Sondaggio: La lingua delle canzoni è poesia?

Roma, 8 febbraio 2012
a cura di Luigia Sorrentino

La lingua delle canzoni, secondo voi, può essere definita poesia? E che differenza c’è tra poesia e canzone?

Molti poeti sorridono all’idea che i cantautori passino, nel linguaggio comune, come ‘poeti’…

Francesco De Gregori non ne fa mistero: ancora una volta lo ha precisato:  (n.d.r. 26 gennaio 2012 a ‘Ritratti di poesia”) “Le canzoni non sono poesie” ha affermato il cantautore, “e io non mi sento un poeta”.

Postate il vostro commento, votando in modo esplicito per uno dei tre punti, lasciando anche il vostro nome. Intendo dire, siate identificabili, affinché abbia valore il vostro voto, la vostra affermazione.
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Sondaggio:
1. Le canzoni hanno valore letterario. Perché?
….
2. Le canzoni non hanno valore letterario. Perché?
….
3. Non lo so, ma mi interessa questo argomento.
….

64 pensieri su “Sondaggio: La lingua delle canzoni è poesia?

  1. Possono esistere poeti che sono anche cantanti e che trovano nella forma musicale un nuovo formato neo-trobadorico di trasmissione della scrittura poetica, ma anche cantanti che non sono poeti (la maggior parte).
    Bob Dylan ad esempio non è poeta ma la sua canzone è sicuramente una forma di letteratura.
    Jim Morrison invece probabilmente è da considerare poeta prima che cantante. I perché di questa distinzione sono strutturali e relativi all’analisi formale dei testi: quelli di Morrison sono autonomi (la musicazione è un mezzo di trasmissione), quelli di Dylan – come quelli di De Andrè – no.
    Inoltre possono esserci cantanti che non sono poeti ma che musicano testi di poeti (Dalla/Roversi), quindi anche in questo caso c’è una “poesia” in forma di canzone.

  2. Grazie del tuo commento, ma devi oltre a dare la tua interpretazione, peraltro condivisibile, votare ai punti
    1. 2. 3.
    Grazie

  3. le parole delle canzoni, con battute di ripetizione che costituiscono il refrain, il motivo principale,e sorrette dalla musica s’insinuano nella testa degli ascoltatori, hanno ami da pesca che, a volte prendono dai testi di poesia le tematiche o la sostanza ma poi si sviluppano secondo codici propri. Se si può parlare di “popolarizzazione” di un testo, di una più facile assimilazione e di un rapido apprendimento, di un avvenimento o di un tema che la poesia scopre con ritmi differenti, con versi in cui la successione delle tracce muovono sì l’emotività ma anche diversi e interferenti livelli di lettura e comprensione-apertura dello scritto,allora popolare è affine alla canzone ma non alla poesia. Ma se una poesia avesse una chiave-ritornello che sintetizzasse tutto il testo allora popolare sarebbe la poesia, che comunque ha uno stuolo di fans in questi tempi, che rincorre la poesia fonte di sogno, emozione, passione, erotismo:temi usatissimi dalla canzone. La poesia indaga anche la parola e il corpo di se stessa e anche questo può aprire ad un erotismo che non è semplice sessualità come accade nelle canzoni tra un lui e una lei.
    Comunque penso che la canzone è canzone cioè sia sempre una parola semplificata,che cerca nella musica il supporto, nessuno recita un testo ma tutti cantano la canzone, o il suo ritornello. Senza musica la “poeticità” della canzone svanirebbe,spesso, come anche la sua presa su chi ascolta, mentre una poesia è e resta poesia sia letta da sola sia letta con una musica di accompagnamento, aumenta la sua incisività se letta e riletta in silenzio, se ascoltata da voci diverse, se messa in scena, e la sua ricerca non si ferma alla parola musicale ea un senso ma anzi all’ambiguità della parola, alla molteplicità dei con-tenuti. Fernanda Ferraresso

  4. a volte alcune parole sorprendono veramente, ed è indubbio che ci sono autori e parolieri – si pensi a pasquale panella – che hanno dello straordinario….. e poi la canzone vive di un valore aggiunto che è la musica che accentua in alcuni casi la ‘poeticità’ di alcuni testi…. ma il lavorio,il rovello, la ferita del poeta si trasforma in qualcosa di diverso … qualcosa che la moda dei tempi non potrà sbiadire … in ogni caso a me, per rimanere in tema, piacciono tanto “Gli alunni del sole”…. ascoltare per credere….. un saluto…. giovanni nacca

  5. Le canzoni hanno valore letterario, se sono testi di qualità. Come del resto i romanzi e le poesia, mica sono tutti letteratura. Laura Pausini vale quanto Fabio Volo. John Lennon vale quanto Wislawa Szymborska.

  6. N’ 3 Non so bene… ma mi interessa questo argomento. Quello invece che so con certezza é che Giulia Ananìa, l’autrice dell’opera prima di poesia ‘Nessuno bussa’ Zone editrice, vincitrice nel 2005 del Premio Camaiore-Proposta, è qualcosa di assolutamente straordinario! Tanto che la giovanissima Giulia (solo 21 anni nel 2005) fu una delle poche, nella storia della sez. ‘Camaiore’-Proposta, a ricevere l’unanimità da parte della giuria tecnica nel conferimento del Premio. Questa giovane-adulta poeta, già presente e tradotta in spagnolo in antologia di primissimo piano (nella parte le giovani voci) curata da Emilio Coco, é altresì cantautrice di grandissimo talento, senza ombra di dubbio, tanto che dopo una serie di riconoscimenti, meritatissimi, e di impegno costante sin dall’età di 16 anni, sarà presente quest’anno, nel ristretto gruppo giovane selezionato, al 62′ festival della canzone italiana a Sanremo. Complimenti dunque a Giulia e un grande in bocca a lupo! Seguiremo con viva attenzione il suo percorso. Rosanna Lupi segr. Premio Camaiore.

  7. Ciao Luigia, voto 2. I testi delle canzoni qualche volta hanno valore letterario, ma molto spesso sono soltanto testi ad effetto e senza senso.

  8. P.s.
    Dimenticavo di aggiungere, stando alla questione messa al voto, che la forma-canzone, anche quando (ed è la maggior parte dei casi) non è considerabile tecnicamente poesia, è comunque sempre una forma specifica di letteratura, nella semplice maniera in cui utilizza le lettere per fare un’espressione artistica.
    Insomma: la canzone è poesia solo in alcuni specifici e rari casi, ma comunque è sempre un’espressione letteraria.

  9. Voto 1 perchè chiaramente non tutti ma una certa percentuale di testi di canzoni non “sono solo canzonette”:infatti non si può generalizzare perchè alcuni brani di Lennon o di artisti italiani (De Andre’,Vecchioni,perfino qualche testo udite udite di Ligabue)contengono la “vis poetica” arricchita dal valore aggiunto della musica, basta non essere prevenuti ed ascoltare con attenzione.Viceversa alcuni testi di poesia si avviluppano su sè stessi e risultano essere dei rebus per pochi addetti ai lavori che conoscono l’autore.

