Charlotte Mew (1869 – 1928)

Charlotte Mew

Thomas Hardy l’ha chiamata “the best living woman poet”; Ezra Pound ha apprezzato la sua poesia, eppure dopo la morte, avvenuta nel 1928, Charlotte Mew scomparve quasi del tutto dalla scena letteraria. Fu solo negli anni sessanta che si ricominciò a parlare di lei come poeta originale e di indubbio valore. Nonostante quei primi tentativi di renderle giustizia; nonostante i suoi Collected Poems and Selected Prose siano stati ripubblicati nel 1981 da Carcanet e nel 1982 da Virago; nonostante una nuova edizione di Collected Poems curata da John Newton sia stata pubblicata da Penguin nel 2001, e la scrittrice Penelope Fitzgerald ne abbia scritto un’avvincente biografia in Charlotte Mew and Her Friends (Harvill, 1984), la sua fama è ancora legata a un filo.
Una perfetta candidata all’oblio, come la chiama Ian Hamilton nella bella antologia Against Oblivion pubblicata da Viking nel 2002, dedicata a quei poeti che, a suo giudizio, rischiano ingiustamente di essere dimenticati.

Giorgia Sensi

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da The Farmer’s Bride, 1916

The Farmer’s Bride

Three Summers since I chose a maid,
Too young maybe – but more’s to do
At harvest-time than bide and woo.
When us was wed she turned afraid
Of love and me and all things human;
Like the shut of a winter’s day
Her smile went out, and ’twasn’t a woman –
More like a little frightened fay.
One night, in the Fall, she runned away.

“Out ’mong the sheep, her be,” they said,
“Should properly have been abed.”
But sure enough she wasn’t there
Lying awake with her wide brown stare.
So over seven-acre field and up-along across the down
We chased her, flying like a hare
Before our lanterns. To Church-Town
All in a shiver and a scare
We caught her, fetched her home at last
And turned the key upon her, fast.

She does the work about the house
As well as most, but like a mouse:
Happy enough to chat and play
With birds and rabbits and such as they,
So long as men-folk keep away.
“Not near, not near!” her eyes beseech
When one of us comes within reach.
The women say that beasts in stall
Look round like children at her call.
I’ve hardly heard her speak at all.

Shy as a leveret, swift as he,
Straight and slight as a young larch tree,
Sweet as the first wild violets, she,
To her wild self. But what to me?

The short days shorten and the oaks are brown,
The blue smoke rises to the low grey sky,
One leaf in the still air falls slowly down,
A magpie spotted feathers lie
On the black earth spread white with rime,
The berries redden up to Christmas-time.
What’s Christmas-time without there be
Some other in the house than we!

She sleeps up in the attic there
Alone, poor maid. ’Tis but a stair
Betwixt us. Oh! my God! the down
The soft young down of her, the brown,
The brown of her – her eyes, her hair, her hair!

La sposa del contadino

Tre estati da che scelsi una fanciulla,
Troppo giovane forse – ma c’è ben altro da fare
Al tempo del raccolto che attendere e corteggiare.
Dopo le nozze lei ebbe paura
Dell’amore e di me e di tutte le cose umane;
Come il rinchiudersi di un giorno d’inverno
Il suo sorriso svanì, e più che una donna
Parea uno spiritello spaurito.
Una sera d’autunno fuggì.

“Sarà laggiù tra le pecore,” dissero,
“Sarebbe giusto fosse nel suo letto.”
Ma per certo là lei non c’era
Sveglia, i grandi occhi castani spalancati.
Così per una distanza di sette acri e su e giù per la collina
La inseguimmo, svelta come una lepre
Davanti alle nostre lanterne. A Churchtown
Scossa da tremiti e spavento
La prendemmo, a casa infine la portammo
E a doppia mandata fu rinchiusa.

Alla casa sa ben badare
Come quasi tutte, ma lei pare un topolino:
Felice di chiacchierare e giocare
Con uccellini e conigli e altre creature,
Purché gli uomini stiano alla larga.
“Non vicino, non vicino!” implorano i suoi occhi
Quando uno di noi le si avvicina.
Le donne dicono che le bestie nella stalla
Si voltano come bambini al suo richiamo.
Io a malapena ne ho sentito la voce.

Timida come un leprotto, altrettanto veloce,
Dritta e sottile come un giovane larice,
Dolce come le prime violette selvatiche è lei,
Creatura selvatica. Ma cos’è per me?

Le corte giornate si accorciano e le querce si fanno scure,
Un fumo azzurrognolo sale verso il cielo basso, grigio,
Una foglia cade lenta nell’aria ferma,
Le piume maculate di una gazza si posano
Sulla terra nera imbiancata di brina,
Le bacche verso Natale si fanno rosse.
Che cos’è il Natale senza qualcun altro
In casa oltre a noi?

