Elegia per Elizabeth II

Carol Ann Duffy e la Regina Elisabhet II

In occasione della morte della regina Elizabeth II, Carol Ann Duffy, Poeta Laureato nominata il 1 maggio 2009 e in carica fino al 2019, ha dedicato alla regina la poesia Daughter.

La Traduzione è di Bernardino Nera e Floriana Marinzuli.

DAUGHTER

Your mother’s daughter, you set your face
to the road
that ran by the river; behind you, the castle,
its mute ballroom,
lowered flag. Stoic, your profile a head on a coin,
you followed the hearse
through sorrow’s landscape- a farmer, stood
on a tractor,
lifting his tweed cap; a group of anglers
shouldering their rods.
And now the villagers, silently raising
their mobile phones.
Then babies held aloft in the towns, to one day
be told they were there.

But you had your mother’s eyes, as a horse ran free
in a field;
a pheasant flared from a hedge
like a thrown bouquet;
journeying on through a harvest of strange love.
How they craned to glimpse their lives again
in her death; reminded
of Time’s relentless removals, their own bereavements,
as she passed.
The uplift of the high bridge over a dazzle of water;
a sense of ascending
into anointing light which dissolved into cloud.
Nine more slow grey miles to the Old Town; the last mile
a royal mile,

where they gathered ten-deep as your mother showed you
what she had meant.
Nightfall and downpour near London. Even the motorways paused;
thousands of headlights in rain
as you shadowed her still; smatterings of applause
from verges and bridges.
Soon enough they would come to know this had long been
the Age of Grief;
that History was ahead of them. The crown of ice melting
on the roof of the world.
Tonight, childhood’s palace; the iPhone torches linking back
to medieval flame.
So you slowed and arrived with her, her only daughter,
and only her daughter.

FIGLIA

Figlia di tua madre, volgesti lo sguardo
verso la strada
che correva accanto al fiume; alle tue spalle il castello,
muta, la sala dei balli
bandiera a mezz’asta. Stoica, il tuo profilo una testa su una moneta,
seguivi il carro funebre
attraverso il paesaggio di dolore – un contadino in piedi
su un trattore,
alzò il suo cappello in tweed; un gruppo di pescatori
si caricarono le canne da pesca sulle spalle.
Ed ora gli abitanti del villaggio, che silenziosi
alzavano i cellulari.
Poi, nelle città, bimbi sollevati in alto, così che
un giorno si possa dir loro che c’erano.

Ma tu avevi gli occhi di tua madre, mentre un cavallo correva libero
su un campo;
un fagiano spiccò il volo da una siepe
come un bouquet lanciato;
sorvolando un raccolto d’amore inconsueto.
Come si allungavano per scorgere di nuovo le proprie vite
nella sua morte; memori
delle ricorrenti rimozioni del Tempo, i propri lutti,
mentre lei passava oltre.
L’innalzamento del ponte elevato sopra un bagliore d’acqua;
un senso di ascesa
in una luce sacrale che si dissolveva in una nuvola.
Altre nove lente grigie miglia verso la Old Town; l’ultimo miglio
un Royal Mile,
dove numerosi si erano raccolti mentre tua madre ti mostrava
cosa avesse voluto dire.
Crepuscolo e scroscio d’acqua vicino Londra. In sosta persino le autostrade;
migliaia di fari nella pioggia
mentre la seguivi passo passo, quieta; strascichi di applausi
dai cigli delle strade e dai ponti.
Ben presto avrebbero compreso che questa da tempo era stata
l’Età del Cordoglio,
che la Storia era avanti a loro. La corona di ghiaccio che si scioglieva
sul tetto del mondo.
Stanotte, il palazzo dell’infanzia; le torce degli Iphones a richiamare
le fiaccole medievali.
Perciò hai rallentato e sei arrivata con lei, sua figlia unica,
e unica figlia.

 

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