Osip Mandel’štam, “I lupi e il rumore del tempo”

Letture

Un poeta di oggi, Paolo Ruffilli, con una passione che dura da più di trent’anni, ha tradotto le poesie di  Osip Emil’evic Mandel’štam in un libro antologico – “I lupi e il rumore del tempo“, (Biblioteca dei Leoni, LCE edizioni, 12 euro) che rende giustizia ad uno dei grandi poeti russi (morto nei lager staliniani).

Liberatosi “per reazione incontenibile” dalla paura,  Mandel’štam ha sentito più forte di qualsiasi altra la spinta ad andare “contropelo rispetto al mondo” e ha scritto alcune delle liriche più dure nei confronti della “follia sovietica” che lo hanno portato alla denuncia e all’arresto e all’inizio di quel particolarissimo calvario di prigione, confino, lager, durato cinque anni fino alla morte.

In tutta la sua produzione, intensamente lirica, tradotta da Paolo Ruffilli, per Mandel’štam la parola della poesia doveva per forza avere una valenza integrale e non a caso definiva il poetacolui che scuote i significati“, non per una rivolta contro la retorica della letteratura ufficiale e contro i dettami propagandistici dell’epoca, ma pregiudizialmente e da sempre, nella sua esperienza, per l’istintivo rigetto del luogo comune, dell’immagine inerte, del tono ingessato, della frase fossilizzata.

Odio la luce

Odio la luce
delle stelle uniformi.
Salve mio vecchio delirio.,
slancio di torre gotica al cielo!

Pietra, sii come un merletto
e diventa, tu, ragnatela.
Ferisci con un ago sottile
il petto vuoto del cielo!

Verrà il mio turno, lo so,
e sento aprirsi le ali.
Ma dove mirando cadrà
la freccia del vivo pensiero?

Conclusi il tempo e la strada,
potrò ritornare dov’ero:
ma là non riesco ad amare
e qua del mio amore ho timore.

(1912)

Osip Emil’evic Mandel’štam
Traduzione di Paolo Ruffilli

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