Opere Inedite, Antonio Carano

                                                                                           Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

                              A mia madre 
All’improvviso tacquero le rondini.
Solo un trillo, un grillo beffardo,
ferì il silenzio: l’estate attonita
che ardeva dietro ai vetri. Poi,
in un attimo, la rana, leggera,
spiccò il salto. Un breve sussulto,
un tonfo, un’eco sospesa e un’acqua
quieta restò: un segreto di pietra.

Poesie inedite di Antonio Carano

Abbaiano i giardini nel gioco
infantile del vento. Ti rivedo –
solare acquerello – e sento il tuo
bisbigliare a nuvole immote –
remote – l’euforia d’uno spicchio
d’estate, d’un alito breve, di
braci. E baci sono, ora, anche le
ferite, gli sguardi recisi, il
silenzio delle cose – spine o rose –
l’enigma che scuce polvere e luce
in questa follia di stanze vuote,
dove chiarità era la tua voce.

 ***

Agile l’alce glissa gli aculei
e gigli e gaggie culla o l’àulico
salice ascoso ai suoi occhi.
Al lago segue la losca luce
glauca (la logica glossa?) che
scuce ali al cielo e lega a lise
agogiche la gola. Chi sei elisa?
E io?

 

***

Anche le nuvole hanno
imparato a fare
pettegolezzi, a diffamare
l’acqua; e dei tubi di
scarico malati, delle
ciminiere, della morte
sepolta nel greto dei
fiumi si stenta ad avere
notizia, ora che la demenza
della storia
è tornata a ricamare
i suoi sofismi.
Ma quei bambini,
quei bambini? E quel costato?
Perché è stato spogliato
della sua ferita?
Eppure nessuno aveva
predicato di
riempire le cattedrali,
per svuotare le
coscienze; o di fingersi
cammelli, per ingannare
la cruna dell’ago.
Riconsegnate le foto
alle loro cornici e togliete
l’àncora alle labbra,
che barattano la vita
col silenzio, la luce col grigio
gelo dell’inverno.
Che carne e sangue
tornino a farsi
mistero e a cancellare
le orme di fango dei
messaggeri dell’inferno,
a maledire ancora le
loro casseforti di
cocci di vetro e ceneri.

 ***

Ancora loro: quelli
degli stipendi e
delle pensioni d’oro.
Quelli che quando fanno
una battuta arguta
è perché hanno fatto
scena muta. Quelli che – sempre
troppo astuti – sono
già morti, ma a loro insaputa.

***

Epica di foschie e refusi,
angeli capovolti, false glosse,
sinossi, abusi e venditori
distratti d’almanacchi e ricettari
a schede. Se non fosse per i morti,
una mera storia da marciapiede.

Antonio Carano, nato a Campobasso, dove vive e lavora, è laureato in pedagogia. Diverse le riviste letterarie, italiane e straniere, che si sono occupate della sua attività o hanno pubblicato suoi testi, tra cui: “Nuovi Argomenti”, “Tam Tam”, “Salvo Imprevisti”, “Anterem”, “Semicerchio”, “Tratti”, “Offerta Speciale”, “Il Banco di Lettura”, “Arenaria”, “Lo Spartivento”, “Tracce”, “Nuove lettere”, “L’Immaginazione”, “La Clessidra”, “Il Monte Analogo”, “Novilunio”, “Osiris”, “O”, “Kokusai Haiku Kiokal”, “Gradiva”, “Albatroz”. Ha, inoltre, pubblicato le raccolte di versi “La quieta follia del bosco”, con prefazione di Renato Minore e “Afonie”, con prefazione di Gio Ferri.

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