Rischia di perdersi il patrimonio artistico dei Fantoni di Rovetta

Arte e Poesia
a cura di Luigia Sorrentino

La Casa Fantoni di Rovetta.
Un patrimonio artistico a rischio di estinzione

di Fabrizio Fantoni

Da secoli la Casa Fantoni di Rovetta, in provincia di Bergamo – oggi museo e sede della Fondazione Fantonum de Rascarolo -conserva un patrimonio culturale di eccezionale interesse artistico fatto di modelli, progetti, bozzetti e opere grafiche che testimoniano l’attività di una delle più importanti botteghe della storia dell’arte italiana, quella  dei maestri scultori Fantoni di Rovetta. La casa-museo che conserva  il prezioso patrimonio artistico della famiglia adesso rischia di chiudere per mancanza di fondi.

Per comprendere a pieno la rilevanza storica delle raccolte d’arte di casa Fantoni si leggano le parole scritte da Francesco Maria Tassi nelle sue “Vite de’ pittori scultori e architetti bergamaschi” del 1793: “Ma che dirò io delle opere eccellenti, che ornano alcune stanze della loro abitazione in Rovetta, le quali certamente paragonar si possono ad una celebre galleria… Veggonsi primieramente in una stanza ben grande infiniti modelli delle principali opere da loro fatte in grande, ed altre istoriette bellissime scolpite in legno… In altra stanza sono innumerevoli capricciosi modellini, de’ quali dalla cima al fondo è tutta ricoperta, di teste, busti tolti dal naturale, statue, figure in diversi difficillissimi scorci, nudi posti in tutte le vedute fatti di creta per loro studio… “.

Ancora oggi, a distanza di oltre duecento anni da quelle parole, la Casa Fantoni di Rovetta si presenta come uno scrigno di opere d’arte di straordinaria qualità, frutto della plurisecolare attività artistica dei Fantoni scultori, intagliatori e architetti.

Attiva sin dal XV secolo, la Bottega Fantoni di Rovetta raggiunse la sua massima espansione all’inzio del settecento grazie all’emergere delle figure di Grazioso il Vecchio e, soprattutto, di suo figlio Andrea che, a ben ragione, può essere considerato il più importante scultore bergamasco del XVIII secolo. Grazie a queste due personalità, la Bottega Fantoni produsse tra il 1680 e il 1734 un’enorme quantità di opere disseminate nelle vallate bergamasche e bresciane tra le quali ricordiamo: lo splendido confessionale eseguito da Andrea Fantoni nel 1704 per il Duomo di Bergamo ed oggi collocato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, il pulpito e le sagrestie della basilica di San Martino ad Alzano Lombardo, gli arredi liturgici e le statue marmoree realizzate per la basilica di Santa Maria Assunta a Clusone o, ancora, la bellissima Alcova del Ganimede realizzata nel 1775 da Donato Andrea Fantoni su commissione del conte Gerolamo Sottocasa e oggi conservata presso l’Accademia Carrara di Bergamo.

E’ dunque un patrimonio artistico di fondamentale importanza, quello lasciato dai Fantoni che merita di essere conosciuto e tutelato.

Nota bene: La proprietà della foto e delle opere qui riprodotte sono della Fondazione Fantoni, Rovetta, con con divieto di riproduzione.
Qualsiasi altro impiego delle riproduzioni dovrà essere preventivamente autorizzato dalla Fondazione Fantoni.
 

Intervista a Lidia Rigon
Direttrice e conservatrice Casa Museo Fantoni di Rovetta

di Fabrizio Fantoni 

Architetto Rigon, la bottega Fantoni, con i suoi quattro secoli di attività ininterrotta, costituisce un unicum nel panorama artistico italiano, esprimendo personalità artistiche di primo piano che hanno prodotto un’enorme quantità di opere diffuse, per lo più, nel territorio bresciano e bergamasco. Nonostante questa grande mole di lavori, gli scultori Fantoni non hanno, ancora oggi, la fama che gli spetterebbe. Ci può raccontare la storia della bottega Fantoni e il ruolo che questa famiglia ebbe nell’arte italiana?

