Francesco Russo, da “Poesie della ricucitura”

Francesco Russo

XV

So di una catastrofe imminente
ne dicono le case, i numeri
il pane: l’angelo pende
obliquo sul filo del nascere.
Con lui s’illumina una croce
dal primo e lungo grido di madre
fino al fine ultimo dell’ultimo
silenzio di consenso.

Ai posteri mi spero nessuno
col mio segreto sogno di verità.

*

Vorrei avere il talento, comprare
il pane alla bottega della morte
dentro notti buie come la peste
e camminare per le strade
fino alle risaie innamorate
di stanchi uomini sporti sul mare.

Potremo mai scambiarci nella sorte
il segreto obliquo che ci separa
o siamo martiri opposti al raccolto
affannato di un dolore comune?

*

Il primo verso di ogni uomo è un vagito:
il poeta deve chiudere il distico.

*

La parola si sfalda in primitivo
starsene calmo al grembo.

È un silenzio negli occhi del figlio
una forza alla nuca della sposa
a fondare la preistoria del nome:
ma-mma è l’origine della casa.

*

C’è una traccia di sale nel buio
è il salire rovinoso del tuo verso
recitato a memoria ipometra.
C’è una verità al fondo vuoto
di ogni cosa, è la sillaba obliqua
che non hai pronunciato. Eppure
il deserto si muove verso la soglia
sotto il cenno della tua voce monca

eppure c’è una via nel buio
e quella porta al mare.

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Francesco Russo è nato a Napoli nel 1996. Poesie della ricucitura (Terra d’ulivi, 2017) è la sua Opera Prima.

La selezione dei testi di Francesco Russo è stata curata da Mattia Tarantino

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