Gabriella Musetti, "Le sorelle"

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Nota di Alida Airaghi
Solo una trentina di poesie, inframezzate da qualche prosa e da interventi artistici di Donatella Franchi, in questo volume di versi della poetessa genovese Gabriella Musetti. Dedicato a uno dei nodi parentali meno facilmente districabili, intriso com’è sempre di memorie comuni, affetto, rivalità, gelosie, solidarietà, tensioni. “Anche sorelle gemelle segnano distanze, vivono fratture inconciliabili, sperimentate asciutte dentro i liquidi umorali. Punto fisso nella memoria è ‘quel’ volto, il volto della madre. Essere state dentro le stesse acque, ninnate dallo stesso ritmo del cuore e del respiro, accolte nelle stesse braccia.” La madre, appunto, la stessa per le sorelle, che continua a vivere severa come un rimprovero, tenera come una carezza, anche quando non c’è più: “E tu lo sai bene/ cosa direbbe lei/ -se ancora parlare potesse-/ risuona nei tuoi chiusi/ sensi…”. La prima sezione del libro (“Allegoria della dissipazione”) è rivolto a un “tu” imprecisato, che potrebbe essere appunto la sorella dell’autrice, o forse l’autrice stessa: un sommesso giudizio negativo verso chi si è allontanato, si è forse perso, scivolando in una “inerzia o autopunizione”, in un’ “assoluta disgregazione”: è non è un caso che qui il termine più ripetuto sia “separazione”, con tutti i suoi derivati. La seconda parte del libro è più distesa e serena (e “sorriso”, “sorridente”, “cielo”, “luce”, insieme a una tavolozza di colori, illuminano questi versi dedicati a una giovane e radiosa Michela). Le poesie di Gabriella Musetti sono quasi totalmente prive di segni di interpunzione, ma sfruttano lineette, barre, spazi bianchi quasi a indicare la volontà di incidere il testo (e forse anche il cuore) con frequenti cesure, e tagli, ” a districare il perché/ delle cose/ a separare gli eventi”.

                                         per Francesca
                                         per le cose dette
                                         e non dette
Scrivo per te queste parole
ritratta/ assente /
da una foto
nell’angolo della stanza
           ingombra di giochi lasciati
da una lontananza separata
Ti muovi rapida e notturna
dai vuoti giri
          di una solitudine affocata
non credi nello strazio
          la giornata lacerata
***
Tieni in mano un capo
di questo filo senza bandolo
lo sguardo duro di una sofferenza
mai apertamente sfogata
Eppure intorno hai gente
che ti ama
ti trattiene
          voci e anche reticenze
a danno di uno sguardo
cupo di separazione
***
Come una nottola indugi
sul balcone
di questa vecchia casa
trattieni la tensione nelle vene
           dissipata rendi
                        la tua giornata
***
Dalle luci alterne soffocate
dimmi – che cosa cerchi –
di quali incanti ti circondi
come avanzi dal segno di ieri Cosa
trovi di ciò che cerchi
o solo l’attimo sperduto
separa ogni istante
da un niente a un altro niente?
***
Quando ti guardi allo specchio
di mattina
e cerchi tra le macchie del viso
una risposta
un segno        una proposta
un lieve cenno
di una vita intera
un ordine remoto
un soffio         un singolo tocco,
ricordi ancora – la sua voce –
la carezza dello sguardo
dietro la nuca
ormai del tutto a te remota?
—-
Gabriella Musetti vive a Trieste. Dal 2000 organizza annualmente “Residenze Estive” Incontri internazionali di poeti e scrittori a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia. Dirige la Rivista «Almanacco del Ramo d’Oro», semestrale di poesia e cultura. Ha scritto diversi saggi e articoli su temi legati alla scuola, alla scrittura delle donne, alle biografie.
Fa parte della Società Italiana delle Letterate.
In poesia ha pubblicato:  Divergenze, En Plein Officina, Milano (2002); Mie care, Campanotto Editore, Udine (2002); Obliquo resta il tempo, LietoColle, Faloppio (2005); A chi di dovere, La Fenice, Senigallia (2007), Premio Senigallia Spiaggia di Velluto;
Beli Andjeo, Il Ramo d’Oro Editore, Trieste (2009).

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