“Come lei ha efficacemente anticipato i Fantoni costituiscono un “caso” artistico singolare e per molti versi unico nel panorama italiano ed europeo. Non dico che non sia possibile individuare altrove situazioni familiari e lavorative analoghe ma, a ben guardare, ci rendiamo ben presto conto che ci sono dei valori altri, irripetibili, che distinguono questo dagli altri casi. Si tratta della longevità della bottega (quattro secoli, dal XIV al XVIII), della presenza ricorrente di personalità artistiche di talento nel succedersi delle generazioni. Va considerata inoltre la consistenza impressionante del patrimonio di opere fantoniane che ci è pervenuto e soprattutto l’eccezionale corredo di testimonianze d’archivio rimasto a illustrare il lavoro, le tecniche di produzione, l’organizzazione della struttura lavorativa della bottega e i rapporti con la committenza. Questi dati, combinati, producono uno scarto, un salto di qualità che trova ulteriore e singolare coronamento nella conservazione dell’antica casa bottega dei Fantoni a Rovetta, casa che oggi è allestita a museo ed è gestita dalla fondazione omonima. Nella cornice degli antichi ambienti di vita e di lavoro viene presenta un’ampia rassegna del patrimonio storico artistico fantoniano che consente una ricostruzione esauriente dell’attività di una tipica bottega di scultura del Sei e Settecento.Per quanto riguarda il rapporto ancora squilibrato -come lei giustamente fa notare – tra la qualità dell’enorme mole di lavoro prodotto da questi maestri e la loro posizione tuttora defilata nel panorama artistico italiano, devo dire che la storia dell’arte italiana ha sempre privilegiato, per una forma di culto, di mito della personalità, le prestazioni individuali rispetto a quelle corali e per di più anonime come nel caso dei Fantoni. Non a caso, anche tra i Fantoni si ricorda e si celebra quasi esclusivamente la figura di Andrea, al quale vengono acriticamente attribuite le opere che si vogliono valorizzare. Inoltre la collocazione geografica della bottega, nella chiusa valla Seriana Superiore, non ha certo contribuito all’affermazione e alla notorietà dei suoi maestri. L’avvicinamento nel corso del Seicento al capoluogo bergamasco e alla sua potente committenza religiosa e laica ha impegnato severamente le capacità imprenditoriali dei Fantoni. Come per gli incarichi così è successo anche per la loro fortuna, messa sempre un po’ in ombra dalla presenza delle grandi personalità, degli artisti, anche “forestieri”, che provenivano dai grandi centri e si accaparravano con facilità incarichi e fama.”

 

Oltre a scultori e ad architetti, la famiglia Fantoni annovera anche letterati ed intellettuali. Quali sono le personalità della famiglia più importanti da questo punto di vista?

“Mi piace ricordare la figura di Luigi Fantoni, personalità ottocentesca eclettica e del tutto singolare. E’ avvocato per volontà dal padre Donato Andrea che, quale ultimo capo della bottega, non lo vuole scultore nella maturata consapevolezza del declino della professione artistica di famiglia.
Letterato e appassionato bibliofilo, costituisce una ricchissima biblioteca che annovera la Summa contra Gentiles di S. Tommaso d’Aquino e i manoscritti del poeta bergamasco Luigi Mascheroni. Diviene conoscitore e primo storico dell’arte dei padri e si produce nelle attività di poeta, saggista ed editore, attività che finiscono per sostituire la professione forense (l’avvocatura gli venne revocata definitivamente nel 1848, anche per le aperte critiche all’amministrazione della giustizia del governo austriaco da lui espresse in un saggio proprio di quegli anni). A Luigi dobbiamo un’edizione della Divina Commedia del 1820, su un codice vaticano presunto manoscritto dal Boccaccio e poi collazionato dal Petrarca che il Fantoni aveva trascritto a Parigi. L’uscita della prima cantica viene accompagnata a breve distanza da un’edizione sperimentale con inchiostri colorati su carta colorata. Oggi una chicca per l’antiquariato librario, allora un”infernale’ edizione per la critica più ortodossa.
Seguono numerose edizioni e saggi tra i quali possiamo ricordare, dati i recenti trascorsi, le curiose Memorie sopra gli spettacoli, i giochi e i divertimenti del 1859, nelle quali il Fantoni sostiene l’opportunità di “rifare le gare atletiche come al tempo dei Greci” anticipando di oltre trent’anni il progetto delle Olimpiadi moderne promosso da De Coubertin.”

Fino ad oggi quali sono stati gli scopi e le attività principali della Fondazione Fantoni?
“La missione della Fondazione è concentrata sulle attività che riguardano direttamente il patrimonio artistico consegnatole dal fondatore. Si possono riassumere in tre punti cardine: conservazione, studio e promozione delle collezioni. Da questo impegno fondamentale deriva una serie di attività colleterali che raccolgono e presentano i risultati ottenuti: la cura di esposizioni temporanee a tema e le partecipazioni su invito a rassegne esterne, l’impegno editoriale e i nuovi allestimenti realizzati secondo i criteri attuali della conservazione e della didattica. A queste attività squisitamente scientifiche si affianca la partecipazione agli eventi culturali sul territorio locale per aprire la casa museo a un pubblico sempre più ampio. E’ ormai stabile l’appuntamento annuale presso la nostra sede con i concerti di Clusone Jazz Festival, così come si ripetono durante ogni estate – ospitati nel bel cortile interno della casa museo – gli aperitivi letterari in collaborazione con la biblioteca di Rovetta e altri incontri musicali.”

