La vostra voce, Enzo Santese

La vostra voce
a cura di Luigia Sorrentino

Autopresentazione
Enzo Santese è di Trieste. Svolge un’intensa attività di critico d’arte, scrittore e poeta. La sua bibliografia comprende oltre un centinaio di libri, divisi tra le traduzioni degli autori classici, greci e latini, la poesia, la narrativa e la saggistica. In questi ambiti ha al suo attivo numerosi interventi, tesi alla promozione culturale e all’approfondimento specialistico.
È autore di trasmissioni radiofoniche e televisive (RAI e Tele Capodistria). Scrive testi per il teatro.
Le sue poesie sono raccolte nei volumi: Diapason, 1976; Cromie Lente, 1982; Sentieri di sommaco 1990; Velature emotive, 1992; Piani di volo, 1996; Chicca ascolta, 1999; Meridiani capovolti, 2001; Verdeacqua – versi in trasparenza, 2003; Orizzonti rivelati, 2004; Cenni e silenzi, nei ritmi della poesia, 2007; mareAmare, 2009, Salendo per luce prima, 2010.


 

Tredici poesie inedite di Enzo Santese

.
1. LA MANO È

La mano è affetto che preme
e riscalda un circuito
di sintonia con l’aria del mattino,
mentre corriamo verso il futuro d’oggi
lontano da fumi densi e climi grevi,
e tace la geometria dell’avere,
così perfetta che annoia
l’inclinazione tollerante
di chi ascolta e poi ricusa.

Ecco nei viottoli del giardino, ridente
di gocce assorbite da una notte di luna,
il respiro binario si unifica
nella bella disposizione ad amarci
per tutta la durata
del nostro perfetto stato
di simmetrica felicità.
2. CIRCOLARITA’ FRA CIELO E MARE

Disco acceso d’oriente
indora il piano salmastro
come specchio di luce
e l’aria riverbera
raggi di rosso arancio
lanciati su nuvole-onde.
Il cielo è il mare
il mare è il cielo
in crescendo di bagliori
che spostano sguardi da sotto a sopra,
nell’idea di un’ acqua che avvolge
e si arrotonda in sfera,
di un giorno che si distende
oltre la portata dell’occhio
pieno di schiume bianche,
bianche nei cristalli liquidi
di una gara con spazi interiori.

 

3. STELLA POLARE *

La mattina si perde nelle voci confuse
di tavolini tintinnanti di tazze calde
il venditore africano propone
un libro che nessuno richiede
e indugia nell’attesa di un euro
che apre sorrisi di gratitudine.
Nelle parole delle persone
ricorrono chiose sull’attualità
accalorando una discussione utile
ad accorciare i tempi del pranzo.
L’occhio sorvola le teste mobili
di avventori sorpresi dal cielo inclemente.
E il tempo corre verso scadenze
segnate nell’agenda del singolo
tra caffè sorseggiati in mezzo a sguardi
distratti e pigri sorrisi df’occasione.
Alle pareti una teoria di tele come finestre
aggiunte al bar nella sua luce
che rischiara gli arredi lignei,
un tocco d’antico in mezzo a gente
troppo adulta per reclamare
una canzone più viva dall’altoparlante
che gracchia motivi dimenticati.

* “Stella Polare” è il caffè degli artisti a Trieste

 

4. SALITA AL FORTE *

Negli andirivieni di una strada
che lambisce un territorio d’orchidee
si perde la memoria di antiche frizioni,
nate per dare ruolo a questa rocca.

Non c’è più odore di polvere
né rumore di carri colmi d’armi.

Il tempo lo ha eletto rifugio
di amanti solitari che sillabano
tra primule e bucaneve
i nomi della cronaca d’oggi,
lusinghe, baci, abbracci e sguardi,
disseminati in promesse tenui
di prospettive beate, sotto la luce
di un tramonto che riscalda
l’illusione di venti meno impetuosi.

* Il Forte napoleonico di Osoppo (Udine)
5. BAGLIORI A SUD

La fata morgana irrompe tra palme rade
ridendo di incandescenze piovute dal cielo
mentre le serpi anelano a un vento rapinoso
che porti via gli intrusi dalla sabbia
avvolta nel silenzio di secoli rotto
dal profumo nauseante del petrolio,
un oro senza luce perché nero
come i lutti nati dall’avidità.
Il petto ansimante della donna libica
cavalca il sogno d’amenità invidiate
alla gente d’oltremare e toglie i veli
di una libertà nota soltanto alla lucertola,
che scrolla il capo tra i roventi granelli
di una casa squassata dai turbini
in mezzo a fumi e fuochi accesi
per desiderio d’un deserto più esteso.
Di moltiplicare le dune
SIPARIO

Dove le mani portano segni di fatiche
Mascherate dalla magia di cosmetici amici
cova il progetto realizzato con cura
dentro la fitta assise di pensieri
vola lento il senso di certezze
che svaporano pian piano
spinte da volontà di rivalsa.

La memoria è sipario trasparente
nel teatro dei giorni passati
a recitare litanie di tormenti
nelle intermittenze di gioie effimere,
scaturite dall’occasione repentina del riso
e stampate su labbra tese nello sforzo
d’aderire alla sostanza più bella dell’essere.

Il velluto di carezze è troppo dolce
per appartenere all’abitudine di tutti,
si fa più chiaro il presagio di nuove stagioni
illuminate d’armonie più vere, finora ignote.
6. GUIZZI DI PRIMAVERA

Nella luce di oggi
il balcone filtra
sempre chiare le ombre
e il martello del fabbro
riporta antiche scene
di paesi solitari
collocati fuori da ore
battute dall’orologio
del campanile bianco,
faro ai viandanti ignari
di questi luoghi e storie.

