La vostra voce, Alessandro Basile

La vostra voce
a cura di Luigia Sorrentino

Auto-presentazione di Alessandro Basile.
Sono nato a Torino nel 1978, scrivo su agende, foglietti, carta da formaggio (e ultimamente su tastiera) qualsiasi cosa dall’età di 12 anni (dopo aver provato un’immotivato piacere nello scrivere un tema libero a scuola). Da allora mi dedico a pensieri, massime filosofiche, poesie, racconti, romanzi, opere teatrali, e ho al mio attivo un’improponibile, nonché insensata, produzione, tutta nel cassetto (che più che voler essere pubblicata vuole restare nascosta), nata al solo scopo di nutrire il suo ego durante il cattivo (“gramo”) periodo adolescenziale e post-adolescenziale. Il tutto però mi ha formato e mi ha fatto fare molto esercizio. Nel 2006 ho cominciato a gettare sul web qualche poesia e, per gioco o per amore (letterario), ha visto la luce la spiccia antologia il cui titolo rispecchia la mia natura: lacrime pigre, un fremito delle emozioni umane perso nello sbadiglio svogliato dell’orgoglio.

da LACRIME PIGRE
Raccolta poetica inedita di Alessandro Basile

Frammenti
.
Scostati dal sogno morente
spalle al muro del reale
un presagio, una paura: urlare.
.
Nello scavare affannato
mani nude e unghie rotte,
sbadiglia il mondo-chissenefotte.
.
Lasciati abbandonati,
piangiamo al Sole frustrati
l’oro delle nostre lacrime.

***

Quale verità?
.
Sedato per impazienza
il desiderio riarso
sullo specchio increspato dal vento
trovi l’ultimo sorso
nel riflesso che grida la tua natura
intravedendo la falce scura
disegnata dal rivolo scosceso della vita.
.
Sei morta gazzella!
.
Traspare nel blu del tuo grido muto
il lauto pasto che ti accingi a diventare
torturata dai denti aguzzini
di un coccodrillo nel suo alveare.
.
Poche lacrime ancora,
l’assassino è già
in cerca delle tue sorelle

***

Vetri Rotti

Non sembra nemmeno vera
quando nel tuo grido
non vuoi che sia sincera

e nel buio di quel ghigno
tapparle la bocca
senza aprire lo scrigno.

Se il sole potesse morire
la luna, nel ridicolo sorriso,
penserebbe anche a soffrire.

***

“Ahia”

È un grido che fa male
e sarebbe anche ora
di andare all’ospedale.
.
Niente invece.
.
Il sangue si fa aspettare.
Domani sarà peggio.
Domani è tempo di sanguinare.

***

Livido
.
Adesso raccontami
io non ti crederò
che la vita è reale
e che un giorno morirò.

***

Anima al di là
.
La spuma divora
le creature incastonate
dimenticate al sole
e specchiatesi di morte.
.
Impronte si sdegnano
di sofferenza arrugginita
scomparendo al rumore
del mostro cristallino
a tappare i buchi dell’oblio.
.
Mura disegnate dall’illusione
cadono impietose
dai passi svelti del domani.

***

Assolo
.
Ripido scorre
il lieto finale
Al di là dell’asfalto
nessuno mi potrà far male
.
Una frase
Mille lacrime
Tanti soldi
.
Terra divora
l’ossuta dimora
ché il tempo che fu padrone
sconfisse l’anima silente
mentendo la luce del Sole

***

Esercizio pigro per cantautori falliti

[MUSICA]
Lassù Luna languisce
l’ululato all’alba di un volto
.
Rugiada di foresta ruggente
riga lo stelo rugoso
.
Stormo rinasce da madide
foglie stremate e usurate
.
Scivolano lente-lente le nuvole sopra il velo del cielo.
.
[TESTO]
Risalire la china
drogati d’inedia
nell’isterica frenesia.
Tormento lamento,
dissetarsene piangendo
e svuotarsi ancora

***

Dio ha perso
.
Sradicato il nulla
dal centro caldo del mondo,
lastricato il manto spopolato
del languido passaggio al buio
uccidere tapino meschino
il male con altro male
.
Scompare affamato
il goffo dipinto del cuore
nella landa solitaria del dolore
E gridando nel “no” sempre e solo “no”
stringere i propri sogni di sabbia
mentre il cielo ammorbato di speranza
si dimentica in colori sbiaditi
.
Nessuno ascolta,
tutti piangono

***

Io ho perso!
.
Nel tirar fuori gli artigli,
qualcuno costruirebbe un ponte dal nulla
per dare ragione al proprio essere…
.
Nel diventar ciechi alla realtà,
altri saluterebbero il mondo restato a guardare
per sorridere più forte al destino…
.
Pochi, e non soltanto uno,
arroccherebbe il dolore in un solo istante
per trafiggere di vita la speranza perduta…
.
Nessuno e cioè io,
annasperebbe scontento nell’inedia
per sputarsi addosso un’effimera serenità.
***

L’uomo ha perso!
.
Un altro petalo del fiore che decide
cade nella svogliata immobile rinuncia
e il presente debole soccombe all’agonia
per lo sciapo sapore del domani.
Rigurgitare il passato
davanti alla scrivania dei propri pensieri,
nell’attesa di riuscire a strappare nudi i propri sogni
vanificando la vita fino all’ultimo istante.
***

La parola ha perso!
.
Annerito accavallarsi
di immagini confuse,
insensate dissolvenze
perseguendo un monito
appiccicato sul muro del creato:
.
susseguirsi disordinato del logico
all’alba di un domani inutile…
descrivere il mondo con falso inchiostro.

4 pensieri su “La vostra voce, Alessandro Basile

  1. Sono appssionata di scrittura su twitter frequento tutti i siti attinenti, apro un twitter di “the incipit” e trovo un errore di apostrofo; mi arriva un articolo di “La poesia e lo spirito” e oplà altro errore di apostrofo; compro un libro con traduzione a fronte Henry James “L’angolo felice” leone editore e che ti trovo in prima pagina? “orrore di apostrofo”:femminile non apostrofato,maschile sì A IOSA OVUNQUE, e ora anche nei tuoi articoli?!Sono fermamente convinta che per poter scrivere e comunicare le proprie ideee la grammatica sia la base civile, sociale e letteraria, fondamentale, invece quando lo faccio notare a tutti questi che ho citato scivolano sopra come se non fosse che una esigenza acida: a me fa l’effetto di incompetenza scusatemi.

  2. Grazie alla gentilissima Luigia Sorrentino che mi ha permesso di presentare le mie poesie, e più nello specifico vorrei ringraziare dei complimenti e delle critiche.

    Marina mi delizia descivendole come “amore” e non posso che confessare arrossendo che abbia capito (forse prima di me) del motore che sta alla base della scrittura stessa, esprimere emozioni ma sopratutto amore, in ogni sua forma e nel perché muova anche propositi spesso opposti.

    Cara Elisabetta, l’apostrofo errato, così come sottolinei tu, mi permetterai d’ascriverlo come semplice errore di battitura probabilmente dovuto ad un cambio del genere nell’atto creativo (balbettante, nella difficile stesura di una propria descrizione), anche se capisco che possa sembrare poca cosa. La grammatica è la base fondamentale, grazie, ma “errare humanum est”, così come perdonare o semplicemente capire.
    Così, invece di fermarti ad un orfano apostrofo, mi sarebbe piaciuto che spendessi (o sprecassi) alcune parole sulle poesie (o presunte tali) proposte per magari farne le tue pulci grammaticali.

    Cettina, grazie.

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