Opere Inedite, Mauro Iozzi

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi a Opere Inedite leggiamo la poesia di Mauro Iozzi che mi scrive: “Ho iniziato a scrivere per caso circa sette anni fa. Ricordo che la prima poesia che scrissi era dedicata alla ragazza con la quale convivevo all’epoca e si intitolava “compleanno”. Lei rimase molto colpita e mi disse che dovevo continuare perché secondo Lei avevo ‘la stoffa’. Non scrissi più per quasi un anno, poi complice un bellissimo viaggio in quella terra magica che è l’Irlanda, tornò in me quella voglia di iniziare nuovamente a scrivere…. Da allora non ho più smesso, a parte i periodi dove non sento nulla dentro che mi spinge a scrivere.
Ora sto lavorando ad una sorta di romanzo.
So benissimo di non essere un poeta classico, nemmeno un poeta per la verità, ma ci sono giorni nei quali i pensieri, i versi, si mostrano come su di uno schermo quindi li riporto sul foglio, spesso non apporto correzioni o ‘miglioramenti’ li lascio come sono arrivati.”

di Mauro Iozzi

 

*

1- RITORNO A CASA
La radio mandava
musica classica,
le stelle applaudivano
l’aria bagnata dal desiderio
e dalla vergogna,
lei si era accorta di me,
io ero felice,
niente altro che me stesso,
ubriaco di vita,
il mondo era al sicuro,
la vita aveva uno senso
disegnato nei minimi dettagli,
la strada illuminata
e docile,
Dio ammiccava,
un’indimenticabile ritorno a casa.

*

2- SHOW
Sono stanco di
fingere saggezza
ed avere
una risposta a tutto,
non la ho
e non voglio sapere;
potremmo essere
la generazione futura,
magari conoscere
qualcuno di veramente
felice
e sapere come si sta;
potremmo incontrare
qualche animo puro
o sacro
che apra il cancello
della nostra gabbia
chiamata passato,
così asfissiante
che toglie
ogni possibilità
di afferrare il presente,
ed amarci, semplicemente,
prendere in prestito
un sorriso
da una nave che salpa,
e magari pregare
perchè questo
show
abbia un lungo
applauso finale.

*
3- SOLITUDINE E POESIA
Come è stato?
Che sapore aveva?
Cosa hai visto
nello specchio?
Là fuori
nel mondo reale
c’era chi festeggiava sai?
Fuochi d’artificio
e fiumi di champagne,
buona musica
sapori tra antico e futuro,
clowns isterici e depressi
giudizi
sofisticati e taglienti
dispensati a bassa voce
e col sorriso
sulle labbra.
Parlavano
di politica
della fine del mondo,
e di Dio
nei loro
costosi smoking.
E tu invece?
povertà e rabbia
cosa altro
di reale?
Pugni in faccia
cibo scadente,
solitudine
e poesia.

*
4- VIAGGIO
Chissà
se hai mai ripensato
al nostro ultimo viaggio,
macchia di colore vivo
su di una tela
oramai sbiadita,
impolverata;
il mare
spesso in burrasca
sembrava
proiettare su se
le nostre liti
prive di odio,
ma gonfie di
accecante tristezza;
i giorni della fine
cavalcavano
a briglia sciolta;
ricordo i km
su strade
a picco sul mare,
tra pini marittimi
e vegetazione spontanea
senza vita,
il tuo tamburellare
sopra la musica,
e i tuoi sorrisi
mentre mi accarezzavi,
esausto per il caldo
e per la strada;
eri sexy
in quegli abitini colorati,
il cappellino militare
con la visiera abbassata,
giocando a fare la diva;
Dio ci tollerava,
ma ci aveva
voltato le spalle
presumo;
il mondo poteva bruciare,
l’infinito celebrarsi,
niente di meno
niente di più,
di un agrodolce
viaggio di addio.

*

5- IN VERANDA
Mi piace stare
seduto in veranda
al giungere
del tramonto,
da qui
riesco a vedere il mare,
quasi ne sento
l’inconfondibile
profumo,
e quando il sole
scompare dietro
la collina alberata,
le luci si accendono
nelle case,
le tavole imbandite
suppongo,
la TV accesa,
ed il silenzio
tra i commensali
a graffiare le mura
ad uccidere
quel che resta
di un anima
folle e viva;
povera gente
penso,
un giorno
saranno polvere
tra la polvere,
del resto anche io,
e non so se ho
più paura
o più noia
in questo momento,
ma del resto
ci si deve pur
togliere di torno
prima o poi,
e fortunatamente
da qui
il mare,
sarà comunque
sempre una
vista meravigliosa.

*

6- AQUILONI
Sono arrivato
dove il destino
mi stava aspettando;
il percorso
è stato incerto,
strade come raggi di luce
ma spesso buie e pericolose;
a volte
il cammino
è stato gustoso
come labbra di miele
a volte amaro
come
un privilegio rubato;
ho atteso ansioso
al suono
della marcia nuziale
tra calle
e drappeggi azzurri,
ho atteso ansioso
da estranei colti
ed incipriati
la parola fine;
molti gli amori
volati
come aquiloni
tra il cielo
in tempesta,
sembrava uno
scenario onirico;
se solo avessi avuto
i suoi occhi,
il suo ardore
avrei forse perduto,
ma non avrei
fallito.