Quali sono le difficoltà che oggi state incontrando nel continuare questa attività?
“La vita istituzionale della Fondazione ha raggiunto i 44 anni nel 2012. In questo non breve periodo trascorso dalla data di istituzione nel 1968, il nostro ente ha potuto sostenersi nel funzionamento e generare attività grazie al reddito prodotto dal capitale lasciato dal fondatore, il dott. Giuseppe Fantoni. Questo capitale, a causa dell’attuale congiuntura economica, non produce più i fondi necessari per coprire nemmeno i puri costi di funzionamento. A questo si aggiunga il fatto che non esistono contributi pubblici che possano coprire questa voce di bilancio. I finanziamenti pubblici – ma dovrei dire co-finanziamenti, perché raggiungono al massimo il 70% dei costi sostenuti, il resto rimane a carico del beneficiario – riguardano solo nuovi progetti con importi minimi di spesa sempre più elevati. Questo avvantaggia i grandi musei, che hanno alle spalle amministrazioni locali e grandi sponsor, a discapito di piccole realtà private come la nostra, costrette a una lenta, silenziosa agonia per asfissia in acque sempre più povere di quell’ossigeno che solo l’operosità e la circolazione delle idee possono immettere.”

 

Il patrimonio artistico della Fondazione Fantoni appare assai variegato. Ci sono, infatti, un numero ingente di disegni, opere plastiche in legno e marmo, terracotte, gessi, mobili e dipinti. Potrebbe descrivere le opere di maggior valore artistico conservate dalla Fondazione?
“I fondi principali derivano direttamente dall’attività della bottega dei Fantoni. Sono ingenti raccolte di studi e di progetti – dalla scala dell’arredo fino a quella architettonica – e di disegni preparatori per opere sacre e civili. Moltissimi poi i modelli tridimensionali, in legno e terracotta, elaborati nelle fasi di studio di statue e di rilievi in legno e in marmo. E ancora opere in legno e marmo, alcune di grande pregio, rimaste presso la casa bottega, nel patrimonio familiare o riacquisite nel corso dei secoli.
Con la donazione nel 2011della parte ancora privata dell’edificio che è sede della Fondazione Fantoni e del museo, sono pervenuti anche gli arredi d’epoca e la quadreria di famiglia che erano conservati al suo interno. Al corpus principale “fantoniano” si affiancano raccolte grafiche di grande importanza che riguardano l’attività della bottega dei Caniana di Romano Lombardo e dell’architetto Giacomo Quarenghi. E’ presente poi una nutrita serie di disegni di pittori lombardi e veneti, entrati nei repertori della bottega di scultura per collezionismo ma soprattutto ai fini dell’aggiornamento continuo della produzione sui modelli della pittura contemporanea.
A questo eccezionale patrimonio artistico se ne affianca uno storico, altrettanto ricco, costituito dall’archivio dei documenti riguardanti l’attività e alla conduzione della bottega, alla gestione familiare e alla vita pubblica dei diversi membri della famiglia Fantoni, sempre presenti in posizione di rilievo nelle comunità locali.”

 

Recentemente la Fondazione ha pubblico il catalogo “La quadreria Fantoni”. L’edizione, curata da lei e da Mauro Pavesi, illustra la collezione di quadri raccolta dai Fantoni e pervenuta alla Fondazione nel 2001. Può delineare la storia della formazione e i contenuti di questa collezione che la Fondazione possa continuare la sua attività?

“La collezione è pervenuta alla fondazione nel 2001 grazie a una nuova, generosa donazione degli eredi Fantoni. Si tratta, a tutti gli effetti, di una quadreria di famiglia – tuttora molto consistente con i suoi 57 esemplari ma certamente ancora più ricca in passato – che nasce per le ambizioni collezionistiche di alcuni dei suoi componenti e con scopi di rappresentanza. In questo caso, l’attività artistica di diverse generazioni di esponenti della famiglia Fantoni apporta un valore aggiunto singolare, che si è prodotto attraverso le relazioni con i pittori coevi: scambi culturali, rapporti di lavoro e di amicizia, che hanno avuto come esito l’ingresso di opere nella collezione di famiglia e che ricostruiscono la dimensione culturale dei Fantoni e della loro bottega. Le opere, attestate tra ‘500 e ‘800, appartengono in prevalenza all’area lombarda e veneta/veneziana, con presenze significative riconosciute che vanno da Carlo Francesco Nuvolone ai Carpinoni, Domenico e Marziale, fino a un possibile Giambettino Cignaroli e a un notevole Giuseppe Antonio Orelli che è divenuto l’emblema della collezione.”