  10. ciao Luigia, buonasera a tutti. Il discorso è antico, ma sempre molto interessante. per me il voto è 3. Non saprei dire con certezza. Sintetizzo il mio pensiero: se per poesia intendiamo la capacità dell’autore di cristallizzare una sensazione, un pensiero o (uso un termine abusato, ma sempre molto efficace) un’emozione e di restituirla a chi ascolta suscitando una nuova sensazione, un nuovo pensiero, una nuova emozione, allora forse anche la canzone potrebbe dirsi poesia. Se invece ci riferiamo a un testo che abbia dignità letteraria, allora il discorso si fa più complicato. Non dimentichiamo – e questo De Gregori lo ha detto chiaramente a “Ritratti di poesia” – che la canzone ha un grande veicolo, ovvero la musica. E’ lei che rende tutto (spesso) molto poetico. Ma i testi, letti senza la musica, raramente possono essere considerati, in senso letterario, “poesia”. Forse ha ragione De Gregori quando dice che il testo di una canzone è un tutto inscindibile con la sua musica e che questo “unicum” non può essere separato. Ci sarebbe molto altro da dire, ma temo di diventare noioso. Un saluto a tutti,
    vincenzo

  11. Voto 1
    Forse sono di parte, per l’amore che porto alla musica e alle canzoni. Io stessa ho scritto alcune poesie e ho scritto alcuni testi di canzoni. Le “regole” letterarie utilizzate sono senz’altro diverse. Ma la diversa forma non credo sottragga valore letterario alle canzoni, poiché esistono tanti generi di letteratura e, all’interno dello stesso genere, altrettanti stili. La poesia, per il mio modestissimo sentire, è essa stessa musicalità, in quanto suono e ritmo delle parole. Quando la musica e le parole si uniscono felicemente, la capacità di muovere emozioni subisce uno speciale effetto sinergico. Non sono un tecnico né un esperto di letteratura e ho timore perfino di dissertare di simili argomenti. Ma mi sono sentita chiamata da questo sondaggio, perché mi sembra di avere sempre un debito di riconoscenza da esprimere, nei confronti della musica e delle canzoni, che tanto mi hanno dato e tanto mi continuano generosamente a dare.

  12. A definire poesia la canzone si commette un errore: nella poesia la musica è secondaria e inclusa nella concatenazione della parola nel metro o nel ritmo; nella canzone la musica prevale. Inoltre, proprio per facilitare l’orecchiabilità, la canzone sacrifica la complessità e l’astrazione propria della poesia vera. La canzone ha desacralizzato la poesia riducendola a oggetto di mercato facile.
    in questo modo la poesia è diventata la cenerentola delle arti. ma custodisce una disciplina dello spirito altissima, e un popolo che non onora la poesia non è più popolo (démos), ma òchlos (folla) in balìa di un potere cheb ha bisogno di sudditi ignoranti.

  13. risposta 2. De Gregori ha ragione. lui non sente poesia vera nelle sue pur bellissime canzoni. poesia è altro.e se lo dice lui!
    tutti i motivi precedentemente portati da chi ha votato la risposta 2 mi trovano d’accordo. vi è poi molta differenza tra un testo nato per essere musicato,e un altro, di vera poesia, che sia prestato per farsi musicare e cantare, come talvolta succede.
    a vera poesia è quella non soggetta a biglietti di ingresso per fruirne, non soggetta a nessun profitto, nessuna moda, nessuna necessità di enfasi tramite musica o altre tecnologie. è semplice pura emozione solo attraverso la parola. quando è vera poesia.

  14. Voto 1
    Credo che le canzoni abbiano valore letterario perché esprimono in parole, oltre che in musica, qualcosa dell’animo umano. Possono essere buona o cattiva arte, ma sarebbe difficile escluderle dalla letteratura. Sono più vicine alla poesia che alla narrativa, ma con alcune caratteristiche. Le parole delle canzoni sono generalmente suggestive, di immediato effetto, di cattiva metrica. La musica esalta l’intensità espressiva della parola ma la rende monocorde. I testi delle canzoni sono efficaci ma non complessi. Questa è, a mio avviso, la differenza principale con la poesia scritta. Manca, nelle canzoni, il tessuto di impliciti e rimandi che sostiene la poesia scritta. Con questa precisazione credo debbano essere considerate un genere poetico. Non dimentichiamo che la poesia è nata così, con la musica.

  15. Credo che lo scarto dal linguaggio quotidiano che in quanto tale è piatto e non dice niente che vada oltre sia l’unico metro – capire i modi in cui in quel testo si compie lo scarto e quanto incisiva, puntuale, commovente, irritante sia l’operazione, quanta apertura ci procuri su paesaggi che sconosciamo, riconosciamo, scopriamo attraverso quell’apertura, quell’angolo visuale. In genere la canzone riproduce il linguaggio quotidiano, c’intrattiene con quello che sappiamo, nei modi in cui ce la cantiamo. Ci accompagna, non c’interroga. Ma non si può generalizzare.
    Voto 2

  16. I testi che nascono per essere canzoni prevedono l’apporto della musica. Per cui l’impegno del “paroliere” non è sulla parola, ma lavora sull’effetto combinato parole-musica.Eccetto i rari casi in cui un testo poetico non viene ceduto per essere musicato. Nella poesia ha valore la parola pregnante e capace di dire oltre, la parola, che pur comune e usurata, nel contesto poetico viene rigenerata e resa sorprendente. Un altro elemento proprio della parola poetica è la sua capacità di essere unica e molteplice nel significato ( la parola poetica oltre ad avere una originalità e identità, ha una ambiguità di fondo per cui è una e centomila…). Il testo poetico non ha bisogno di orpelli né dalla voce recitante né dalla eventuale musica di accompagnamento, poiché ciò che conta è il suo ritmo proprio

  17. Io penso che la lingua delle canzoni possa essere poesia, come per tutti i linguaggi artistici è il contenuto che fa la differenza.
    A volte la poesia vive veicolata attraverso la musica… per fare un esempio “l’antologia di Spoon River” messa in musica da Fabrizio De André oppure può la stessa canzone essere veicolo di comunicazione poetica, per facilità cito sempre De Andrè e le sue straordinarie canzoni in dialetto “carlofortino” … ma poi la comunicazione poetica, nella storia dell’uomo, non è stata prima cantata e poi scritta?

    PS
    sia chiaro credo che il rapporto tra canzone e poesia sia positivo e costruttivo solo in pochissimi rarissimi casi, comunque possibile.

  18. Voto 2. Se consideriamo il mondo della canzone nella sua estensione più generale, questo eccede i limiti imposti ad una produzione di tipo poetico-letterario.
    Mi permetto di notare che la domanda è mal posta, in quanto vi sono casi in cui i due insiemi si sovrappongono. I due generi non si escludono a vicenda.

  19. Voto 1- I testi delle canzoni sono poetici quanto lo è la lingua parlata dal macellaio, dal professore o dall’idraulico.
    Non basta un po’ di musica per mettere le ali alla lingua parlata. Veniero Scarselli

  20. Voto 2- I testi delle canzoni devono solleticare le emozioni ed essere di facile comprensione. Hanno avuto il privilegio di esercitare una sorta di educazione sentimentale nell’espressione dei propri sentimenti, a cui si aggiunge oggi anche quella ambientale e di protesta politica. Senza dubbio, l’emulazione, tipica dei giovani, contribuisce ad affinare il linguaggio popolare, dove la scuola non riesce.
    Gemma Menigatti

  21. Gentile Tommaso,
    è previsto il terzo caso, proprio per questo. Mi sembrerebbe, dunque, che qualora lei decidesse di motivare la sua scelta, possa rientrare nel punto n.3. “Non lo so”… (penso che) … “ma mi interessa questo argomento”… (risposta)

    Decida lei, grazie

  22. Non posso tacere del controverso rapporto tra Fernanda Pivano e la poesia, intesa come genere letterario, e questo sia in ottica italiana sia in ottica ‘americana’. Perché il gusto, le preferenze di Pivano, presero le mosse – è vero – da Masters ma approdarono a Bob Dylan; e in Italia presero le mosse da Cesare Pavese e giunsero a Vasco Rossi. Certamente la sua idea di poesia non coincideva con quella di Ashbery o di Zanzotto. Riflettendo su questo tema, si può citare la celebre frase di Ezra Pound: “La poesia italiana ha bisogno di essere ripassata con la carta vetrata”, intendendo con ciò condannarne la verbosità, la grondante umidità sentimentale. Tuttavia – se da un lato siamo nuovamente ad ammirare il coraggio e la determinazione di Pivano, fondatrice insieme al marito di “Pianeta fresco”, una rivista di tendenza psichedelica che nel 1967-8 ospitò il meglio della poesia beat italiana – dall’altro non possiamo condividere la sua posizione tetragona, secondo la quale gli unici, veri poeti di oggi sono i cantautori. I suoi amici cantautori (e qui sto parafrasando un fortunato titolo di Pivano uscito nel 2005 da Mondadori per le cure di Stefano Senardi e Sergio Sacchi) da Piero Ciampi a De André a Jovanotti sono simpatici anche a noi. Anche noi li abbiamo ascoltati e talvolta ci siamo anche divertiti.

    Ma, Nanda, nel paradiso dove sei ora, ascoltami: se rileggi con calma i loro testi prescindendo dalle note che li vestono o li tra-vestono, di poesia ne trovi davvero pochina: Sparagli Piero, sparagli ora / E se non muore, sparagli ancora. Lasciamola sopravvivere, povera poesia, quella vera, quella che magari pochi leggono, però non dimenticarlo, è solo quest¹ultima che davvero ‘inventa’ la lingua, che realmente la rinnova.

    Molto pertinenti, a questo riguardo, mi paiono le parole del mio maestro Giovanni Raboni: “La poesia non è né uno stato d’animo a priori né una condizione di privilegio, né una realtà a parte né una realtà migliore. E’ un linguaggio: un linguaggio diverso da quello che usiamo per comunicare nella vita quotidiana e di gran lunga più ricco, più completo, più compiutamente umano; un linguaggio al tempo stesso accuratamente premeditato e profondamente involontario, capace di connettere fra loro le cose che si vedono e quelle che non si vedono, di mettere in relazione ciò che sappiamo con ciò che non sappiamo.

    Franco Buffoni

  23. Scusate, però (se è possibile intervenire anche come dibattito), al riguardo di quanto scrive Franco Buffoni, che ha ragione (ciò che scrive è scientificamente esatto), la questione ha un vizio d’origine (che riguarda anche la questione Nobel a Dylan e il noto articolo di Magrelli). Stiamo parlando di “Poesia” o di “Letteratura”?
    Perché la differenza è abissale. Nel senso che è chiaro che un premio di Poesia non può essere dato a Bob Dylan per il semplice motivo, tecnico e formale, che ciò che egli fa non è “Poesia” ma “Canzone”.
    Se parliamo di “Letteratura”, invece, la “Canzone” è naturalmente una forma letteraria (come lo è, ad esempio, la saggistica di carattere storico-divulgativo, che in passato infatti ha ricevuto Nobel).
    Quindi secondo me occorre chiarire i termini.
    Se mi si chiede se la canzone è un genere letterario io rispondo di sì, e infatti qui voto 1. (Mi sono dimenticato di specificarlo nei precedenti commenti).
    Se mi si chiede se la canzone è poesia, rispondo quasi mai, fatta la dovuta eccezione di alcune rare esperienze neo-trobadoriche.
    Davide

  24. io voto 1 perché in moltissimi casi poesia e musica si trovano nell’intersezione tra i due insiemi (diversi) cui appartengono.
    Certo molti cantautori non sono sempre stati e sono all’altezza della Poesia e della Letteratura in tutti i loro testi e però anche certi poeti non sempre sono stati e sono all’altezza della Poesia, non sempre sono stati in grado di ‘produrre bellezza totale’ con le loro liriche. Perché infierire sui cantautori allora? Credo anche però che non si debba fare le pulci né agli uni né agli altri, e che se De Gregori non si sente un poeta va bene anche a me se sta bene a lui, anche se io in certi suoi testi ci sento la poesia-come appartenenza elementare; la musica poi è sempre d’aiuto perché è un’arte democratica, che non desidera comunicare un ‘significato’ ma che lascia libertà d’interpretazione, e dunque rafforza con ciò anche un testo meno ‘forte’. E un poeta senza musica nelle orecchie, permettetemelo, ma non va da nessuna parte. Il potere di evocazione della musica è ineguagliabile, forse proprio perché ‘democratico’.

    Io parlo di ciò che conosco meglio, e voglio dire che alcune tra le cantautrici che amo di più al mondo ossia Joni Mitchell, Patti Smith e Cristina Donà han sempre e con grande tenacia, tenuto i piedi nell’una e nell’altra arte rafforzando la loro modalità espressiva e dando un senso peculiare ai loro brani, creandosi un’identità di musiciste-poetesse così forte da essere in grado di superare epoche e mode, eppure di resistere.
    Non dovremmo a mio modo di vedere dimenticare la lezione di Cristina Campo e del suo ‘tappeto’ quando pensiamo a questo tema. Mai.
    grazie

  25. mi permetto di dire che qui si sta un po’ equivocando, e gli interventi di Buffoni e Davide (Nota?) lo stanno mettendo in luce.
    Luigia cara, tu metti come titolo del sondaggio:”la lingua delle canzoni è poesia?” ma le domande chiedono un parere se la canzone sia o no letteratura. la mia convintissima risposta 2 in effetti si riferisce al fuoco centrale indicato dal titolo. sulla inclusione in letteratura dei testi delle canzoni, che molti sostengono, mi chiedo come mai non vi sia allora, ma posso sbagliarmi, una sezione specifica nella storia generale,riconosciuta ufficialmente,della letteratura
    (forse potrebbe esserci, ma come genere minore?). spero che si pronunzi qualche studioso, in merito.
    questo dibattito è comunque utilissimo per l’analisi di un fenomeno di massa come la canzone o il cantautorato(che oggi dilata nell’ aggregazione in band musicali,aggregate appunto, su un gusto musicale più che sulla densità dei testi) ancora poco chiarito nei suoi meccanismi di diffusione, oggi tanto più potenti della parola poetica su carta, confinata in libreria e nei reading, con i suoi lentissimi tempi di fruizione diffusa e di larga conferma di valore. e menomale. quanto rimane memorabile infatti uno di questi così effimeri testi musicati , rispetto, per es. a L’infinito leopardiano? nessun confronto, temo.

  26. Voto 2. Senza tante esitazioni, la canzone non può essere poesia perché asservisce le parole alla costruzione musicale, all’armonia e alla melodia, la canzone può essere al massimo “poetica”, nel senso più trito e di consumo del termine. Poesia e musica sono due galli nel pollaio, due primedonne che insieme stridono e si fanno danno a vicenda. Concordo con Maurizio Cucchi e Magrelli sulla questione(in proposito guardate questo video, dal minuti 14 e 56 sec http://www.letteratura.rai.it/articoli/valerio-magrelli-la-poesia-nel-mondo-contemporaneo-il-mondo-e-luomo/1104/default.aspx). Il dibattito è ampio e gli aut-aut rischiano di ridurre molto la complessità del problema, però credo davvero che poesia e musica sono due separati in casa quando vengono costretti a convivere; ho iniziato scrivendo testi, a 16 anni, prima di passare a forme di scrittura scisse dalla musica. Chissà cosa ne pensa Umberto Fiori, poeta e autore di testi cantati.

  27. Davide , ma certo che è possibile intervenire anche aprendo un dibattito, anzi, è quel che mi auguro. Partendo da un’affermazione di Francesco De Gregori, “non sono un poeta”, è nato il sondaggio, “Le canzoni non sono poesie”.

    Se De Gregori dice di non essere poeta, ma cantautore, (Lo dice anche in una sua canzone), allora la domanda è:

    1. Le canzoni hanno valore letterario. Perché?
    ….
    2. Le canzoni non hanno valore letterario. Perché?
    ….
    3. Non lo so, ma mi interessa questo argomento.

    Parliamo di canzone, poesia e letteratura.

    Luigia Sorrentino

  28. Luigi Carotenuto, grazie per aver segnalato il video di Magrelli. Molto significativo. Vi consiglio di vederlo.

    Accompagnano Magrelli sequenze dai film “Quattro matrimoni e un funerale”, “L`attimo fuggente” e “Amarcord” . Film nei quali i versi giocano ‘un ruolo’. C’è anche il filmato dall`Idroscalo di Roma, dove fu ucciso Pasolini.

  29. Le poesie possono essere musicate, mentre le canzoni non possono essere poetizzate. Le poesie possono essere musicate perché e in quanto sono già musica verbale, che inventa e rivela la musica mobile di una lingua. Una poesia riuscita è già di per sé una canzone.
    Perché, invece, una canzone non è già in sé una poesia? Perché non è affatto detto che il Macbeth di Verdi sia più bello del Macbeth di Shakespeare, come infatti non è?
    Tento di rispondere (la questione temo sia di immensa portata, superiore alle mie forze):
    Perché la poesia è fatta di parole, che sono insieme e inscindibilmente suono e significato;
    la canzone invece è fatta di suono “più” parole-significato, ed è come se – sapendo che li si deve musicare – gli autori dei testi da cantare agiscano su una scissione fra significato e musica, invece di tenerli assieme nella loro reciproca, difficile e ricca codeterminazione.
    Nella canzone, così, spessissimo la musica serve a creare o consentire quegli “armonici”, quelle “idee accessorie” che invece la poesia tiene tutti nella lingua, potenziandosi.
    Questo accade anche nelle canzoni migliori, da Cohen a De André, da Dylan a Van Morrison.
    C’è poi l’aspetto commerciale. Semplicemente, la redditività della canzone spinge molti a scriverne, e “molti” vuol dire fatalmente parecchie persone che hanno “orecchio” ma non facoltà di poesia.
    La poesia invece è squattrinata, e “molti” se ne astengono con naturalezza.
    Per il resto, trovo della consueta generosa lucidità l’intervento di Franco Buffoni.
    Un saluto, Paolo Febbraro

  30. 1.