*

7- TARDO POMERIGGIO DOMENICALE
Marilyn mi guarda
dalla sua bella cornice
color ebano
sensuale e invitante,
ma non è che
una vecchia stampa
da mercatino rionale;
Keith Richards infiamma
quella sua vecchia chitarra
come fosse
un richiamo
dall’inferno;
è ancora molto caldo
fuori,
delle persone
annoiate
ed inconcludenti
discutono
di flirt patinati
e bellezze
innaturali,
forse potrebbero
starsene in silenzio
ed ammirare
il creato che ci circonda;
una Guinness ghiacciata
sul vecchio
tavolo indiano
mi chiama,
una sirena in lontananza
avverte che qualcuno
probabilmente
non ce la farà
stasera
ma grazie a Dio
io sono ottimista;
il telefono riposa,
e Chinaski è come sempre
irriverente e sboccato;
voglio dire
non è che
un qualunque
tardo pomeriggio domenicale,
grazie a Dio.

*
8- IO E LEI
Ogni dannata sera
non che una salti;
è li accanto a me che parla e parla
sobria come un bicchiere vuoto;
suppone e vomita sentenze,
si gira,fa per alzarsi
io continuo col mio nulla.
Il mondo bussa alla finestra
fuori voci di ragazzi ubriachi e tristi
stridori di ruote che consumano la vita
il tempo scorre da un rubinetto rotto
continua a inveire e sbraitare dall’altra stanza,
cicatrici su un corpo senza vita;
il muro bianco sembra compatirla;
io continuo col mio nulla.
Si è fatto tardi
il mondo di qui vuole dormire
l’altro è pronto per fottere i deboli;
Lei continua a parlare… e così sia!
*

9-QUESTA NOTTE
questa notte
che giace languida,
è per chi ama
senza paura
senza colpa
senza pudore,
per chi
cade in solitudine,
per chi sa vivere
ed esprimere
emozioni pure,
per i furbi
e le puttane,
per giovani
impazienti di
prosciugare la vita,
per chi non si arrende,
per chi ha il coraggio
di mostrare
le proprie debolezze,
è per l’artista solitario
autodistruttivo
e sconosciuto;
questa notte
è per Te
che hai ancora fede
e visioni irrequiete,
colorate,
che sussurri
parole poetiche
a costui
che detesta il mondo
e ascolta musica
al tramonto
infuocato e romantico,
col
pensiero di lei.

*

10- IO CI SONO
Io ci sono
passeggero
come nuvole di pioggia
in un caldo
pomeriggio di primavera,
assecondo riluttante
quanto
mi circonda
ma è così
che sta scritto;
Io ci sono
tra le pagine
dei tuoi vecchi
diari
dove foglie
secche ed avvizzite
riportano
a sospiri,
a corse tra le vie
dai nomi mitici
solo per un abbraccio,
un bacio timido,
ma denso
ed infinito
come la vita,
come
quell’amore
che pretese
che i cuori
di entrambi
si mescolassero
come colori
di una tavolozza
in mano
ad un pittore
di strada;
io ci sono
nei tuoi ricordi di
gioia e disprezzo
per quanto perdevamo
sapendo che in realtà
ci avrebbe legato
per l’eternità.

*

Alcune poesie di Mauro Iozzi sono state pubblicate sul sito www.larecherche.it

4 pensieri su “Opere Inedite, Mauro Iozzi

  1. Ho apprezzato la semplicità e la freschezza delle poesie di Mauro Iozzi, quasi diaristiche; trovo leggiadria e grazia in questi versi. Il suo è un canto di gesti e situazioni quotidiane che si susseguono nella vita di tutti i giorni. A momenti di ottimismo quasi rassicuranti, come nella poesia Ritorno a casa: “io ero felice,…ubriaco di vita,…Dio ammiccava,/un’indimenticabile ritorno a casa”, o come guardare la TV nella poesia In veranda che si conclude con i versi: “…sarà comunque/sempre una/vista meravigliosa”, si alternano immagini e sensazioni di caducità, di tristezza, momenti crepuscolari: “..il mondo poteva bruciare,/l’infinito celebrarsi,/niente di meno/niente di più,di un agrodolce viaggio di addio.”, o “..il tempo scorre da un rubinetto rotto..”. Molto belli “..Io ci sono/passeggero/come nuvole di pioggia.”
    Un saluto
    Monica Martinelli

  2. Conosco la poesia di Mauro Iozzi, che, come dice Monica Martinelli, alterna uno sguardo colmo di stupore nei confronti della bellezza, specie della natura, e un certo disincanto verso gli uomini che questo incanto troppo spesso ignorano. La sua vuole essere, è, una voce etica, ma non pedante, Mauro esprime una leggerezza “giovanile” (e giovane lo è anche anagraficamente) che gli consente di non arrendersi, e inoltre di non chiudersi in un inconcludente solispismo (anche artistico). Mauro ha i piedi per terra e lo sguardo in alto.
    Un saluto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *