Vladimir Levchev

di Giovanni Ibello

“Amore in piazza” (Terra d’ulivi, 2016) di Vladimir Levchev è una straordinaria raccolta antologica che, secondo il parere di chi scrive, è un manifesto che definisce una certa idea di poesia.
L’opera (tradotta da Emilia Mirazchiyska e Fabio Izzo) è ripartita in tre sezioni: “Amore”, “In piazza” e “Dio”.
Partiamo, insolitamente, dal mezzo: nella sezione “In piazza” l’opera assume i toni freddi e disadorni della migliore poesia civile. D’altra parte, l’autore decide arbitrariamente di valicare lo spazio incolore della narrazione, così che la parola poetica apra un transito, una necessaria connessione tra i freddi resoconti della cronaca (nella fattispecie la dittatura di Zivkov) e l’infinita grazia del sogno.
Levchev ci racconta l’omertà dei muri in rovina, la tenebrosa Sofia e le pieghe del socialismo nei sogni dell’albero marcio (non ha più foglie, fuori, la quercia, vive dentro una combustione interna).
Pur essendoci un indefettibile trait d’union (un’ineludibile tensione all’immaginifico) tra le diverse sezioni, in “Amore” e “Dio” il dettato lirico ci restituisce un sublime (in chiave kantiana) dialogo con l’assoluto. Levchev, pur non lesinando fini didascalici (a differenza dei grandi “maestri della veggenza”), dimostra la nobiltà e la fierezza di un templare: occorre un indomito coraggio per scrivere versi così spietati.
Non è facile ammettere che la grande poesia dei secoli è certamente una forma di preghiera laica, che la visione è tutto… perché la mente è Dio.
Levchev ci insegna che la parola resta uno strumento per definire le gerarchie celesti, che se le parole ci creavano, oggi ci distruggono. Proprio come l’amore. Ti amo perché tu non esisti, prorompe l’autore, ma ti abbraccio come uno che sta per affogare. Mi volgo a te come il girasole verso un fiammifero, mentre il tramonto strepita dietro le cattedrali…
L’amore, dunque, è una polveriera nucleare, un essere feroce e insaziabile che tutto divora nel gelo d’oriente. L’amore in piazza è un’idea di disarmo.

 

Lo stagno azzurro vicino a Berkovitsa
In memoria di Tsvetana (Atinula) Panizidu

Riaffiorammo dallo stagno azzurro nudi
e quell’azzurro ci sorprese i sensi
salimmo la collina sotto le nubi
nel freddo il tramonto ci risvegliò i corpi.

Lontano, per strada, lo vedo che andiamo.
Ma è una strada che mi arriva dentro.
Quel fuoco in cortile non era solo fumo.
Un bruciore di stelle quando mi addormento.

Su lenzuola umide in un vecchio letto
così entrai teso nel tuo sogno allora.
Ora è quel sogno che vibra nel mio petto
a fecondare la mia anima nuda.

Scrivania e lampada – un cerchio di luce
in un torrente schiumoso, sul monte…
L’aria sa di pino e di neve, seduce…
E sopra la terra è azzurro il tramonto…

L’erba profuma d’estate appassita –
appena tagliata più dolce è il profumo
Più caldo, vicino è oggi l’azzurro.
sotto questo universo vuoto e buio.

La luna è muta. Rossa accesa. È come
una ferita che cresce stasera.
La vita – infetta – sanguina, scorre.
La morte del mondo è eterna.

 

*

 

Amore

Sei bella
come un mare nel caldo autunno:
il sole è maturo come una mela cotogna
l’orizzonte fa nuoto nella bruma.
I tuoi movimenti sono ombre
sulla sabbia fiammante…
Sei bella
e un rapido sorriso passa:
l’ombra di un gabbiano sull’acqua

Hai preso possesso di me
come la solitudine sulle bianche dune,
sotto le spine, il vento e il tramonto.
Hai preso possesso di me
come l’istante calmo prima del sonno:
come una corsa nel passeggino
sotto i pioppi dorati del primo anno.

Intoccabile!
Sei intoccabile, come ieri
(Ora che i sogni svaniscono e mi spaventano:
il mare si gonfia nella fredda notte.)
Sei intoccabile come il passato
dell’uomo senza un futuro.

Nient’altro mi resta
solo l’immagine di noi insieme
baciandoti nel freddo
sotto la solitudine delle stelle.

Ti amo,
perché tu non esisti.

Vladimir Levchev nasce il 17 ottobre 1957 a Sofia, Bulgaria. È autore di ben 16 libri di poesia, di cui 4 pubblicati negli Stati Uniti dove ha vissuto per 13 anni. È altresì autore di tre romanzi, un libro di saggi e una raccolta di racconti. Nel 1989, prima del crollo del regime comunista in Bulgaria, pubblicava illegalmente la rivista indipendente di letteratura e attualità “Glas” (“Voce”). Ha tradotto in bulgaro l’opera di Allen Ginsberg, T.S. Eliot e John Keats.
Tra 1996 e 2007 ha insegnato letteratura e scrittura creativa presso la University of Maryland (Baltimore), il Montgomery College, e la George Washington University. Dal 2007 insegna le medesime discipline presso l’American University di Blagoevgrad, Bulgaria. Nel febbraio del 2016 è stata pubblicata in lingua italiana una raccolta antologica delle sue poesie, “Amore in piazza”, edita da Terra d’ulivi.

 

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