Opere Inedite, Alessandro De Santis

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Alessandro De Santis: “Scrivo poesie non da moltissimo tempo, dagli anni dell’università. Credo che la poesia sia una forma espressiva magnifica, dalla forza dirompente, se solo si ha la grazia di ascoltarla. Al tempo stesso ritengo che essere poeti non è qualcosa che ci si attribuisce da soli per aver scritto qualche verso, riversando i propri pensieri e andando spesso a capo. Il poeta, almeno nella mia idea di poesia, scrive per raccontare qualcosa (che è poi anche quello che dovrebbe fare la narrativa) e questo deve sempre tenerlo ben presente, anche quando lavora duro sulla metrica, la musicalità e la lingua dei suoi testi. La poesia che risulta inaccessibile al lettore è una poesia sterile, difettosa, che francamente non mi interessa né leggere né tantomeno scrivere.”  

di Alessando De Santis

GRANITI
Ore 09,20. Un lupo mannaro o forse Kappler.
Tutto il giorno aveva camminato sul ciglio della strada
contava i passi e li classificava
e poi passava agli organi, alle carni
la lingua lastricata e le sue selci
intrise del sudore del non dire.
Aveva infilato le mani chiuse a pugno nelle tasche
ed era risalito sin dentro alla campagna
Fatto inventario dei pali dei filari
piantati come croci, sporcato la punta
delle scarpe nello stabbio.
Ore ed ore si era soffermato,
intere ere geologiche e crisi di governo
prima di vedere quella farfalla posarsi
sulla rete metallica del suicida
Senza dote di stelle lo raggiunse brusca la notte
gli aprì la bocca come a prender fiato
Vide l’esatto diametro del cuore umano
e pensò che fosse proprio una bella
giornata per ricominciare, per un attacco aereo
negli occhi ancora il rapinoso schianto di quando
quel ponte se n’era sparito ghiotto…

*** 

GIARDINETTI
Ore 16,30. Al sole tra polvere e zanzare.
Su una panchina
nel parco a pochi passi
c’è la signora Ida
seduta, ferma immobile
Lenta come un pavone
muove l’unghia pittata ad indicare
com’è che vuole il taglio
allegra la rumena
le apparecchia intorno al collo
le guance un po’ arrossate
La gita fuori porta è cominciata
la tavola imbandita, anche stirata
Si gioca a fare i ricchi, pomeriggio
ché appena cala il sole
il gioco finisce
le donne vanno a casa
in ritirata,
attente a attraversare sulle strisce…

*** 

TORRE MAURA
Ore 10,35. Sguardi ottimisti. Un insolito vento.
L’uomo senza braccia
non cerca appigli
l’uomo senza braccia
ha sporte che gli pendono dai lembi
muove il mento
come a voler dire qualcosa
il volto smunto
povero di peli
un tipo biondo lo fissa
segue con lo sguardo
la sua ellittica geometria
un uomo – si sa – esige dei legami
non ha motivo d’essere
quell’albero potato,
senza rami…
***

PARCO DI CENTOCELLE
Ore 16,50. Un pensiero insolito. Col vestito rosso.
Maria che conta i secondi
che solleva il collo curiosa
La vita le fa
rugiada dagli angoli della bocca
mentre il sole scolora
i fogli di giornale
quasi fossero foglie
Controlla il respiro, Maria
e soffia una preghiera dal
perimetro ancora incalpestato…

 

***

TOMBA DI NERONE
Ore 08,20. Saliscendi. Velleità pensionabili.
Al monte dei pegni
la fila esce dal muro
la conta non ha primi
ma ultimi a decine
Si passa per la porta
nel chiuso, uno alla volta
ciascuno col suo groppo
ciascuno il suo rancore
e Walter con la polo
macchiata di sudore…
Queste poesie di Alessandro De Santis sono tratte da “Metro C”, inedita.

—-  

Alessandro De Santis è nato a Roma nel 1976. In poesia ha pubblicato: “Il cielo interrato” (Joker, 2006).
In narrativa ha pubblicato due racconti antologizzati da Coniglio Editore e Fandango libri, ha curato l’antologia: “Musica per orologi molli” (Edizioni Il Foglio, 2009). Attualmente sta scrivendo il suo romanzo d’esordio: “Il verso del taglio”. Cura il blog letterario dedicato agli scrittori italiani esordienti LUMINOL
(www.luminol.it) e l’omonima collana per le edizioni Socrates di Roma, il cui primo titolo: “Aspetta primavera, Lucky” è stato fra i candidati al Premio Strega 2011.

6 pensieri su “Opere Inedite, Alessandro De Santis

  1. Ho apprezzato queste poesie. Cortometraggi che inseguono il ritmo, frenetico e immobile al tempo stesso, delle vite dei tanti sconosciuti Walter, Maria, Ida, in una metropoli riconoscibile eppure così omologabile a tante altre.

  2. alessandro,non sono poeta ne cultore della poesia..so’invece ascoltare le sensazioni che un testo suscita in me..e questi versi,sono diretti,intensi..reali..come scrivi te..”sono accessibili al lettore”..la sensazione di essere parte dello scorcio di vita che racconti..complimenti..

    luca

  3. @Luca: vedere che la propria poesia riesca a raccontare quello che voleva raccontare (ma anche altro…) è una soddisfazione immensa.

    @Loredana: mi fa piacere che tu abbia apprezzato le mie poesie, ma soprattutto che quello che volevo raccontare (e sottolineo questo verbo) sia passato. Metro C è un libro che parla di Roma, dedicato a Roma (città e periferia, Castelli Romani compresi), ma parla soprattutto di una umanità che è ovunque.
    Ieri, oggi e domani…

  4. « Poesia è pensier che manifesta

    E stringe il Vero in simboli profondi,
    È fuoco sacro sull’altar di Vesta,
    Luce di templi, sinfonia di mondi. »

    (Arturo Graf)
    2 secondi fa

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