Isabella Leardini, “Una stagione d’aria”

Sono nata a pugni chiusi
e a pugni chiusi
rimango a fare muro alle stagioni.
Vorrei poter andare via con l’aria
come i turisti che sciamano leggeri
dentro la sera ferma dell’estate.
Ma stringo sempre meno, tra i capelli
raccolgo tutta l’acqua che non piove
e quando i fuochi impazzano mi pianto
contro le linee accese dei destini
come l’ultimo boato senza luce.

*

Sono quella che rimane a letto
dentro un buio di parole buie.
Mi aspettavo di trasfigurarmi
in un sorriso tanto perfetto
che forse non sarebbe stato mio.
Come si amano le ragazze strane?
Come uccelli che non scendono a patti
con il respiro fermo della terra.
Eppure non vorremmo nient’altro
che un passo più certo e banale.
Perché a noi tocca soltanto
di attraversarla tutta in un gemito
l’elettricità suprema dell’aria?
Quando spacca il cielo e il fiato in un richiamo
“prendimi”
stravolto e mai creduto. Continua a leggere