Il profumo dell’aria nuova
dà corpo alla comune tensione
d’amore nel concerto di sguardi
che toccano il cielo
per rimbalzare leggeri
dove il sorriso è innesco
di serene convergenze
nell’incontro di battiti
simultanei e gesti concordi.
7. ORIGINE

L’arte accade
e s’invera la storia di un genere,
fotografia dell’anima narrante,
primordi di linee tese
dirette all’oltre,
ri-velando sapienza
custodita in capsule d’interiorità.

S’afferra il mondo
nel punto d’esordio,
in rotazione perenne di stimoli,
suggeriti da bagliori di verità
nei penetrali dell’io.
8. ESSERCI

La luce filtra nella nebbia
dei pensieri notturni
e rinfocola arnie d’ingegno,
formicolante di nuova lena.
Nel buio che fugge
sagome d’intelletto danzano
incontro al sole che ride
nuovo giorno nel vento tiepido
d’una primavera tardiva e pur gradita.

La vita è felicità di essere
in mezzo a creature, che cantano
la nascita del sole, per un giorno
che palpita d’amori veri e tinte lievi.

Leggo nel tuoi sorrisi avvolgenti
la luce dell’infinito che riscalda il cuore,
in una sinfonia di profumi densi
su colline, pianure e monti attorno a noi.

Scintilla nei volti un segno amico,
nato per caso e alimentato nel tempo,
come atomo di paradiso
precipitato in terra
a dire che è bello parlarti
anche quando sei lontana.
9. ANIMA VIRENS

Le foglie declinano sorrisi
di profumi e colori
nei sentieri battuti in mezzo a pietre,
che costellano parole
nella libertà di discorsi atti
a riempire tempi di memoria.

Aleggia strano il respiro
in formule usate di incontri
sotto pergole di luce,
che lascia vedere il cielo
tra foglie fitte di racemi d’uva.

Racconti di gesta amiche
imperlano esclamazioni
nell’orgia di meraviglie,
uscite da bocche spalancate
per eccesso di stupore.

 

10. JONATHAN

Le ali si specchiano sul pelo dell’acqua
In un giorno di luce spinta fino al fondo,
le alghe si beano di raggi lunghi lunghi,
il volo è ardito nelle distese della fantasia,
fatica di respiro e ansia d’approdo
si mescolano in un viaggio senza fine,
l’orizzonte è là ma non arriva
paesi, monti e mari sfilano sotto
a dire storie di migrazioni verso il sole,
lande di profumi e cromie sulle ali del tempo,
Jonathan s’arresta in cerca di passato
andando incontro ai giorni consunti,
nell’archivio fitto del già visto,
corre sentieri già segnati da anni vivaci
vede orme disseccate nel vento d’autunno,
si ferma dove cucciolo imberbe aspettava
d’essere maschio in incontri fortuiti.
Intorno è calore di foglie e aroma d’infinito.
Nell’involucro di piume fresche
brilla la gioia di un vissuto
come andirivieni della vita
senza stazioni d’arrivo, dove Il respiro
finisce in rantoli di congedo.
E’ eterno il desiderio di volare
nelle distanze tra cuore e cuore
mentre il sole brucia le palpebre
e accalora umori d‘eternità.
11. MENTRE
Entra nella capanna malferma,
i bambini, ignari di più bel giorno,
giocano in mezzo a gatti randagi
in cerca di cibo diviso con uomini
bombardati da selvatica fame.
Ascolta il lamento
di donne sedotte dall’illusione
di un paradiso astratto,
dove il luccichio delle vesti cela
profondità di piaghe, riaperte
su cicatrici mai chiuse,
mentre il sole illumina paesaggi
contagiati da batteri velenosi,
dolci come miele capzioso.
Vola nelle arnie d’oro ammonticchiato
con pepite sottratte al lago torbido
del profitto drogato.
Entra nell’umore di uomini
desiderosi di qualche goccia d’allegria
nella pausa di dolori insistenti
come insetti assetati di sudore.
Dacci segni di essere tra le cose
non solo a noi che crediamo.
Anima senza fine i cuori dormienti
nell’inerzia di pensiero
mentre il mondo viaggia nel tempo
e accorcia i mesi del nostro restante.
12. SUI BASTIONI

Correvamo divertiti d’inezie
sui bastioni ingialliti dall’arsura estiva,
captando il canto di cicale tardive
nel crepuscolo di un giorno felice

correvamo in mezzo a steli
accarezzati da parole librate nel vento
racconti mirabili di gesta comuni
e pur generose di stupori ognora profusi

guardiamo gli spalti fitti d’erbe
cornici di sentieri scavati nella fatica
d’andare incontro a gente che suda
per essere bella nel tempo a venire

sfugge all’agguato di zecche tenaci
chi fissa il terreno segnato da milioni di passi
e sente nella pelle il riflesso di un cielo chiaro
presagio scritto nella luna che convive col sole.
13. POLVERI IERI *

Nella casa di pietra
memore di colpi esplosi
oltre la cinta stellata
tutto tace e il silenzio rimbomba
di colori esplosi da belle forme.
Artefici di presenze a parete
o piantate a terra nello spazio,
emozioni vestite in creature
tutte dentro un concerto
di voci assordanti
che coprono scoppi di storia passata
nel riverbero lento di giornate festose,
idee e desideri fioriti nelle menti attive
attorno a corolle ancora fresche
d’anni cristallizzati nel bianco dei muri.
Tutto è celato alla luce del giorno
e nei bisbigli correnti dalle feritoie
aleggia un soffuso nume di pace.

*(il titolo “gioca” sul sostantivo “polver iera”, con riferimento alla Polveriera napoleonica di Palmanova / UD)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *