Chiara De Luca, “La corolla del ricordo”

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

Chiara De Luca corre quindici chilometri al giorno, scrive poesia, narrativa, saggistica e per il teatro. Traduce da inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, olandese.

Ha pubblicato con Fara i romanzi La Collezionista (2005) e La mina (stra)vagante (2006), con Perdisa la pièce teatrale Duetti, con Kolibris le raccolte poetiche La corolla del ricordo (2009, 2010), edita anche in versione bilingue italiano-inglese, con traduzione a fronte di Eileen Sullivan (The Corolla of Memory, 2009), e Animali prima del diluvio. Poesie 2006-2009 (2010, 2011). Ha in uscita il libro di foto e poesie La somma di ogni ritorno, con la prefazione di Giancarlo Pontiggia. In preparazione la raccolta di saggi A margine dei versi e la raccolta poetica Sulla carta bianca dei giorni.

Chiara De Luca, da La corolla del ricordo, Kolibris 2009; 2010
*
18:30

Stanca forse anche tu
di essere forte, accogliente,
mollemente ti lasceresti
scivolare tra le spire del vento,
strozzando stretti i cori e le risa
eco di un te da anni già infranto.

Anche tu nelle strade sei sola
mostruosamente e ti colma
appena di una memoria
sbiadita di desiderio le mani
che ansiose frugano in cerca

Bologna,
gli sguardi piantati
a sangue su ciò che sei stata
e ti manchi in questo sfregio
aperto dal chiasso dell’allegria
simulata dal tempo inchiodato a un ricordo
nell’ora in cui ciondola il mondo
e idiota sorride brindando smagliante.

*
A Bologna

Nuovamente bella nel terrore
sublime della sera al ritornare
quando serrano le chiese
e chi davvero crede si smarrisce
nella pletora dissolta dei saluti
nel cambio della guardia dei rimedi
al vivere casuali sempre troppo

Strade ricolme dell’inutile
attesa di un motivo al tentativo
quando preferisci abbandonare
il campo all’invisibile nemico

che tanto bene incarna la pigrizia dell’amore.
.
29/09/2008
*
Si riapre la corolla del ricordo
ora che fermandomi riascolto
e sono rovi a fondo nell’andare
ogni giorno dove non ci sono
incontri che svaniscano il mistero
sguardi che socchiudano il silenzio
tra petali di gelo che improvvisi
si serrano per chiudermi nel boccio
dei miei sorrisi bianchi collaudati
a ingannare chi non sa vedere,
non è servito a niente sprofondare
oscure le radici tra le dune dell’amore,
polline incendiario che trascina il vento
schiude nuovamente la distanza e mi riporta

*
Vedi quante palpebre ha sull’autobus la vita
come tutti guardano e nessuno come solo
un poco se rallenti c’incrociamo
con entrambi dentro la paura.
Tienimi perché di nuovo sono
anima posata sulle scale a sanguinare.
Non si schiuderà la porta in alto
il guardiano sulla soglia dell’istante
ha occhi buoni, quasi ride, mani lievi
danzano in un breve sogno di tastiere.
Attendo a pugni stretti la condanna
nemmeno mi difendo per vergogna
di mordere l’amore come un cane
in tutto quest’inferno di parole.

 
*
Cronaca

I

Danza nuda sotto le due torri,
leggo una mattina gelata nel passare,
un tifo da stadio l’accompagna,
e chissà che marchio porta sulle labbra
come chi ogni giorno sveste ogni pudore
versandosi in poesia per essere
di tutti eppure non restare.

 

II

 

Sette colpi di pistola contro
una boutique del centro
di Bologna sette gli anni
dal nostro primo incontro
e che non ricrescono le ali

sette i peccati capitali 

*
Ogni giorno come questo è Natale
quando la luce tersa si scava
profondo un tunnel tra le colonne
a colpire freddissima e bella
la mano stretta attorno alla penna.
La prima pagina bianca è di nuovo
aperta in attesa di un gesto d’inizio
Cambio agenda ogni volta che muoio
per questo a febbraio in saldo ne acquisto
una mezza dozzina almeno. 