Lei dorme lassù nell’attico
Sola, povera fanciulla. C’è solo una scala
Tra noi. Oh, mio Dio! la peluria
La sua tenera giovane peluria, il castano
Il suo colore castano – gli occhi, i capelli, i capelli!

Jour des Morts
(Cimitière Montparnasse)

Sweetheart, is this the last of all our posies
And little festivals, my flowers are they
But white and wistful ghosts of gayer roses
Shut with you in this grim garden? Not today,
Ah, no! come out with me before the grey gate closes.
It is your fete and here is your bouquet!

Giorno dei morti
(Cimitero di Montparnasse)

Amore, è questo l’ultimo dei nostri mazzolini
E anniversari, i miei fiori sono forse solo
Spettri bianchi e sconsolati di più giocose rose
Con te rinchiuse in questo giardino tetro? Non oggi,
Ah, no! esci con me prima che si chiuda quel cancello grigio.
E’ la tua festa e questo è il tuo bouquet!

Da The Rambling Sailor, 1929

From a Window

Up here, with June, the sycamore throws
Across the window a whispering screen;
I shall miss the sycamore more, I suppose,
Than anything else on this earth that is out in green.
But I mean to go through the door without fear,
Not caring much what happens here
When I’m away:
How green the screen is across the panes
Or who goes laughing along the lanes
With my old lover all the summer day.

Da una finestra

Quassù, in giugno, il sicomoro getta
Uno schermo di sussurri su tutta la finestra;
Sentirò la mancanza del sicomoro, temo,
Più di ogni altra cosa verde che cresce su questa terra.
Ma voglio uscire da quella porta senza timore,
Incurante di quanto succede qui
Quando sarò via:
Quanto è verde lo schermo sui vetri
O chi passa ridendo per i sentieri
Un giorno d’estate col mio vecchio amore.

In the Fields

Lord, when I look at lovely things which pass,
Under old trees the shadows of young leaves
Dancing to please the wind along the grass,
Or the gold stillness of the August sun on the August sheaves;
Can I believe there is a heavenlier world than this?
And if there is
Will the strange heart of any everlasting thing
Bring me these dreams that take my breath away?
They come at evening with the home-flying rooks and the scent of hay,
Over the fields. They come in spring.

Sui campi

Signore, quando guardo le cose belle che passano,
Sotto a vetusti alberi le ombre delle giovani foglie
Che danzano per compiacere il vento sull’erba,
O l’immobilità dorata del sole d’agosto sui covoni d’agosto;
Posso credere che esista un mondo più celeste di questo?
E se esiste,
Lo strano cuore di ogni cosa eterna
Mi porterà questi sogni che mi mozzano il fiato?
Vengono a sera coi corvi che tornano al nido e l’odore del fieno,
Sui campi. Vengono in primavera.

Charlotte Mew

Traduzione di Giorgia Sensi

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Charlotte Mew nacque a Londra il 15 novembre 1869.
Cominciò a scrivere poesia a partire dal 1901, la prima poesia ‘The Little Portress’ trasse ispirazione dalla prima di una serie di visite che Charlotte fece in Francia e Belgio prima della prima guerra mondiale con un gruppo di altre sei donne. Si è discusso molto del lesbismo di Mew, mai conclamato, ma universalmente accettato. L’omosessualità femminile non fu mai dichiarata illegale, ma nel clima del tempo – nel 1895 si celebrava il processo a Oscar Wilde – la discrezione era d’obbligo. D’altra parte, nel periodo tardo Vittoriano una donna su tre era zitella e le relazioni femminili devono essere state più frequenti di quanto si immagini.
Nel 1912 Charlotte Mew pubblicò in The Nation ‘The Farmer’s Bride’, la sua poesia più famosa e apprezzata. Una storia di frustrazione e disperazione, di paura e alienazione, la storia di un matrimonio in cui la giovane sposa rifiuta qualsiasi contatto col marito. La raccolta, The Farmer’s Bride non vendette molte copie, ma ricevette almeno una decina di ottime recensioni. La seconda raccolta The Rambling Sailor venne pubblicata postuma nel 1929.
Nel 1926 a Charlotte venne concessa una pensione speciale (il denaro veniva dai fondi della cosiddetta Civil List) di £ 75 l’anno, su sollecitazione di John Masefield, Walter de la Mare e Thomas Hardy. Troppo tardi per esserle d’aiuto.
Nel febbraio del 1928 fu ricoverata per breve tempo in una clinica per nevrastenia. Il 24 marzo si uccise bevendo una bottiglia di disinfettante. Forse aveva avvertito i sintomi inequivocabili della malattia mentale e temuto di fare la stessa fine dei fratelli Henry e Freda.

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