Roberta Dapunt, “piange sottovoce il sangue”

di Luigia Sorrentino

Dopo la Terra più del paradiso (Einaudi, 2008) e Le beatitudini della malattia (Einaudi, 2013) Roberta Dapunt nata nel 1970 in Val Badia, pubblica un terzo libro con la Bianca Einaudi, Sincope (2018).

In questo libro parla soprattutto il corpo in uno stato di alterazione dell’equilibrio. Come accade nella poesia intitolata Epistassi, qui riportata. Il sangue che cade in terra diventa la proporzione di qualcosa di incontrollato che investe il corpo della poesia. Forse quel sangue è il sintomo di una malattia della morte che investe la nostra epoca, e che ci lascia sempre più confusi, impotenti e attoniti.

Epistassi

Piange sottovoce il sangue,
violenta al risveglio un’asfissia di sonno.
Pesa poco l’immensità versata, è ritmo di poca virtù.
Duole la cadenza delle tempie, a favore di questa miseria
indifferente
che esce dal mio naso. Che esce.
Guardo ed è rossa vita senza storia, la mia esposta
all’aria.

Io credo di poter vedere in questo una serena illusione,
e sono grata al corpo e a ciò che questo incarnato bagaglio
ancora può nell’universo dei versi:
esce in questo sangue il meglio di me.

È l’unica verità che vedo in questo momento,
la libertà del bene che esce. Che esce e finisce in terra
dritto sangue e senza esitare si conclude. In terra.
Così anche il resto di me che cade, si rivolge al suolo
questo corpo,
facile orizzonte davanti a me.