La vostra voce, Emanuela Masseria

La vostra voce, Emanuela Masseria
a cura di Luigia Sorrentino

“Nella mia formazione rientrano esperienze molto diverse, tra le quali una laurea in psicologia e alcune avventure in ambito video e fotografico, (reportage per enti e media, calendari, mostre, materiali amatoriali e non). Credo nella contaminazione e in alcune parentesi barocche fuoriuscite dal nostro ultimo secolo multimediale. Condividiamo di tutto, in qualunque modo e, se abbiamo fortuna, talvolta riusciamo ad esprimere qualcosa che possa assomigliare ad un’antica quintessenza. Non so se sia il mio caso, ma in fondo ho deciso di provare a vedere se è proprio così. Ormai…”

Emanuela Masseria 

esterno acquatico
.
Persone nella pioggia
ai margini delle pozzanghere
fermi
senza il tempo minimo
per la loro immagine riflessa
…sembra mossa
nel vapore fumoso
che arresta il movimento
rendendo tutto
lanugine grigia
bagnata sintesi di odori
di buono e di cattivo
di colonie di batteri che si riproducono
felicemente
sudore dopobarba gas carezze
afa
sfioramenti sguardi vuoti ebbrezza
esitamento delle folle
catrame
tacchi a spillo sul terriccio
miserie
lamenti saluti sgambetti
respiri stanchi
mezzi sorrisi colorati
spiccano
tra fortunati mortali
ed esseri credibili
…la generica staticità
inghiottita dal tempo
sospira e gira in tondo
o giace zuppa sul fondo del selciato

***

Mestre
.
Primi freddi
mischiati nell’acqua
fantasizzata resistenza al clima
nella chiara
evidente
Mestre
.
Ad ogni passo
più lingue-dialetti-vetrine-passatempi
ricerche di gente
donne & uomini
nessun proclama di realtà manomessa
niente consacrazione di tradizione politica
niente
solo tempo e spazio
e conquistare
Umili
.
Nella piazza perenne
c’è invece il bar dei Vecchi Veneti
quelli che pensavo non morissero mai
e ora invece sono li
appoggiati ai loro tavoli
serviti da atemporali tecnici cinesi
.
I giornali letti dagli Indiani sono turchi
Il colore dei loro visi
Non assomiglia al nostro biancore
animato dal freddo
che mai troppo velato
È assolutamente proprio nostro
.
Mentre
siamo padroni del mondo
a casa d’altri
il popolo insegue la città
e il tempo corre sui binari
Sui quali spariremo

 

***

Animalisti al circo
.
Il circo è tornato!
.
Stride
da un’auto
la sua voce
che con un megafono
acclama
piccole folle
.
Volume alto
significato modesto
tra faccende moderne
di umile pregio
.
Nell’aria
aleggia
la cruda vergogna
.
Morte al tendone !
.
Giovani umani
l’assalgono
a un tratto
tra fili mogi
e saldi reclami
.
Le uniformi strappate
le urla appese
tra gabbie
e animali
che dormono soli
.
Non si ode niente
che possa mancare
come il suono di un’auto
che quando scompare
lo fa sussultando
senza lasciar detto niente

***

Un’eventualità
.
Le plastiche finite
i dolori sul tetto
Gogol tra le mani
ancora da iniziare
tra cime inferte
e i resti di una notte
ricordi di musiche
più vere
e più lontane
le speranze di ieri
lo spazio del domani
l’attimo è l’attesa
e ciò che rimarrà
tra il suono dei miei passi
negli spigoli
sui rami
e sull’erba fuori
come ad asciugare
un’eventualità 

***

Rientro

.
La rotta porta
verso il campanile
le nuvole
la notte
oscurano le lame
di una giornata buia
prima della luna
il cielo
perso
in una rima
di lampioni
prevede un blu dipinto
nel volto del domani
un nuovo arco spoglio
che non ha più colori
ma luce che resiste
a un’altra
alba bruna

***

Il meglio è inespresso
.
Dato per scontato il fatto
che questo Dio ci dà conto
di tutta la nostra melma
che giace inespressa
e che sappiamo fluire
festosa per il mondo
sappiamo anche e finalmente
che non gli è sfiorato mai accanto
il pensiero sostanziale di darci atto e forma
dell’interezza del nostro personale paradiso
ci appartiene
come da precedenti accordi.
***

Infiniti cieli e mari finiti

Un interstizio in suppurazione
fra la terra e il cielo
l’eterno osservatore solitario
.
Dal mare sale
e fumo trasparente
sotto il sole assoluto
c’è ancora
un denso silenzio sottovuoto
.
Giornata splendida oggi
nelle onde cova allegra
l’ultima traccia di una remota tempesta
morta tra le altre
addormentata in un orizzonte lontano
.
Si può credere facilmente
ad un imperscrutabile fine
se consegnati alla luce
che insegna
semplice
il suo estremo rimedio
Racchiudere un ricordo
in una curva sottesa
che ci aveva unito
sperandoci integri
.
Integri come non lo siamo mai stati
.
Ma ci sono i nuovi giorni
nati sotto un unico sole
che ha sempre ragione
ritornando domani
regalandoci i suoi occhi
a partire dall’alba

***

Elementi pomeridiani in terra straniera
.

Il nero
prematuro
si restringe
si leva
l’acqua
sopra la calura
inizia
il proseguire
e si distingue
l’assolato inferno
che trasforma la pianura
.
E’ solo carne
che respira e
mi raggiunge
è il tormentarsi serio
ed il calore
.
Non c’è mai pace
dentro una cornice
di paziente fuoco
scosso dal tremore
.
E ritorna un’altra era di vernice
aleggia e impera sordido
l’amore
aria satura
matura
meretrice
non c’è più sangue
né sale
né dolore
.
Scempio
spreco
risonanza
fioritura
la calma
supina
alleva la premura
.
velato e gelido
il tuo sguardo che tortura
pallide le mura alte
noiosa la paura

Breve autobiografia di Emanuela Messaria
Giornalista freelance e amante della scrittura in generale, ho nel cassetto un centinaio di poesie e un romanzo in fase di elaborazione arrivato a pagina 112. Ogni tanto estraggo qualcosa dal mio mobile più misterioso e la invio per farmi conoscere un pò. Una volta sono stata segnalata ad un concorso di poesia nei pressi della stazione di Venezia-Mestre, (il premio Orsa), per alcuni versi che vertevano sullo schietto rapporto di amore/odio che intrattengo con il Creatore.

2 pensieri su “La vostra voce, Emanuela Masseria

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