, incontri e approfondimenti, cui si accompagna la proiezione di un documentario prodotto ad hoc e attività educative destinate alle scuole, progettate dalla Fondazione in collaborazione con il Dipartimento Educazione della GAM, Torino.
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FELICE CASORATI
Collezioni e mostre tra Europa e Americhe
Alba, Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero
dal 25 ottobre 2014 al 1 febbraio 2015
Per informazioni:
Fondazione Ferrero: www.fondazioneferrero.it

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