*
Nostalgia di treni e di stazioni
di chi si siede e senza domandare
inizia a raccontarti la sua storia,
di gradini sporchi e inumiditi
di neve calpestata e di rifiuti,
dell’orologio grande sul binario
incastonato al buio dentro al gelo
che pare neghi al tempo di passare,
della bimba slava appesa alla mia gonna
mentre usurpo e tremo il nome mamma,
di chi ti guarda dentro gli occhi e tiene
e non ti chiede neanche il nome nell’andare. 
*
È strano vedi come possa il vento
liberare il cielo e alleggerire in volo
le braccia degli alberi di nuovo genuflessi.
Prigioniera in casa manca ancora tanta luce
bevuta dal palazzo a pochi metri desertato,
mentre sul terrazzo i panni giocano coi fili
appesantiti danzano sgraziati e come ignari
del tempo segreto che battuto dal silenzio
da mesi nel quartiere non fa che replicare
la bellezza dura dei tuoi occhi nell’andare
la tragica saggezza che traveste le paure
le grida dei bambini in quel cortile
così pure

*

Novembre si ribella all’assalto dell’inverno
grandi crepe dilatate nelle nuvole dal vento,
un passo si appoggia lentamente dopo l’altro
tentando di alterare il volgere del tempo,
abitiamo un anno intero la distanza di una sera
vorrei essere di strada ma la strada non è chiara,
saperti dietro i vetri è la nuova vocazione
rigiro in bocca il fiato come una preghiera
ma il battito ha il ritmo di un’altissima canzone.
Il buio è disegnato in cerchi brevi dai lampioni,
auto in fila indiana sono stanche di arrancare
aprendosi per terra un varco lucido d’asfalto,
loro sono giovani e spogliate di tormento
insanabile sui viali a tarda notte il gelo. 
*
Forse capirai un poco il giorno
che scivolerai tra i banchi del mercato
quando in fretta tirano le tende all’ora
di chiusura. Quando varcherai in silenzio
il portone in legno austero di una chiesa
mentre il coro intona l’ultima preghiera
e il prete sta benedicendo già chi c’era
Quando ti ritroverai la sera a rimandare
l’ora dell’uscita in giro nel quartiere
per poter sentire sempre quel fragore
di saracinesche esplodere le strade
Quando attenderai ogni notte per dormire
che sia spenta in alto l’ultima finestra,
lo saprai anche tu il sentore del finire
spendere la vita senza tregua ad iniziare
perché alla sorgente l’acqua non ricorda
come in uno schianto termini la corsa 

*

È stata così piccola la pioggia
nel cadere, docile e precisa per spezzare
il flusso silenzioso e uguale della notte vedi
non torna l’asciuttezza calma del terreno
nei viali foglie marce che dissolveranno
grandi pozze dove come un sasso cade
lo sguardo che ha cessato di cercare
passa lentamente a guado il fango
cede e non ritorna.

—-
Chiara De Luca, ha tradotto, tra gli altri, Marcos Ana, John Barnie, Thomas Beller, Pat Boran, Eva Bourke, Jorge Carrera Andrade, John F. Deane, Patrick Deeley, Guy Goffette, Dominique Grandmont, Nigel Jenkins, Thomas Kinsella, Nuno Júdice, Werner Lambersy, Philip McDonagh, Colette Nys-Mazure, Peggy O’Brien, Sabina Naef, Gerard Smyth, Gray Sutherland, Grace Wells, Anne Wigley, Liliane Wouters, Enda Wyley. Si occupa di critica di poesia italiana e straniera su riviste e siti letterari. Ha curato l’antologia di giovane poesia contemporanea Nella borsa del viandante (Fara, 2009). Ha realizzato e gestisce il sito http://italianpoets.wordpress.com/, che ospita le opere di circa 150 poeti contemporanei. Nel 2008 ha creato le Edizioni Kolibris, dedicate alla diffusione della migliore poesia straniera contemporanea, prediligendo autori mai prima tradotti in italiano ( www.edizionikolibris.com). Nel 2009 ha ricevuto il Premio ad honorem Pilade Bronzetti (Termopili d’Italia) per l’impegno in ambito poetico e culturale.
Il suo sito personale è www.chiaradeluca.it

2 pensieri su “Chiara De Luca, “La corolla del ricordo”

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