    La lingua della canzone non ha alcun bisogno di chiamarsi ‘poesia’. Anzitutto perché non esiste la ‘poesia’ né come modalità, né come forma, né come genere letterario. Il termine è convenzionale ed una definizione onnicomprensiva non è data: lo si usa, si sa più o meno cosa sia, ma non ha alcuna base teorica vera e propria. se ci si basa sull’alto valore estetico, è difficile, per es., distinguere tra un sonetto ed un romanzo storico. In genere per ‘poesia’ si intende ‘poesia lirica’, ma per ‘poeta’ si intende sia ‘poeta lirico’, sia ‘poeta epico’, quando non addirittura ‘tragediografo’: ossia modi di esser scrittore affatto diversi, uno lirico, l’altro narrativo, l’altro drammatico.
    Poiché parlare di ‘poesia’ sia una convenzione che ha poco di tecnico, va fatto di notare che si dovrebbe sempre semmai specificare a quali forme e generi molto diversi tra loro ci si riferisca, se alla poesia lirica, all’epica, al monologo interiore, i quali, benché siano scritti sovente in versi e talvolta in prosa, hanno meno affinità tra di loro di quanto ne abbiano con altre modalità letterarie: l’epica, per es., ha pochissime affinità con la poesia lirica e tantissime col romanzo; il dialogo ha pochissime affinità col dramma e la sceneggiatura, moltissime col romanzo; il dramma ha più affinità coi libretti d’opera che non con la sceneggiatura ecc.
    Le canzoni, nei casi migliori, possono avere un notevole valore letterario, anche se come qualsiasi altra forma o genere (romanzo, dramma, poesia lirica, poema epico, sceneggiatura, dialogo ecc.) hanno perlopiù uno scarsissimo valore letterario. Il loro valore, quando è meno letterariamente cogente, protende allora allo slogan, all’intrattenimento, al rito ed al altre modalità sociali e terapeutiche.
    Le canzoni non andrebbero confuse con le ‘arie’ delle opere liriche, in quanto isolare un’aria implicherebbe l’estrapolazione di un testo da un’opera estetica intesa a coniugare il linguaggio della musica con la lingua: estrapolarlo avrebbe lo stesso significato dell’isolare una lettera da un romanzo e pretendere che quest’ultima si tratti di un’opera epistolare a se stante. Lo stesso dicasi dei singoli brani che compongono un musical e un concept album.
    Riguardo a quanto leggo sopra, è certo che Jim Morrison fosse anzitutto un poeta, quantomeno per chi abbia letto qualche sua biografia e gli sia noto come è entrato a far parte dei Doors: venne comunque reso famoso dall’industria culturale come cantante, e di questo è più facile sentir parlare. Bob Dylan è poeta, romanziere, compositore, cantautore, così come lo sono Leonard Cohen e molti altri.
    Riguardo alle distinzioni tra poesia e non poesia (lirica), ogni caso è a sé. Molte celeberrime canzoni russe sono state composte aggiungendo un pentagramma alle poesie liriche di Marina Cvetaeva: il nuovo prodotto non può dirsi una poesia, ma una canzone. Il valore letterario del testo di tali canzoni è indubbio; il valore della canzone dipende dalla cogente coniugazione di musica e parole.
    Siamo noi uomini a decidere ex post quello che riteniamo di recuperare dalle scritture e oralità passate, talvolta isolandole a nostro piacimento, facendo arricciare il naso ai filologi, ma non agli artisti, né ai critici attenti. L’intenzione del lettore col passare del tempo tende a prendere il sopravvento, sia rispetto all’intenzione di un autore, sia all’intenzione del testo. La letteratura deve avere un senso per i vivi, e rientra nell’economia umana non tenere conto di questa o quell’opera poco interessante per la singolarità della persona individualmente intesa. Leggere e amare un testo è sempre una questione di intimo profitto.
    La domanda è tesa a stabilire se vi sia una validità paritetica tra poesia lirica e canzone. Se, insomma, la canzone possa accampare eguali pretese ad un valore letterario. Potenzialmente sì. E paraddossalmente non in quanto il testo della canzone sia leggibile a se stante come poesia lirica, ma nella misura in cui non lo sia: che il connubio tra testo e musica sia così felicemente irreversibile da da far perdere valore alla canzone se il testo o la musica venissero alterati. Che il testo di una canzone sia più felicemente leggibile a se stante è prova pressoché certa che l’eccezionalità artistica del testo letto come poesia si svincola dall’esclusività e cogenza tra musica e parola. In altri termini, l’autore, nonostante la sua abilità in quanto poeta lirico, non è stato in grado di scrivere un testo che raggiunga apici espressivi nella canzone. Molti grandi poeti hanno sentito il bisogno di scrivere testi per la musica, di misurare la propria capacità di uso della parola letteraria in territori per loro meno battuti e che presentassero notevoli difficoltà. Tra questi, naturalmente W. H. Auden. Anche Andrea Zanzotto ha fatto tentativi del genere, molto pregevoli, ma i suoi testi (per es. quelli del ‘Casanova di Federico Fellini’) risultano essere troppo leggibili in quanto poesie liriche per esser rimarchevoli come testi di canzone: la musica di Rota e i versi di Zanzotto sono deliziosi, ma non hanno nulla della memorabilità dei testi di Da Ponte cantati nel ‘Don Giovanni’ di Mozart, o quelli di Giacosa per Puccini.
    Alcuni testi di canzoni, proprio perché son finiti per essere poesia, ci si è dimenticato che fossero originariamente parti di canzoni. Il risultato è che li leggiamo a se stanti, e la povera musica che li accompagnava non ci interessa più (si pensi all’Aminta’ di Tasso, ai drammi shakespeariani). I grandi scrittori di ogni tempo e latitudine hanno scritto testi per la musica, cercato di imitare la musica con le parole, e/o composto testi che un giorno qualcuno avrà l’estro di poter anche musicare.
    Colgo l’occasione per osservare che la stragrande maggioranza delle traduzioni di poesie liriche non sono poesie liriche, ma scimmiottamenti dell’originale (e alcune traduzioni capolavori poetici che reggono alle intemperie delle generazioni). E che la stragrande maggioranza delle canzoni che vanno per la maggiore sono prodotti industriali che sommergono il tenace e oscuro lavoro di chi fa della canzone un’arte e non un prodotto traducibile in pecunia.
    La canzone stessa, oggi presentata in formati video, non ha lo stesso significato di quando la si ascoltava dal vivo, o di quando la si poteva fruire col grammofono. Il look dei cantanti e le scene video in cui vongono incorporate le canzoni non li si possono cancellare con un colpo di spugna, quando sia abbia avuto occasione di vederli: fanno trend, insieme ai ritmi coreografici, dell’azione, delle parole, delle note.

  31. Voto 1. E’ vero, le canzoni non sono poesie, ma hanno valore letterario. Letteratura popolare, certo, ma specchio del costume. Non a caso Nanni Moretti cita la Caselli. Con De Gregori mi è capitato di affrontare l’argomento, ci siamo tempo fa scambiati un mio libro e un suo disco. Mi ripeté: non sono un poeta. Non dimentichiamo, però, anche l’antico connubio parola musica nell’antica Grecia, agli albori. Poi la poesia ha preso la sua strada autonoma. Il vero problema semmai è quello sollevato da Franco Buffoni: rinnovare la lingua, restituire novità e visibilità alla poesia oggi. Prendo ad esempio il cantabile depurato e nel contempo scavato nel quotidiano di Wislawa Szymborska.

    Un saluto,

    Alberto Toni

  32. Ricordiamoci anche dei francesi con la loro poesia cantata: Ferrè, Brassens etc. Come altre realtà in varie parti del mondo dove si promuovono addirittura festival di poesia cantata…

  33. Con molta cautela – e soprattutto senza idea teorica assoluta – vorrei lasciare una modesta e seintitica opinione.
    Per andare subito al cuore del sondaggio, miro sulla risposta numero 1. La canzone ha un valore letterario, e questo perché è un genere letterario.
    Nonostante l’indiscussa letterarietà, la canzone non è poesia e in questo ha ragione De Gregori.
    Forse diamo alla canzone il valore di poesia più per esprimere (per similitudine) una sensazione di piacevolezza e di emozione interna quando il testo della canzone tocca la nostra percezione nel profondo. Spesso sentiamo dire a mo’ di commento “è una poesia questa canzone” perché ne rimaniamo colpiti e quindi per indicare nell’andamento musicale riconosciamo un qualcosa simile ad una poesia, ma non lo è. Spesso si tende a legare al termine canzone poesia ma credo sia più corretto legare l’aggettivo “poetico” perché sì una canzone può avere un richiamo poetico, ma non è di per sé poesia.

  34. I testi delle canzoni usano il linguaggio colloquiale, come quello parlato da un macellaio con la cliente, da un professore con la moglie, da un poeta col panettiere. Non basta un po’ di musica, per quanto accattivante, per dare ali poetiche alla lingua parlata tutti i giorni. Può accadere ed è anche accaduto, seppure rara avis non fa primavera, ma se accade si dimentica la musica. Voto 2
    Veniero Scarselli

  35. Ho dimenticato il voto: è 2. Tuttavia, sono anche d’accordo con chi afferma che certa poesia, anche acclamata, ha un linguaggio di difficile lettura. La domanda sorge spontanea: è poesia quella della Szymborska, così chiara, così esplice? Com’è, poi, che tutti “sanno” che cosa è la poesia, ad eccezione proprio della Szymborska, la quale sa solo di non sapere: “non so”?

    Naturalmente, la mia è provocazione. Sono molto confuso.

  36. Voto 1.
    La questione è difficile e non esauribile con un semplice commento. In altre parti del mondo, come in India per esempio, la poesia è sempre accompagnata dalla musica, ma non come fosse una canzone, è una cosa diversa, c’è un assecondare con lo strumento musicale il ritmo del verso.
    In ultima analisi concordo in pieno con Alberto Toni.La canzone ha valore letterario, ma non è di certo poesia.

  37. Voto 1.
    Si, per me in linea di massima, talune lo hanno. Penso a De Andrè, penso a molti altri. Ma a prescindere dall’artista, il testo esprime un sentimento, una situazione, un essere ed un divenire. Uno stato d’animo, un momento. Anche la poesia, la buona poesia, di fatto si comporta allo stesso modo.
    Marco

  38. Voto 1. – Sì, hanno valore letterario, anche se naturalmente non la maggior parte. Il ritmo dei versi, le atmosfere e le emozioni che suscitano, secondo me sono fatti della stessa pasta della poesia. Un caso su mille, è letteratura.

  39. Un voto che mi è difficile dare. Credo che vi sia un problema di percezione in cui tutti i valori continuamente fluttuano, in quanto siamo più o meno in grado collettivamente di riconoscerli. Da diversi anni si sente dire, non solo che i testi delle canzoni sono poesia, ma anche che la stessa canzone ha assunto il ruolo che aveva la poesia “colta”, oggi considerata troppo distante dalla vita delle persone, ma anche che la musica leggera non è più “leggera” ma, essendo la più diffusa, assume lo status di musica tout cour. Dunque la questione rilevante è che oggi negli ambiti della cultura di massa (che direi più propriamente “intrattenimento”) si vuole spodestare la così detta “cultura alta”, considerata falsa e cervellotica, in una vera e propria rivoluzione culturale che, forte del numero, dell’enfasi del sistema commerciale, vuole elevare ciò che era considerato “basso” e parziale a livello universale. Ciò sta accadendo non solo nella poesia e nella musica, ma anche nel romanzo, teatro, cinema ecc. E’ una rivoluzione “adolescenziale”, per cui ci si vuole liberare dei “padri” per potersi non sentire più in soggezione verso qualcosa che sta “sopra” e che automaticamente fa sentire inferiori.
    Tutto ciò è motivato da due forze contrarie divergenti: da una parte la eccessiva intellettualizzazione della cultura “alta” avvenuta negli anni sessanta, che ha portato a un distacco dal pubblico. E dall’altra l’avanzare indiscriminato dell’offerta dell’industria dell’intrattenimento che ha incoraggiato e legittimato la fruizione “facile”, ma anche che sembra oggi aver costruito grazie alla rete capillare dei media, una “realtà” fittizia che appare più vera del vero, in cui la collettività vive immersa in una totale inconsapevolezza.
    Anche se oggi, nell’ambito di ricerca non solo della poesia, si è ritrovato generalmente un contatto con l’istinto espressivo universale, rimane tuttavia diffuso il pregiudizio che si tratti di qualcosa di artificioso, anche perché è venuta meno per decenni la possibilità di coltivare un pubblico che potesse comprendere e diffondere un’idea della poesia contemporanea impegnata, non stereotipata. Per cui scaduta la facoltà collettiva di riconoscere un valore essenziale, subissati dalla visione totalizzante dell’intrattenimento, le canzoni e i relativi testi possono apparire come l’unico parametro di valutazione autentico di poesia e musica, che se lo sono (quando lo sono) lo sono a livello istintivo, ma condizionato da stereotipi, privo dunque di conoscenza.

  40. Voto la 2 per le ragioni che ha già ben esposto Paolo Febbraro, relative al rapporto tra musica e poesia e tra suono e significato.
    Un saluto, sz

  41. La lingua delle canzoni e’ poetica come il ritmo delle poesie e’ musicale. Non bisogna attaccarsi troppo alle parole, ma queste sono pur sempre indicatrici di una identità linguistica – dunque portatrici di una storia, di una sorta di morfologia a se stante. Quindi a mio avviso le canzoni hanno un valore letterario (voto 1).
    Ma non si può ridurre tale questione in questi termini appena esposti. Poeta, come scriveva la Zambrano, e’ colui che non ha a cuore la spiegazione delle cose che accadono nella vita di ognuno, che non vuole rispondere alle domande decisive dell esistenza, ma nomina semplicemente le cose del mondo in forma di canto, con una dedizione alla vita che non pretende di definire e delimitare gli eventi di tutti i giorni.
    E il poeta non e’ solo colui che scrive poesie e pubblica libri, ma colui che vive la vita poetica come indicato dalla Zambrano.
    La poesia e’ uno stato della vita umana e naturale, che poi viene distillata in forme più o meno poetiche attraverso le composizioni poetiche, musica ecc. Ma, in definitiva, a mio avviso, la domanda rimane irrisolta: che cosa e’ poesia?

  42. MA la “canzone” non è appunto un genere poetico? e in fondo i poemi epici, i cantori non erano accompagnati da musica? così come i troubadores, etc ….dunque ci sono testi di canzoni che hanno valore poetico ( penso alla canzone francese -lo stesso Prevert mi sembra- e la canzone napoletana – o romanesca- o Serrat per gli spagnoli, Tenco per parlare dei nostri hanno parole bellissime). Direi però per tagliar corto che è più facile incontrare una bella poesia resa canzone che l’inverso.

  43. Canzone e poesia sono come due vecchie cugine che hanno qualche parente in comune e a tratti percorrono la stessa strada. Magari non si somigliano neanche fisicamente, magari una sarà più attraente dell’altra, ma l’una avrà qualcosa dell’altra.
    Ed ecco che ci saranno poesie che alcuni diranno brutte (per me, non ci sono brutte poesie. Ognuna di esse nasce da un’emozione e se chi legge non la coglie è perché, in quel momento, egli non è sulla stessa lunghezza d’onda di quelle emozioni), così come ci saranno belle canzoni, che potrebbero essere paragonate a poesie: paragonate!
    I testi di De Andrè, ad esempio, pur essendo poetici ( lo stesso Edoardo Sanguineti afferma che il testo di una canzone può essere poetico), non sono poesie, anche se spesso egli scriveva in metrica ( ” Bocca di rosa” ). Lo considerano poeta, ma egli stesso non si è considerato che cantautore, forse perché sapeva benissimo che per un cantautore musica e testo si completano. I versi della poesia, infatti, non hanno bisogno della musica in quanto nascono con una propria musicalità.
    Dunque, la differenza tra canzone e poesia nasce proprio…nella testa dell’autore?
    Anche Francesco De Gregori tiene a precisare che “le canzoni non sono poesie”, ma letteratura, come il cinema e il teatro. Consentono, quindi, di conservare la memoria del passato (Marcel Proust) o di portare i segni del presente (Giulio Ferroni).
    Sarà stato per questo che nel 1992 e nel 1993 il premio di poesia Guggenheim-Montale è stato attribuito a due cantautori come Paolo Conte e Francesco Guccini? Sarà per questo che i testi di alcuni cantautori appaiono da anni nelle antologie scolastiche, riportando i giovani verso la “ Poesia”.
    Ma se ci sono cantautori laureati poeti, ci sono, anche poeti improvvisati parolieri (Calvino, Fortini,Pasolini, tanto per citarne alcuni tra i più famosi!).
    D’altra parte nessuno potrà dissentire sul fatto che tra le cugine musica e poesia c’è un “parente” in comune, e quel parente si chiama “ritmo”.

  44. Voto 1, sicuramente alcune canzoni hanno un valore letterario e sufficiente dignità poetica, anche se epurate dalla musica e dall’interpretazione: non a caso qualcuno ha avanzato la proposta di assegnare il Nobel a Bob Dylan. Bisognerebbe tuttavia chiedersi se questa operazione di s-corporo abbia un senso e una giustificazione, ma questo è un altro discorso…

  45. Domande, per me ,difficili. I testi delle canzoni possono avere valore letterario? Si, se penso ad alcuni testi di Brassens (mi viene in mente lui ora) o di Tenco, o della canzone napoletana,” l’aria odora e’malvarosa”, certo la musica e chi canta sono importantissimi e contribuiscono a creare “poesia”?

  46. Nel mio commento ho dimenticato di rispondere alla domanda: per me è 1.Inoltre nell’ultimo rigo ho scritto musica e poesia, ma intendevo canzone e poesia. Un saluto alla padrona di casa di questa bella pagina, Luigia, e a tutti voi!!

  47. Carissima Luigia e compagni di ventura e sventura,
    le canzoni possono essere poesia? Sì che possono esserlo, e talune lo sono. Il punto, come dicono i teleparlanti, non è la musicabilità delle canzoni (che perciò sono “canzoni”) e la non musicabilità della poesia. Questo non è dirimente, d’altro canto sono state musicate alcune poesie universalmente riconosciute come tali, mi sembra, con risultati non trascurabili. Certo vi sono canzoni che a recitarle così, senza supporto melodico né corredi orchestrali o strumentali, ti raggrinziscono i denti, mentre immerse nella musica fanno tutto un altro effetto. Ma ve ne sono altre che reggono benissimo anche a una semplice recita, anzi, fanno una presa maggiore.
    Dirimente è invece l’identikit della poesia, che nessuno vuole, tutti riggettano sdegnosamente. Si fa un gran parlare di poesia, la si vede di qua, non la si vede di là, e mai nessuno sa dire com’è fatta, come la abbia riconosciuta. Se glielo chiedete vi guardano con rabbia, assumono un’aria altamente pedagogica e paternalistica – se non piena di altissimo sprezzo – e vi proclamano che “la poesia è indefinibile”! Se mentre lo dicono fate caso all’anca, vi accorgete d’uno sculettamento d’orgoglio che accompagna l’alta sentenza, tale da far sospettare imminente l’irrompere di un orgasmo. Ma che gran maestri! Nui chiniam la fronte… per andare a ridere da un’altra parte, ché sarebbe una spietatezza farlo in faccia a loro, poveretti… Come dire che la polizia cerca i ricercati mai visti e descritti, senza una fotografia o per lo meno un identikit… ci vorrebbero gli indovini, ciechi magari, a brancolare, annusare… Ma che bella pièce da ridere! Su, ammettiamolo, con una bella risata fragorosa, che fa bene alla salute e forse anche a quella che una volta si chiamava “ispirazione”.
    So bene cosa mi si dice: falla tu allora una definizione, che comprenda tutto, il vero ed il possibile, il reale e l’ideale, e lasci fuori tutto quanto quella cosa lì non è. Bene. La vogliamo fare insieme? Io la propongo e voi, miei maestri, l’approvate o la disapprovate, la correggete aggiungendovi ciò che secondo voi manca e togliendone ciò che a parer vostro è di troppo o che è fuorviante? Ma prima, mettete via le freccette, altrimenti vi pigliano per pellirosse sul piede di guerra, non per poeti o per critici letterari.
    Eccola, oso, la propongo in due parti:
    Creazione poetica
    “La creazione poetica consiste in un insieme di operazioni che, tramite strategie tecnematiche, convertono un testo puramente referenziale, o di prima testualità (T1), in un altro testo di seconda testualità (T2), che dicendo a fa b, cioè compie operazioni sul lettore a sua insaputa, di ordine sia intellettuale che fantastico, memoriale, sensitivo, sentimentale ecc., e con ciò mutandolo, in bene o in male che sia, anche senza che lui sul momento se ne avveda.”
    Sicché un testo assolutamente referenziale, un testo cioè che, dicendo a, dicesse solo a e basta, senza fare niente altro, potrebbe essere anche bello, importante, originale e nuovo, ma non sarebbe poesia, sarebbe un’altra cosa, scienza, filosofia, storia, o altro simile, ma poesia no. Essenziale alla poesia è dunque, oltre il dire, anche il fare attraverso il dire; tramite accorgimenti tecnici o tecnemi realizzati con la materia verbale, i costrutti sintattici, dispositivi metrici ecc., la poesia compie operazioni (in linguaggio conversevole: suscita, nel fruitore, sensazioni, emozioni, riassetti mentali, idee, insorgenze memoriali ecc) anche all’insaputa del poeta e dopo la sua scomparsa fisica.
    Ma attenzione, è importante avere a mente questo: ciò che la poesia fa deve essere qualcosa di diverso da ciò che essa dice. Dicendo della selva oscura, Dante induce l’orrore della perdita o dell’offuscamento della coscienza morale, che è cosa affatto diversa dall’oscurità delle selve e dei boschi. A fare, anzi a dire solamente ciò che dicono sono altri testi, quelli filosofici, scientifici, cronachistici, teologici ecc., cambiandoci sì anch’essi, ma solo se attiviamo strategie di comprensione bastevoli a vincere la complessità e la difficoltà concettuale, cui deve inoltre seguire un’adatta strategia memoriale. La poesia invece ti cambia, lavorandoti dentro clandestinamente, sicché ti ritrovi mutato senza avvedertene, senza strategie, addirittura senza volerlo.
    Ma se si vuole restare sul piano del semàinein, che è più familiare, in quanto interpreta le operazioni di poesia come “contenuti” altri che solo s’intravedono, è possibile una seconda proposta di definizione della poesia, quella di testo realizzato:

    La poesia come testo realizzato
    “Dicesi testo poetico (T2) un dispositivo fonico-verbale dalla dimensione linguistico-compositiva integralmente semantizzata e stratificata in modo che uno strato sia il rivelatore di quello sottostante, e questo di quell’altro ancora, in un sistema complesso di trasparenze, richiami, risonanze e consonanze”.
    Sicché un testo che non abbia queste trasparenze, richiami, risonanze e consonanze (leggi sempre memorie, impressioni, sensazioni, fantasie, non immediatamente accessibili, ma insinuate nel lettore a sua insaputa), non è poesia ma è altro, magari importante e bello e necessario ecc., ma non poesia.
    Va bene così? Può essere questo un identikit della poesia? Se sì, anche una canzonetta può essere poesia, qualora corrisponda a questo identikit senza bisogno di un supporto musicale, altrimenti non lo è, è soltanto una canzonetta che è pure piacevole, ma lascia il tempo che trova, non ci cambia, in bene o in male che sia, ci lascia tali e quali.
    Adesso scatenatevi pure.
    Domenico Alvino

  48. La lingua delle canzoni è poesia?
    Partendo dall’affermazione della Szymborska la quale, alla domanda che cosa sia la Poesia, risponde “non lo so, non lo so”, e solo confessa che della stessa ha bisogno poiché rappresenta per lei “come la salvezza di un corrimano”, credo di poter fare la seguente riflessione. La domanda che cosa sia la poesia è antica: il Mensile internazionale di cultura poetica: POESIA, Crocetti Editore, pubblica nel n° 223, anno XXI Gennaio 2008, 500 poesie sulla poesia, dove quasi altrettanti Poeti, a iniziare da Omero ai giorni nostri, rispondono alla domanda Che cosa è la poesia. Le risposte, in realtà, definiscono tutte le cose che la poesia deve (dovrebbe) essere per essere poesia. Dal che si evince che nessuno dà una risposta concisa e identitaria della stessa. Perciò, credo si possa convenire con la Szymborska che una definizione della poesia non c’è, che la poesia non si sa cosa sia.
    Sic stantibus rebus, su quali basi si pensa di ragionare per proporre un confronto tra canzone e poesia? La lingua delle canzoni è poesia? Una tale traccia, data come tema, sarebbe bocciata con la semplice motivazione che i termini del confronto non sono termini “definiti” e “storicizzati”, per cui, alla fine, la eventuale commissione preposta al giudizio, semplicemente non potrebbe giudicare il contenuto, costruito necessariamente su opinioni le quali, in assenza di una definizione “data” dei termini tra i quali si chiede il confronto, in primis quello di poesia, dovrebbero essere ritenute tutte valide. Tutto ciò per cercare di dire che, a mio modesto avviso, poiché resterà sempre un mistero (laico) di che cosa sia la Poesia, porre il confronto della stessa con altre forme o linguaggi artistici nell’ambito della scrittura (lingua delle canzoni, prosa poetica o poesia in prosa ecc.) è praticamente improponibile. O solo utile quale puro esercizio culturale.

    Giovanni D’Amiano

  49. Il voto! Anch’io lo dimenticavo. Ma da ciò che ho scritto credo si capisca che non si può dire né sì né no a nessuno dei tre quesiti. Tutto dipende da… Se e quando le canzoni corrispondono alla definizione di poesia da me data, allora hanno valore letterario, altrimenti no. A quale dei tre quesiti corrisponde questa opinione?

  50. Vi sono delle canzoni d’autore i cui testi sono delle vere e proprie poesie. In altre canzoni d’autore (la maggior parte) non si può dire la stessa cosa. I loro testi da soli non reggono.
    Però il problema fondamentale non è questo. La canzone d’autore è un genere nuovo, e secondo me va valutato in sé. Come genere. Come va valutato un film. Valutare i dialoghi di un film può essere utile, ma non ci aiuta molto a capire un film. Un film è un amalgama. Anche la canzone d’autore è un amalgama, in cui interagiscono tre elementi: il testo, la musica, e la voce dell’autore, che è una parte fondante dell’amalgama.
    Tutti i generi espressivi nuovi nascono come generi minori: il cinema, la videoarte, il fumetto. Poi ci si accorge che non sono minori per niente, e che hanno la stessa dignità dei generi “vecchi”.
    La canzone d’autore è un genere espressivo nuovo, e valutarla in base al valore del testo significa ancora considerarla un genere minore. Questo è il rischio, a mio parere, insito nella domanda del sondaggio.
    La canzone d’autore è un genere formidabile, che nei suoi casi più alti ha una grande intensità e una meritatissima diffondibilità. Nei suoi casi più alti essa esprime quello che esprime un quadro, un film, una poesia, una scultura: la concezione del mondo dell’autore, la sua voce, il suo tono. La sua riconoscibilità è quella di tutte le opere valide. Non ha senso chiedersi se la canzone d’autore ha valore letterario. Sarebbe come chiedersi se Michelangelo ha valore letterario.
    Quindi voto 3.

  51. Dipende dalla canzone. Per me “The long and winding road” è la più bella delle poesie…

    La lunga e tortuosa strada
    che conduce alla tua porta
    non sparirà mai
    ho visto questa strada in passato
    lei mi ha sempre condotto qui
    … mi ha condotto alla tua porta

    La notte selvaggia e ventosa
    che la pioggia ha lavato via
    ha lasciato uno stagno di lacrime
    piangendo durante il giorno.
    Perché mi hai lasciato qui,
    indicami la strada

    Molte volte sono stato solo
    e molte volte ho pianto
    tuttavia tu hai sempre saputo
    le molte volte che ho provato

    Ma di nuovo mi conducono indietro
    verso la lunga e tortuosa strada
    tu mi hai lasciato lì
    tanto, tanto tempo fa
    non lasciarmi ad aspettare
    conducimi alla tua porta

    Ma, di nuovo, mi conducono indietro
    verso la lunga e tortuosa strada
    mi hai lasciato seduta stante
    tanto, tanto tempo fa
    non rimanere ad aspettare
    conducimi alla tua porta …”

    (Lennon – McCartney)

  52. Il testo di una canzone, di per sé, non nasce per essere poesia, bensì già strutturato pensando alla sovrapposizione della musica, insomma all’effetto combinato musica-parole; anzi, in molti casi
    all’effetto combinato parole-contenuto+voce+musica+gestualità+personalità del cantante o cantautore, e altro. Quindi, tante sovrastrutture o cofattori intervengono a decidere del prodotto-effetto finale. Le parole che compongono il testo di una canzone, nude, difficilmente hanno energia per vivere di vita propria: vivono solo grazie alla luce-calore di molti altri fattori. Restano un pianeta. Solo la Poesia è il Sole. Come solo la Musica.

  53. La commistione musica e testo, in una canzone, deve tendere all’integrazione dei due elementi.Una buona canzone è il frutto di una buona aderenza fra le due cose. Per far ciò è necessario che le due cose si rispettino a vicenda ed in questo rispetto reciproco ognuno deve sacrificare parte di se.Inevitabilmente, così facendo la musica perderà valore musicale e il testo perderà valore letterario. Questo sacrificio bilaterale darà vita ad una nuova forma d’espressione che non potrà considerarsi nè musicale nè letteraria, ma che avrà comunque un suo valore artistico seppur in misura minore.Quindi il voto è 2

  54. Pingback: Il meraviglioso mondo di Dargen D’Amico: odio volare « Hall of themes

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