Opere Inedite, Andrea Gibellini

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo Andrea Gibellini che scrive: “Nella poesia tutto è in trasformazione, fa parte della sua natura non essere mai ferma, costantemente in viaggio e in tenace elaborazione di tante esistenze vissute empaticamente. Tra lo sconosciuto e il definibile si estende il territorio della poesia: queste due zone magneticamente si attraggono puntellando una razionalità esecutiva e rinforzando una regione, la più evocativa, la più segreta, legata all’immaginazione.
La poesia è uno stato percettivo perfettamente agitato che trova un luogo, dopo anni, come un rimorso, come una colpa, di apparente stabilità nella circostanza poetica.

La poesia è un’arte, nel relativo di questa affermazione, essenzialmente visiva, e, in questo senso, oggettiva: piega -quando può e come può- al proprio desiderio come una canna di bambù, il valore semantico della parola. La poesia è una pianta flessibile, una parola-giunco che può avere un valore essenziale quanto ornamentale.

Una poesia è durevole, oltrepassando il tempo quotidiano, se nella sua lingua, si innescano degli stati permanenti di fluidità immaginativa, se la poesia sa dirci un dove un perché ma anche un altrove.
Senza l’estendibilità creativa, il viaggio della poesia per riportare in superficie una porzione di realtà, vera, immaginata, psichica, che ci ha inevitabilmente colpito, non si avrebbe un processo poetico.
Il tempo della poesia non è il tuo tempo, è un luogo fatto di necessità, di circostanze, ritornante che si riattualizza quando meno te lo aspetti. E’ il passato che non so spiegare; nel suo breve tragitto, elabora infinite volte un sistema di ricettività che attrae quello che gli serve per procedere verso la poesia, una energia fatta di materia verbale come di immagini.

Se dico la poesia è un mezzo artistico, se affermo che è un trasferimento di sensibilità, mi sembra -e voglio essere sincero fino in fondo- di trovarmi con un pugno di mosche in mano. Non sono io sensibile è la poesia che è sensibile. E uno degli aspetti che ho notato e che mi ha portato a guardare con rispetto e una certa diffidenza alla poesia con cadenze temporali di assenza violente. E’ la poesia che ci determina, noi identifichiamo l’atto dello scrivere in una intensificazione a cui diamo il nome di stile.

La poesia riconosce un carattere dello scrivente, e a lui si identifica sfruttando al massimo le possibilità espressive anche con illusori effetti di simulazione: la poesia è astuta quanto ambigua. Il carattere, invece, può essere una speciale barriera contro la facilità della poesia, da ogni tipo di chimera nascosta dentro un paesaggio meraviglioso che si sarebbe da sempre voluto vedere. Sa essere contagiosa la poesia. E’ contagiosa. E non si può sfuggire al suo contagio emozionante, ingannevole, sfarzoso, decorativo e chimerico, da eden perduto.

La poesia contiene un forte grado di utopia. E’ una delle sue principali caratteristiche, una delle sue sorgenti.”

Di Andrea Gibellini

—————-

(Quasi ogni giorno)

Quasi ogni giorno attraverso un fiume ora ghiacciato dall’incudine dell’inverno
infatti le sponde sono innevate è un luogo deformato dalle acque che
sospiro freddissime in cui le baltiche sponde sono isole bianche
la vegetazione si ramifica come uno spettro di memoria su collinette e casette fumanti
ma è il gelo dell’inverno
che contrasta un’altra natura?

 

*

(Certo non è il Tibet dalle cime innevate)

Certo non è il Tibet dalle cime innevate,
ma se ci pensi anche qui puoi ritrovare le orme giganti
dell’uomo-yeti, una foresta di pioppi sempre grigi e
innevati e scalatori del nulla.
Ma l’autunno e arrivato come un autunno della mente.

*


Omaggio a Machado

Sempre ci sono rive luminose
e un vento d’erbe
come ciglia che increspano
le desolate colline.
Sono paesaggi di un altro
paesaggio un miraggio lunare
dietro le vetrare di una sera illune
che allora immagino e ricordo: qui
«il tuo poeta ti pensa»,
altra e incanevole memoria
di Guiomar.

*

 

Una poesia fatta così

 

E ancora trovandomi qui
in un diluvio fra boschetti
(un po’ lacrimevoli)
e ville emiliane (delfiniane)
sempre, certo qui, nella provincia
di giugno e ancora smotta si
allagano le stradine di una campagna
verde-scura come di un sole
nascosto. Lo so che anche in questo
posto trovo il mio narcotico e
ancora di più nell’antro di pioggia
spettrale e la tua mano onnipresente
di un rosso passerotto batticuore
(io eterno adolescente)

………………
E poi, scusami, quanto tempo
è passato, se il tempo ha un suo tempo
ma questo luogo di alberi velati
da una luce indefinita
è una Emilia senza tempo
si può stare qui per sempre
a contemplare una villa aperta
forse dell’ottocento poco significa-
tiva per tanti – non per me
per una voce e per diluvi di
memorie sempre sottaciute ridotte
a un velo azzurro su di un cielo primave-
rile, giustamente falso. La maniera
del dire per poter essere.
Oh pioggia incontrastata, cerco
sul finire i colori stremati e dolcissimi
di arcorbaleno un viso tra fronde lume-
scenti.

—————–
Andrea Gibellini è nato nel 1965 a Sassuolo.
Ha pubblicato: ‘Le ossa di Bering’ (Nce, 1993), ‘La felicità improvvisa’ (Jaca Book, 2001, Premio Montale). Sue poesie e scritti sulla poesia sono usciti su «Nuovi Argomenti», «Antologia Vieusseux», «La Rivista dei Libri», «Poesia», «Oxford Poetry», «Agenda», «Poetry Review». Ha curato un volume della rivista «Panta» dedicato alla poesia (Bompiani, 1999). Per le Edizioni L’Obliquo è uscito il saggio ‘Ricercando Auden’ (2003) e l’Almanacco Stagione di poesia (Marsilio 2001). E’ uscito nel 2011 il suo libro sui poeti e sulla poesia ‘L’elastico emotivo’ (Incontri Editrice).

1 pensiero su “Opere Inedite, Andrea Gibellini

  1. Finalmente torno a sentire il nome di uno dei poeti più autentici tra i nati qualche anno prima di me … Ad Andrea devo la mia seconda pubblicazione sulla rivista clanDestino, nel ’94 (non eravamo amici, ci conoscemmo meglio attraverso uno scambio di testi) e un suo scritto molto acuto …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *