Adriano Labbucci, “Camminare”

Martedì 14 febbraio ore 17.30 presso la Provincia di Roma, Sala Di Liegro, via IV Novembre, 119/a  presentazione del libro di Adriano Labucci Adriano Labbucci “Camminare, una rivoluzione” Donzelli 2011, € 15,00. Con Fabio Mussi, Alessandro Portelli e Mario Tronti. Coordina Jolanda Bufalini.

«Non c’è nulla di più sovversivo, di più alternativo al modo di pensare oggi dominante. Camminare è una modalità del pensiero. È un pensiero pratico. È un triplo movimento: non farci mettere fretta; accogliere il mondo; non dimenticarci di noi, strada facendo».
di Adriano Labbucci

 Adriano Labbucci ricorda di aver sempre camminato, avendo presto appreso che – come dicevano gli antichi – solvitur ambulando, camminando, si risolve. Per questo nel 2007, in veste di presidente del Consiglio provinciale di Roma, ha dato vita a tre giorni di incontri e vagabondaggi attraversando la città di Roma insieme a Erri De Luca, Giuseppe Cederna, Duccio Demetrio, Antonio Gnoli e altri. E siccome i piedi sollecitano pensieri e domande, li ha raccolti in questo breve saggio.

«Avviso ai lettori. Lasciate stare. Se cercate insegnamenti sul camminare all’ultima moda, con tanto di lezioni, corsi universitari e relativi professori, oppure sul camminare come cura di sé, o infine pagine e pagine di resoconti di camminate che si perdono invariabilmente tra il noioso, l’elegiaco o il paranoico, ripeto a scanso di equivoci: lasciate stare. Questo libro non fa per voi». Inizia così l’itinerario che Adriano Labbucci suggerisce al lettore e che del camminare si serve come di una bussola per percorrere un paesaggio insieme geografico e mentale, alla ricerca di punti di riferimento, alla scoperta di un modo diverso per impostare il nostro rapporto con gli altri e con il mondo che ci circonda, in un tempo invece in cui forse un po’ tutti la bussola la stiamo perdendo. Al punto che il camminare non solo è un’attività ormai poco praticata, ma spesso è anche guardata con sospetto e fastidio; un atteggiamento che può sfociare in frasi paradossali come questa: «Il pedone rimane il più grande ostacolo al libero fluire del traffico». Potrebbe sembrare una battuta di Woody Allen, ma in realtà è stata pronunciata da un gruppo di urbanisti consulenti del sindaco di Los Angeles: si tratta, scrive l’autore, dell’«espressione tragica e surreale di quel mondo capovolto che è il nostro». Così, pagina dopo pagina, scopriamo che camminare vuol dire pensare. È un pensiero pratico. È un modo per ragionare di libertà, di uguaglianza, di resistenza, di progresso, di bellezza e di tante altre cose ancora. Di questo il libro racconta: di pensieri, idee, categorie, miti. E di persone che camminando ci hanno aiutato a comprendere meglio il mondo e noi stessi. Senza farci risucchiare dai ritmi frenetici della nostra vita, perché qualche volta camminare è meglio che correre.

1 pensiero su “Adriano Labbucci, “Camminare”

  1. Amo camminare.Preferisco da solo, e senza meta. La meta me la indica, passo dopo passo, lo stesso andare. Un albero, un filo d’erba, un fruscio stabiliscono la rotta… Camminando, mi disoriento e mi smarrisco: mi trattiene un colore, un sasso, un odore, che mi rimandano indietro, mi riportano all’infanzia…
    E’un camminare a zig zag nello spazio e nel tempo, sfarfaleggio
    E, intanto penso, nel mio piccolo o piccolissimo, qualche immagine,qualche verso come inzio…Rientrando a casa, mi porto spesso un mazzolino di idee, un primo verso fresco fresco, che mi sembra buono. Qualche volta la cosa va ,sempre nel mio piccolo o piccolissimo, si capisce. Ma poi chi può giudicare? Anche scrivere, in fondo, è un gioco.

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