Anne Stevenson, da “Le vie delle parole”

Anne Stevenson, per gentile concessione dell’autrice

Spring Song

The sun is warm,
and the house in the sun
is filthy:

grime like permanent fog
on the soot-framed windowpanes,
dust, imprinted with cats’ feet,
on the lid of the hi-fi,
dishes on the dresser
in a deepening plush of disuse,
books on the blackened shelves
bearing in the cusps of their pages
a stripe of mourning.

The sun is warm,
the dust motes and dust mice
are dancing.

The ivies are pushing green tongues
from their charcoal tentacles,
the fire is reduced to a
smoky lamp in a cave.
Soon it will be spring, sweet spring,
and I will take pleasure in spending
many hours and days out of doors,
away from the chores and bores
of these filthy things.

Canzone di primavera

E’ caldo il sole,
e nel sole la casa
appare sudicia:

un velo tetro come nebbia che non s’alza
sui vetri delle finestre listati di fuliggine,
polvere, picchiettata di zampe di gatto,
sul coperchio dell’hi-fi,
piatti sulla credenza
nella soffice garza dell’abbandono,
libri sugli scaffali anneriti
i bordi delle pagine
portano una fascia a lutto.

E’ caldo il sole,
polvere e acari
vi danzano.

Le edere proiettano lingue verdi
dai tentacoli di carbone,
il fuoco è ormai
una lampada fumosa in una grotta.
Presto primavera verrà, la dolce primavera,
e assaporerò con gioia
lunghe ore e giornate all’aperto,
lontano dalle pretese noiose
di queste sordide cose.

A Report from the Border

Wars in peacetime don’t behave like wars.
So loving they are.
Kissed on both cheeks, silk-lined ambassadors
Pose and confer.

Unbuckle your envy, drop it there by the door.
We will settle,
We will settle without blows or bullets
The unequal score.

In nature, havenots have to be many
And havelots few.
Making money out of making money
Helps us help you.

This from the party of good intent. From the other,
Hunger’s stare,
Drowned crops, charred hopes, fear, stupor, prayer
And literature.

Rapporto dal confine

Le guerre in tempo di pace non si comportano da guerre.
Sono così amabili.
Ambasciatori in guanti di seta si baciano su ambo le gote,
Stanno in posa e confabulano.

Slaccia la tua invidia, posala lì accanto alla porta.
Sistemeremo,
Sistemeremo senza colpo ferire
I patti iniqui.

La natura dispone che molti abbiano poco
E pochi molto.
Fare denaro facendo denaro
Ci aiuta ad aiutarvi.

Questo dalla parte delle buone intenzioni. Dall’altra,
Lo sguardo allucinato della fame,
I raccolti allagati, le speranze incenerite, paura, sgomento, preghiere
E letteratura.

Tulips

For my birthday you’ve brought me tulips.
I want them to fan from a low vase.
This green and white one with a cracked glaze
almost the shape of a bulb looks right.

Tulips were bursting from the same pot
on the same day in New York… maybe 1958.
Twenty-five tulips instead of twenty-five candles,
and we dined by tulip light.

There is always another war, but
these tall disciplined redcoats
have lost the battle..
Cut down, shipped alive into exile,
for nearly a week they bleed upright.

Two artists: this one, who catches
the incendiary character of tulips
with daring panache.
Now this one, who uses his brush
like hawks’ eyesight.

When Nerys, in her wheelchair painted tulips
they were strawberry-coloured, like her hair.
She gave them a life far longer
than the one life gave her.
When ‘nature imitates art’, nature
sometimes loses the fight.

Old tulips, getting ready to die,
swan on their wondering necks away
from their source in mother water,
obsessed with an airy faith in light.

These sad women in mauve – making up for
painted wrinkles with pinker hair –
drunkenly spill themselves over the bar.
Lips, lips, without love or appetite.

But look. At the core of each flower,
a black star,
a hope-pod, a love-seed
the seminal colour of night.

(Remembering Nerys Johnson, painter)

Tulipani

Per il mio compleanno mi hai portato tulipani.
Voglio si aprano a ventaglio da un vaso basso.
Questo, verde e bianco con lo smalto incrinato
di forma simile a un bulbo sembra adatto.

Tulipani raggiavano da questo stesso vaso
in questo stesso giorno a New York… era il 1958, forse.
Venticinque tulipani in luogo di venticinque candele,
e cenammo alla luce dei tulipani.

Di guerre ce n’è sempre un’altra, ma
queste giubbe rosse alte e disciplinate
hanno perso la loro battaglia.
Recisi nel fiore, spediti vivi in esilio,
per una settimana all’incirca sanguinano sull’attenti.

Due artisti: l’una coglie
l’anima incendiaria dei tulipani
con audacia di stile.
L’altro, usa il pennello
come il falco la vista.

Quando Nerys sulla sedia a rotelle dipingeva tulipani
erano color fragola, come la sua chioma.
Conferiva loro una vita ben più lunga
di quella che la vita volle concederle.
Quando ‘la natura imita l’arte’, capita
che la natura perda il confronto.

Tulipani attempati, che si apprestano a morire,
ondeggiano sui lunghi colli titubanti
lontani dalla madre acqua che li nutre,
ossessionati da un’aerea fede nella luce.

Queste donne tristi color malva – che contrastano
le rughe dipinte con capelli ancor più rosa –
si riversano alticce sul bancone del bar.
Labbra, labbra, senza amore né appetito.

Ma guarda. Nel centro di ogni fiore,
una stella nera,
un ricettacolo di speranza, un germe di passione
il colore seminale della notte.

(Ricordando Nerys Johnson, pittrice)

Poesie tratte da Le vie delle parole, prima edizione italiana di una selezione di poesie di Anne Stevenson, traduzione e cura di Carla Buranello, Interno Poesia Editore, 2018.

Anne Stevenson è nata a Cambridge, GB , nel 1933. Aveva sei mesi quando i genitori, americani, ritornarono negli Stati Uniti. Crebbe e studiò prima nel New England, dove il padre insegnava filosofia a Harvard e Yale, poi a Ann Arbor, nel Michigan. In America studiò musica, pianoforte e violoncello, e letteratura europea. Sembrava avviata a una carriera concertistica ma, ancora molto giovane, iniziò ad avere seri problemi all’udito. Si dedicò allora completamente alla poesia. Dopo una serie di spostamenti tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna (ha risieduto in Inghilterra, Scozia e Galles), si è infine stabilita definitivamente in Inghilterra, a Durham, assieme al marito Peter Lucas.
È autrice di più di venti raccolte di poesia, le più recenti sono Poems 1955-2005 (2005), Stone Milk (2007) e Astonishment (2012), tutte pubblicate da Bloodaxe, e di libri di saggi e critica letteraria che includono una biografia della poetessa Americana sua coetanea Sylvia Plath, Bitter Fame: A Life of Sylvia Plath (1989), un notevole studio critico dell’opera di Elizabeth Bishop, Five Looks at Elizabeth Bishop (Bloodaxe Books, 2006) e About Poems and how poems are not about (2017), basato su una serie di conferenze da lei tenute alla Newcastle University.
Ha vinto numerosi premi, sia in America che in Inghilterra, tra i quali nel 2002 il Northern Rock Foundation Writer’s Award e nel 2007 il Lannan Lifetime Achievement Award for Poetry e il Poetry Foundation’s Neglected Masters Award. Nel 2008, la Library of America ha pubblicato Anne Stevenson: Selected Poems, a cura di Andrew Motion, l’allora Poeta Laureato del Regno Unito, nell’ambito di una serie dedicata alle maggiori figure della poesia americana.
Una selezione di poesie, tradotte in italiano e curate da Carla Buranello, è stata pubblicata nel 2018, in edizione bilingue, da Interno Poesia Editore, con il titolo Le vie delle parole.
Il suo ultimo libro, Completing the Circle, sta uscendo in questi giorni in Inghilterra. È una raccolta di commoventi elegie e celebrazioni scritte già ottantenne, durante la prima decade di quello che nella prefazione definisce “un secolo di trasformazioni appena iniziate ma già spaventose”. La poesia che dà il titolo alla raccolta, titolo ripreso da Rilke, esprime il lungamente meditato convincimento che “la morte è il giusto e naturale completamento del cerchio che accettiamo e riconosciamo essere la vita”.

Carla Buranello è nata a Venezia, dove ha studiato (laureandosi presso l’Università Ca’ Foscari in Lingue e Letterature Straniere Facoltà di Anglo-Americano), e dove vive tuttora. Ha lavorato per molti anni come dirigente presso un’azienda internazionale. Lasciato il lavoro, e ritornata padrona del proprio tempo, ha deciso di dedicarsi agli interessi da lungo tempo trascurati iniziando, per pura passione, a tradurre, soprattutto poesie di autori inglesi e americani. Tramite internet, si è messa in contatto con la poetessa angloamericana Anne Stevenson, iniziando una corrispondenza trasformatasi presto in amicizia. Cominciò a tradurne le poesie in italiano e Anne Stevenson, dimostrando apprezzamento per le sue traduzioni, la incoraggiò a continuare. Ne è nata la prima edizione italiana di una selezione di poesie di Anne Stevenson, pubblicata nel 2018 da Interno Poesia Editore con il titolo Le vie delle parole.

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