Giuliano Ladolfi, “Attestato”

 

cop (1)Dal risvolto di copertina

La raccolta di Giuliano Ladolfi decifra il travaglio della contemporaneità mediante la specola della parola, smarrita in un divorzio con la realtà, iniziato a fine Ottocento e sofferto nel Novecento nelle conseguenze provocate dalle ideologie, che hanno trasferito il baratro dal settore artistico a quello politico.

La prima parte è dedicata alla fine della società contadina: l’io narrante avverte la difficoltà di lasciare il mondo degli avi, per superare il torrente, la barriera del paese-universo. La città, l’ambiente in cui vive l’interlocutore, si trova già immersa nei nuovi valori: le lotte politiche, i viaggi, la carriera, la tecnologia.

Nella seconda parte l’autore vuole esplorare la città. Il dialogo diventa più serrato ed entra un figlio di vent’anni che vive nella società globalizzata.

Non c’è possibilità di intesa con il padre: sembrano vivere ere diverse dell’evoluzione. Per il giovane la società “emporiocentrica” è la normalità con tutte le sue contraddizioni e il malessere prodotto dal consumismo, che pone il “mercato” al centro del sistema delle relazioni umane, dei rapporti personali, pubblici, sociali, politici nazionali e internazionali, compresi anche i modelli culturali, pratici e pragmatici.

Da: Attestato, di Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi Editore, 2015

I

Mi hai detto: “Non attendere l’augurio”
e così è stato.
E sempre più lontano
esisto: non so più
se accendere la luce
o chiudere la porta.
Qui si nasce e si muore senza traccia.
E, se mai s’è svelato un mondo nuovo,
si creano altri occhi… forse altrove
ed una parte si genera di noi.
Ma non riesco a reggermi sui piedi.
“Non va bene” mi dici ed hai ragione,
hai ragione; ma soffro come odio
se parli con ragione troppo vera.
Mi strugge d’attrattiva quel sentiero
che fugge l’orizzonte
e vivo solo di rapina.
Non consolarmi perché le parole,
cresciute vere entro le mie mani,
le conservo celate nelle tasche.
“Questo è l’ordine!”  esclami.
Con la bocca estorco il tuo giudizio,
e devi credermi perché
il più debole sono io e cedo alle armi.
Non potrebbe autarmi a essere un altro
questo tempo che passa a settimane?
Scaltro, hai armonizzato il passo;
ma io salgo franando col terreno,
salgo e scendo cambiando direzione
e scrivo per non dire e lo sai bene:
non uso fogli, ma soltanto abiti
con gran circospezione.
La verità nel grembo sta nascosta
nel tempo della rigenerazione.

XIV

Perenne govinezza?
Maturità negata?
I giovani poeti
preparano la pasta per la cena;
fumiamo sul balcone anche i sigari.
Protestano i vicini alla risate.
Si allargano le stanze;
scambiano versi
guardandoci negli occhi:
la mano è sempre aperta ad un sorriso.
Consumiamo bottiglie su bottiglie.
Marco e Ricky sparecchiano la tavola.
Non smettiamo mai di dialogare;
è difficile il tempo del ritorno:
“Ci sentiremo già tra qualche giorno”,
“Non vedo l’ora di rimpatriare”,
“le sedie basteranno?”

“Hai cinquant’anni!”
Cinquant’anni… è tempo di iniziare.

XVI

Mi scrivi: “E’ questa
la Pasqua che aspettavi?”.
“No, il suono della festa
è ancora celato nella notte”.
E Silvia*? E la parola nuova
ha illuminato il mondo?”.
“Ancora non lo trova,
ancora non lo inonda,
ma siamo sul confine…
si nota qualche indizio,
se proprio nella fine
si cela il suo inizio.
Vedo però che avanza la Parola,
e Silvia ha guadagnato grande lode
in gare nazionali della danza.

*Silvia è la protagonista dell’ultima composizione di Attestato I, la sua difficile nascita è divenuta emblema della resurrezione della nuova parola poetica.

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Giuliano Ladolfi (1949) ha pubblicato quattro raccolte d poesia: “Paura di volare. I ragazzi dell’Ottantacinque”, (Rebellato, 1988), “Il diario di Didone” (Guardamagna, 1994), “L’enigma dello specchio” (N.C.E., 1996), “L’attestato”, Atelier 2005.
Nel 1996 ha fondato la rivista di poesia, critica e letteratura, “Atelier”, sulla quale si è occupato in modo particolare  di estetica e di poesia del Novecento.
Nell’ottobre del 2010 ha fondato con Giulio Greco la casa editrice “Giuliano Ladolfi editore s.r.l.
Nel suo ultimo lavoro, “La poesia del Novecento: dalla fuga alla ricerca della realtà” in cinque tomi, traccia la storia della poesia italiana dall’inizio del XX secolo ai nostri giorni.

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