Opere Inedite, Elena Varriale

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Poesia
Per te, poesia, mi spoglio d’inganni
e m’ergo scomposta su assonanze,
sinestesie e vuoti onomatopeici.
Sul metrico verso lancio l’affondo
solfeggio ritmi che non si baciano
e nei sensi brucio allitterazioni.
Tra le parole intravedo sentieri
non ancora arati dal déja-vu
semino fonemi, etimologia dell’oggi.
Per te, poesia, estirpo radici antiche
e lascio precipitare suoni e lemmi
sul foglio che ignaro, t’ accoglie.
( di Elena Varriale)

Parentesi
*
Estendo tempi mutevoli
di dubbi percepiti,
si aprono parentesi
tra i grigi della mente.

Orchestre invisibili
suonano ritmi costipati
serpentine di suoni
sfalsano l’esistente.

Segugio che fiuta tracce
seguo impennate di scirocco
scivolano le domande
nelle braccia stese del Golfo.

Uragano
*
Solo un lampo a ferire il buio
in questo lento fluire di cielo nero
che soffia tempesta nel cuore
e rosse ire tenute al laccio
da mani nervose e stanche.

Ma non lascerò cantare l’inverno
come ramo nudo mi farò
scaldare da sole, da vento
e con veli di sogni asciugherò
l’uragano nei tuoi occhi.

 

Spine

*
Proprio ora che la notte
si spegne nell’ultimo respiro
e la luce riflette ombre
alitate da brezza di mare
affondo mani incerte
nella carne pulsante dei dubbi.

Scade il tempo dei perché
nel destino tracciato
da stelle polari bugiarde
oscillo tra istanti di piena
e risacche di mute lune.
Sulla pelle, un groviglio di spine.

Sfere

*
Labbra di sabbia
baciate dal grecale
i ricordi sfilano lontano,
ingrossano dune.

Tempesta che assale
c’è solo l’adesso
a sciogliere sale,
a smuovere ieri.

Piste tracciate dal mare
colleziono scintille
calotte azzurre,
rifrazioni di sfere.

Vivendo
*
Vivendo m’invento
m’incalzo, m’incanto.
Basta un profumo
un pensiero, un incontro
a risvegliare voli sospesi
su archi tesi dai sensi.

Ansia sfuggente
sfinita, sfumata
di ciò che ho perso
frenando entusiasmi
presunzioni del sono
la fredda morsa dei come.

Mare increspato
da dolci correnti
nei ricordi raggiungo
abissi, misteri e danni.
Basta un niente
per ascoltare il tutto.

Solo un tuffo
*
Mannaia issata su
dalla brace del destino
con labbra grigie
la morte aspira lenta
il respiro della carne.

Nei contorni del buio
non concede ritorni
né pause possibili,
con mano decisa
recide la voce del sono.

Uno sciame d’istanti
segue il nudo profilo
ma scorre e s’arrende
il fiume di vita
nel volto esanime.

Traghetta lontano
sulle onde del mistero,
marea che travolge
concede solo un tuffo
nelle lacrime di chi resta.

 

Noi che respiriamo fonemi
*
Noi che respiriamo fonemi
e ceniamo schivi con sestine,
noi schiavi di pallide lune
allegoria di un presente
mai sazio e mai completo.

Sulle onde del divenire
deponiamo lo scettro
dell’indicibile esserci,
il passo procede lento
nei tumulti del cuore.

Fiamme di candela
soffiamo anemiche certezze
sul sonno della ragione,
poi sostiamo agili su baratri
d’ipotesi senza riscontro.

Siamo vivi, eppure spenti
nel giorno che rimescola
passioni divorate dall’età,
illusione innevata
di gelo sciolto nei sensi.

Resto dietro

*
Resto dietro alle rabbie
sbattute come porte
alle parole lanciate come sfide
ai rimpianti che spengono attese.

Resto dietro ai mediocri
ai maestri del voltafaccia
al melenso opportunismo
ai mentori della necessità.

Resto dietro al tempo
svenato dai forse
al pensiero velato d’inganno
all’amore che non sa dare.

Resto dietro agli istrioni
del nichilismo militante
al formale che impoverisce
e all’informale che svilisce.

Resto dietro all’invidia
soffiata con un bacio
alla creatività umiliata
ai parolai delle certezze.

Resto dietro.


 
Dolce siero

*

Succo che sorregge l’insipienza dei tempi
è dolce siero la parola che rivela.
Racconta ferite di lune perdute,
storie assonnate di metrò in corsa.

Stempera corpi in trasparenza
stanca opulenza di sé alla deriva.
Frutto maturo il cuore brucia al sole
l’ultimo alito di gelida verità.

Dietro ali scure si fa bersaglio
di conflitti irrisolti e speranze negate.
Pulviscolo tremulo, il verso si spegne
nelle venature di un azzurro grigio cielo.

— 

Elena Varriale è nata e vive a Napoli. Insegnante – giornalista pubblicista – ha collaborato con diversi periodici napoletani e con la Rai.  Nel 2007 ha pubblicato la sua prima silloge di poesie “Lo so che sbaglio” (Ed.Tracce, Pescara) finalista del Premio Calicantus 2008.  Sempre nel 2008 con il racconto “Lampade alogene” è risultata tra i vincitori del Concorso Prosapoetica terra di nessuno bandito da Fara Editore ed è stata pubblicata ne “La poesia racconta”. Ha realizzato video-poesie e partecipato a performance multimediali.

4 pensieri su “Opere Inedite, Elena Varriale

  1. …ai rimpianti che spengono attese/… Complimenti davvero Elena Varriale! I tuoi versi inducono il lettore a riflessioni profonde e ti esortano A PROSEGUIRE… L’edizioni Tracce aveva scoperto il tuo talento già nel 2007, altri si accostano oggi per la prima volta alle tue opere, domani… In molti auspico saranno i tuoi lettori. Auguri Rosanna Lupi Segr. Premio Camaiore

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