E’ morto Elio Pagliarani

E’ morto a Roma, nel pomeriggio di oggi, 8 marzo 2012, in una clinica, il poeta della classe operaia, Elio Pagliarani. Aveva 84 anni. Pagliarani era nato a Viserba, una frazione di Rimini, il 25 maggio del 1927, ma a 18 anni si era tasferito a Milano  e poi a Roma, all’inizio degli anni Sessanta. Apparteneva al Gruppo ’63 ed era tra i fondatori della Cooperativa di scrittori. La sua poesia ha sempre affrontato temi realistici, dal lavoro, all’economia, alla vita delle classi subalterne.

Negli ultimi tempi si era ammalato. La notizia della sua morte è arrivata dal fraterno amico Walter Pedullà: “Lo conoscevo da piu’ di 50 anni, – ha spiegato – abbiamo anche lavorato insieme all’Avanti, io come critico, lui come redattore interno. Era un grande poeta oltre che un amico” ha detto Pedullà. Tra i suoi scritti, molti nell’antologia I Novissimi del 1961, c’e’ il poemetto sperimentale che lo ha reso famoso ‘La ragazza Carla’, pubblicato nel 1962.

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/03/pagliarani-sorrentino.mp4[/flv]

Il servizio
di Luigia Sorrentino
Elio Pagliarani se n’è andato lasciando un altro grande vuoto nel mondo della cultura italiana. Era considerato il poeta della classe operaia. Tutti abbiamo letto o ascoltato dalla sua inconfondibile voce il poemetto che lo rese noto nel 1962 ‘La ragazza Carla’. Ed eccola arrivare, Carla Dondi, di anni diciassette.  Carla vive in una modesta casa alla periferia di Milano, con la madre vedova, che fa la pantofolaia. Carla frequenta la scuola serale. Il suo futuro? Diventare una se-gre-ta-ria. Pagliarani, nato a Viserba di Rimini nel 1927 racchiude nel suo celebre poemetto, una storia semplice, ma profondamente umana e poetica. La storia di Carla potrebbe essere la nostra storia. La lingua del poeta, è il parlato, la lingua di tutti i giorni, una lingua di ‘rottura’ che segna il passaggio definitivo dal neorealismo alla neoavanguardia. Pagliarani, con Edoardo Sanguineti, Alfredo Giuliani, Antonio Porta e Nanni Balestrini, ha fatto parte del Gruppo ’63. I suoi primi scritti sono apparsi nell’Antologia i Novissimi nel 1961.

da La ragazza Carla

di Elio Pagliarani

Carla Dondi fu Ambrogio di anni
diciassette primo impiego stenodattilo
all’ombra del Duomo

Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro
sia svelta, sorrida e impari le lingue
le lingue qui dentro le lingue oggigiorno
capisce dove si trova? TRANSOCEAN LIMITED
qui tutto il mondo…
è certo che sarà orgogliosa.

Signorina, noi siamo abbonati
alle Pulizie Generali, due volte
la settimana, ma il signor Praték è molto
esigente – amore al lavoro è amore all’ambiente
[- così
nello sgabuzzino lei trova la scopa e il piumino
sarà sua prima cura la mattina.

7 pensieri su “E’ morto Elio Pagliarani

  1. Ho conosciuto Elio Pagliarani, brevemente, nel lontano 1968. Lui appariva ogni tanto al Dioniso Club di Giancarlo Celli, per vedere le nuove messe in scena. Dentro quella cantina buia e tenebrosa, proprio come una catacomba. Poi si andava a casa di Giancarlo o anche da lui a farsi una fumatina e a chiacchierare. Con i capelli irti e in disordine sul capo, la faccia larga e gli occhi accesi, pensavo sempre che fosse Il dio Dioniso in persona, venuto giù a trovarci per vedere come mai gli avessero dedicato un teatro/club underground.
    Rileggere qui questo piccolo brano de ” La ragazza Carla “, mi ha commosso. Uno degli esempi più limpidi di poesia vera, profonda e al tempo stesso politica. Più politica di mille discorsi dei “politici veri”( anche quelli bravi, quando ci sono e se ci sono )

    ciao Elio

  2. Ancora un poeta, ancora un grande poeta ci lascia. Pagliarani: Premio Speciale Camaiore 2006. 2011/2012 periodo davvero nefasto per i migliori autori della letteratura italiana. Non resta che inchinarci e senza retorica ripetere che abbiamo il conforto delle loro opere, come patrimonio inesauribile. Rosanna Lupi segr. Premio Camaiore

  3. Era un giorno di sole sui binari di un trenino già semiabbandonato che portava i pendolari da Palermo a Catania. Non ricordo l’anno, né la stagione, ma l’occasione ci era stata offerta da un promotore di poesia anticonvenzionale e appassionato come Antonio Presti.Un gruppo di poeti fra cui l’indimenticabile Pagliarani salì su quel treno con il compito di avvicinarsi ai viaggiatori e cominciare a leggere le proprie poesia a voce alta. Dovevo fare così anch’io e forse lo feci, ma m’incantai subito quando Pagliarani,entusiasta di quella opportunità e felice come un ragazzo in trasferta cominciò a scandire fra un gruppo di giovani con il suo inconfondibile ritmo e la sua voce di orco benefico, il travolgente recitativo di Fecaloro. Fra gli studenti, le casalinghe, gli immigrati, i soldati all’improvviso coinvolti in quel rito si diffuse qualcosa di attonito, di deliziosamente impacciato e poi quella voce diffusa e martellata di colpo bastò a sé stessa. Non era spettacolo, non era evento, era un piccolo rito effimero e memorabile. Come appunto è la casuale comparsa della poesia che affiora a tratti e poi si dilegua, scompare, ritorna fra chi meno l’aspetta.Due ragazzi,due giovani meccanici, confusi e catturati, dimenticarono di scendere alla loro fermata. Elio Pagliarani ieri è invece sceso alla sua fermata, ma sulla sua poesia non calerà la tela, seguiterà ad andare dentro di noi.
    Biancamaria Frabotta

  4. mi unisco a Luigia Sorrentino

    nel ricordare una voce alta della cultura del 900
    e un suo libro tra i più belli: La Ragazza Carla

    guido monti

  5. “Ripensavo la gioia, il tuo alimento,
    ti guardavo i capelli, il viso chiuso
    e intento sul giornale dove ho finto
    anch’io di leggere, rimanendo escluso
    a te seduto accanto sul tuo filobus.

    Ho le prove – potrei gridarlo ai giudici –
    che non mi hai visto porterò le prove
    fino che campo, che la capacità del mio pensiero
    nemmeno con la forza dello sguardo
    di un estraneo passeggero sopra il filobus
    sa arrivare a sfiorarti.”

  6. Pagliarani ci ha lasciato, ci mancherà la sua voce. Ma per fortuna rimarranno per sempre i due romanzi in versi. La forza e l’organicità della Ballata di Rudi sono la degna conclusione del Novecento letterario italiano.
    Ma dobbiamo continuare / come se / non avesse senso pensare / che s’appassisca il mare.

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