Leopardi nella letteratura italiana contemporanea

RECENSIONE DI ALBERTO FRACCACRETA

 

Rappresentare la tortuosa personalità di Giacomo Leopardi non è cosa agevole ma può rivelarsi anche un’irrinunciabile tentazione. Esiste infatti un’intera letteratura — ovviamente contemporanea — che si è occupata di tratteggiare i vortici psicologici del conte recanatese, quasi fosse l’emblema di un percorso esistenziale che in un certo senso ci rappresenta. Per la precisione: quattro romanzi (Io venìa pien d’angoscia a rimirarti di Michele Mari, Il bruno dei crepuscoli di Giampaolo Rugarli, L’Ospite della Vita di Vladimiro Bottone, Il signor figlio di Alessandro Zaccuri), sei racconti (Leggenda Argentea di Giacomo Leopardi poeta e martire di Giovanni Papini, All’insegna dello Starita grande di Alberto Savinio, Le polpette al pomodoro di Umberto Saba, Capo Recanati di Giovanni Mosca, Dialogo di un poeta e di un medico di Primo Levi, Sogno di Giacomo Leopardi, poeta e lunatico di Antonio Tabucchi), cinque pièces (Questo matrimonio si deve fare! di Vitaliano Brancati, Ad Angelo, mai di Achille Campanile, Partitura di Enzo Moscato, Giacomo, il prepotente di Giuseppe Manfridi, L’infinito di Tiziano Scarpa), due testi per bambini (Giacomo Leopardo di Roberto Pavanello, Giacomo il signor bambino di Paolo Di Paolo).

Questa vasta riproposizione di Leopardi in tutte le salse è stata censita e studiata da Marco Dondero, professore di Letteratura italiana all’Università di Macerata, il quale ha anche interpretato il self-writing del Leopardi scenico nei Canti (con particolare attenzione per Il primo amore, Sopra il monumento di Dante, Al conte Carlo Pepoli, Scherzo, Il risorgimento, A Silvia, Le ricordanze, Palinodia al marchese Gino Capponi). «Nella Parte prima — scrive Dondero — esamino l’autorappresentazione di Leopardi in qualità di “personaggio-poeta”, cioè analizzo i passi dei Canti (e di alcune altre opere) in cui Leopardi raffigura sé stesso come scrittore, o più in generale si riferisce alla propria attività di letterato […]. Nella Parte seconda, più ampia, studio invece la presenza del “Leopardi personaggio” nella letteratura italiana del Novecento e del Duemila, soffermandomi su quelle opere squisitamente creative in cui il poeta è rappresentato come una figura puramente di finzione, slegata dalle reali contingenze storiche».

Se il Leopardi «personaggio-poeta» tende sostanzialmente a «marcare una progressiva separazione fra sé e i suoi contemporanei», sottolineando «la rivendicazione dapprima malinconica e poi orgogliosa del proprio valore», il Giacomo immaginato da altri scrittori è vario, screziato, irriducibile a una sola formula. Testi legati ai soliloqui lunari, scorci che riprendono gli ultimi giorni, descrizioni dopo la morte, apparizioni, frammenti d’ipercitazione. Spassosissima è ad esempio la boutade di Achille Campanile, Ad Angelo, mai: «Lo zio Riflettendo al fatto che tu dedichi poesie, scusami sai, a porci e cani […] Ecco ho pensato: perché non dedichi una poesia anche al nostro cocchiere? Leopardi A chi? Ad Angelo? […] Lo zio Che ti costerebbe? Leopardi reciso: Non farò mai una cosa simile».

Molto interessante è la scrittura «controfattuale» di Alessandro Zaccuri nel suo romanzo Il signor figlio. Zaccuri immagina che il 14 giugno 1837 Giacomo non sia morto davvero ma, superato il «deliquio», abbia organizzato una fuga in Inghilterra con Antonio Ranieri assumendo le vesti del conte Rossi. «A Londra — commenta Dondero —, i lettori incontrano Leopardi/Rossi nel 1865 intento a dare lezioni di lingue indiane (su raccomandazione dell’amico Dante Gabriele Rossetti, figlio del patriota Gabriele) a John Lockwood Kipling, futuro padre del più famoso Rudyard. John, a sua volta, lascerà un resoconto manoscritto della sua esperienza col conte Rossi, un Racconto gotico alla maniera d’Inghilterra, che sarà acquistato nel 1920 (e restituito a Rudyard, presumendo che sia stato composto da suo figlio morto al fronte e non da suo padre) dal letterato Pierre Messiaen, marito della poetessa Cécile Sauvage (della quale si immaginano i pensieri sul letto di morte, nel 1927) e padre del famoso musicista Olivier». Una struttura estremamente complessa quella del libro di Zaccuri, con l’intreccio di tre storie e «con un continuo alternarsi dei piani temporali e dei punti di vista», che tuttavia mantiene alla base una salda tipologia tematica: il «complicato rapporto tra genitori-artisti e figli-artisti molto più grandi dei padri». Insomma, il cantore dell’Infinito e della strage delle illusioni ha creato attorno alla sua figura un mito stentoreo ed elettrico che dopo quasi due secoli affascina e, soprattutto, ispira.

Marco Dondero, Leopardi personaggio. Il poeta nei Canti e nella letteratura italiana contemporanea, Carocci, pp. 168, € 18

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