 

Quali interventi sarebbero necessari affinché la Fondazione possa continuare a svolgere una funzione di protezione e divulgazione del patrimonio culturale in essa conservato?

“In attesa di una ripresa economica, che purtroppo non si prevede a breve scadenza, cerchiamo sponsor, sostenitori e benefattori che ci sconsentano di superare il momento di crisi, per sopravvivere, in primo luogo, e per attuare i programmi e i progetti che davvero non mancano.
In cambio di un sostegno abbiamo pensato di poter offrire una trasferta della quadreria, che dopo i recenti restauri e con un catalogo a corredo ormai pubblicato costituisce una valida e già confezionata rassegna di pittura lombardo-veneta tra ‘500 e ‘700.
Intanto la casa-museo Fantoni partecipa al censimento 2012 “I Luoghi del Cuore” organizzato dal FAI, nel tentativo di raggiungere maggiore visibilità a costo zero e per verificare il reale peso e la motivazione dei suoi sostenitori.”

Quali sono i progetti che la fondazione vorrebbe realizzare in futuro?

“In questo momento l’obiettivo principale e necessario non può che essere quello della sopravvivenza.
A parte questo, due sarebbero i progetti in itinere, ugualmente ambiziosi e alla ricerca di sostenitori. Il primo riguarda l’ampliamento della sede con nuove sale espositive da dedicare ancora alle opere dei Fantoni e alla grande pinacoteca destinata ad accogliere in maniera permanente la quadreria Fantoni. Nello stesso progetto, già operativo a tutti gli effetti ma in stand by per mancanza di fondi, si prevede la realizzazione di un blocco di servizi destinati ai portatori di handicap.
Un secondo progetto, questa volta editoriale, vedrebbe, finalmente, la pubblicazione del catalogo completo delle collezioni grafiche e plastiche della fondazione.”

LINK UTILI

http://www.fondazionefantoni.it/    
 
http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Fantoni   

VIDEO DI PRESENTAZIONE DEL CATALOGO LA QUADRERIA FANTONI

1 pensiero su “Rischia di perdersi il patrimonio artistico dei Fantoni di Rovetta

  1. La vastità del patrimonio culturale presente in Italia, e quanto conservato nel museo Fantoni è un bell’esempio, merita un riflessione.
    La particolare storia anche culturale italiana ha composto un tessuto singolarmente denso di episodi, dove i capolavori assoluti sono una minoranza, immersa però in una sorta di liquido amniotico che li racchiude, li spiega.
    Una simile diffusione, che si innerva nella vita quotidiana del paese e che non è stata fino ad ora sostenuta da una reale attenzione al vero valore del patrimonio – il quale va ben oltre la possibile monetizzazione, e piuttosto consiste soprattutto nel creare sistemi di valori condivisi tra tutti i cittadini – fa ora i conti con la crisi economica e con i pesantissimi tagli dell’investimento pubblico (in tutte le sue forme e articolazioni), fin qui essenziale ai fini del mantenimento.
    Il caso della Fondazione Fantoni diventa così emblematico di un rischio che sta correndo l’intero patrimonio italiano.
    Se, pur nelle attuali ristrettezze i capolavori più noti e quelli di maggiore risonanza mediatica (il caso del Colosseo insegna) troveranno comunque – anche se pagando pedaggi molto alti – sostegno economico e quindi possibilità di esprimere il loro ruolo culturale, realtà più piccole ed appartate, ma essenziali per preservare nel tempo l’unicità di questo patrimonio, fatta, lo si ripete, di un tessuto ininterrotto di episodi anche medi, minori o minimi, moriranno per asfissia, consegnando alle generazioni future un’eredità culturale infinitamente più povera e, soprattutto, sfigurata.
    E’ perciò importante che i singoli cittadini siano consapevoli di questo rischio e si facciano carico, di mantenere quanto la storia ci ha consegnato.
    A partire da tali considerazioni la Fondazione Fantoni ha scommesso su due iniziative: da un lato l’appello a tutti i contribuenti, a esercitare il loro diritto di attribuirele il 5xmille dell’Irpef dovuta, dall’altro iscrivere questo museo tra i “luoghi del cuore”, partecipando così alla campagna lanciata dal Fondo Ambiente Italia, proprio per accendere i riflettori sul ricchissimo patrimonio nascosto del nostro Paese.

    Piero Cattaneo (libera riduzione da E.Daffra-P.Cattaneo)

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