Alberto Pellegatta, L’ombra della salute

Lo Specchio Mondadori dedica un nuovo spazio ai giovani poeti emergenti pubblicando quattro delle voci più giovani della poesia contemporanea: Fabrizio Bernini, con L’apprendimento elementare, Carlo Carabba con Canti dell’abbandono, Alberto Pellegatta con L’ombra della salute e Andrea Ponso con I ferri del mestiere.
Dopo Fabrizio Bernini e Carlo Carabba, oggi è la volta di Alberto Pellegatta.

“Nel suo segno sottile e impeccabile, Alberto Pellegatta riesce a esprimere il senso di un’esperienza esistenziale sensibilissima, partendo spesso da grandi esperienze pittoriche. Tra queste, per esempio, gli oli veneziani di Turner, quelli che rappresentano la chiesa della Salute. Ma la sua lirica si addensa e arricchisce nella ricerca di corrispondenze con altre discipline ancora, dalla letteratura scientifica alla filosofia, oltre che dai maggiori modelli della poesia del Novecento. L’esito è quello di una precocissima maturità, segnata da un non comune, elevato rigore intellettuale e da un senso della parola che conferisce vari strati di profondità acuta al suo percorso.”
(dalla quarta di copertina)

La salute
Scende all’hotel Regina e guarda la Salute che si squaglia.
Conosce i vantaggi della morte.
*
Incomincia in un posto di mare
o in mezzo a una pianura stretta ai laghi,
crede che per vivere si debba aspettare
l’anno prossimo, l’oltre futuro dei morti.
Che sono muffe nere nella testa.
Mentre la salute è un mistero sconcio, meraviglioso
e, finalmente, senza futuro.
*
In mezzo ma sgranata
raggiunge i nomi più alti del freddo.
Scende per le mappe del cielo. Passa
dallo sgabello ai pesci
al corridoio che sprofonda.
Progetta la fine della sciarpa
e brucia carta di Eritrea.
Triste nel gelo gonfio e con le bende
– dopo scale fumose o leggi naturali –
si alza prima al mattino
per fare ancora meno.
*
Non c’è nessuna casa. Andando avanti così
non ci saranno neanche i viali nei quadranti
le mani i nani i cani – le circonvallazioni.
Questo campo è lo schermo delle belle intenzioni.
Non ha smesso di piovere su via Garigliano
tra le infiltrazioni e l’assestarsi delle pietre,
il pulviscolare sgranchirsi del corpo principale…
Facile arrivarci. Però non saprei dire
se va poi verso i morti o all’ospedale
se dai navigli al tribunale è il 30 o il 29.
*
Spaventosi silenzi primitivi
popolati da svelti passanti.
Sembrava che i buchi risucchiassero
anche la luce, invece trasmettono
informazioni all’universo.
*
Girandole di gas nel vuoto concavo
che ci contiene tutti. Non c’è nessun centro e l’orlo
si cuce su se stesso. Il tempo è spazio che si espande.
Il tempo è fame e lo spazio è freddo. Abiterò
infrastrutture luminose.
Saremo più lontani, i mondi dai mondi
e farà più freddo, fino a riassorbirsi dentro a un buco.
Oppure si riconcentrerà fino a riaccendersi.
Ma adesso, l’attimo presente, è la capitale del Tempo.

da  L’ombra della salute di Alberto Pellegatta, Mondadori Lo Specchio Junior, 2011 (euro 5,00)

Nato a Milano nel 1978, Alberto Pellegatta ha pubblicato Mattinata larga (Lietocolle 2002) e nel 2005 ha vinto il premio Cetonaverde

1 pensiero su “Alberto Pellegatta, L’ombra della salute

  1. Ho letto casualmente questa sua poesia e le dico semplicemente e a fior di pelle che leggerla mi ha dato piacere. C’è senso di verità e semplicità, di scorrevolezza… un pensare non artificiale.
    Complimenti.
    Sandro Boccardi

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